Sinistra. Disappunto e fastidio

16 Maggio 2008

Andrea Pubusa

Che possiamo farci. PRC ha deciso di suicidarsi? Che lo faccia. E al più presto. E’ colta da un irrefrenabile cupio dissolvi? Che esaudisca rapidamente il suo desiderio. Che possiamo fare noi? Possiamo tifare per l’una o l’altra delle fazioni? E che c’entra questa resa dei conti coi bisogni del popolo di sinistra? E coi bisogni dei ceti popolari? PRC sta portando fino in fondo ciò che ha condotto alla catastrofe del 13-14 aprile. Giocarsi il simbolo per autoperpetuare un piccolo gruppo di potere, che ha solo i difetti della piccola casta, senza quel fascino che spesso la nasconde, ossia un potere vero. Non ci hanno portato al disastro, PRCI, PDCI, Verdi e SD, con una gestione oligarchica delle liste e della campagna elettorale? Non son loro che hanno palesato una manifesta contraddizione fra l’attaccamento parossistico al seggio e i magniloquenti propositi di difesa degli interessi popolari? E non è questo che gli italiani, anche quelli di sinistra, hanno voluto espellere da sé?
PRC aveva un’altra strada: aprire e chiamare a raccolta tutta l’area democratica e di sinistra. Ne aveva il dovere, come forza maggiore e meglio organizzata della sinistra. Lo doveva fare con spirito aperto e accogliente e con procedure realmente democratiche. Avremmo così lavorato insieme e con entusiasmo a definire un programma e una leadership. Con il fine di creare una forza popolare capace di essere riferimento per milioni di lavoratori e di democratici. Non è a questo obiettivo che hanno sempre lavorato le forze che si richiamano al Movimento Operaio, socialista e comunista? Ed è quanto occorre oggi: una sinistra popolare, che sia insieme di governo e di lotta. C’è bisogno di una compagine affidabile e coalizzabile. Il popolo della sinistra vuole contendere al Cavaliere il governo e, dunque, necessita di un partito che, muovendo da obiettivi chiari, sia in grado di concorrere a dar gambe ad una coalizione progressista di governo. E il socialismo italiano, nelle sue diverse versioni, ha sempre avuto un’ispirazione pacifista, egalitaria e democratica. Non bisogna andar lontano per trovare le nostre idee-forza.
La ragione della sconfitta sta nel fatto che PRC non ha avuto questa ambizione. E’ rimasta molto al di sotto di quanto occorre ad un moderno movimento popolare. E’ risultata inaffidabile come forza di governo; e ancor più come forza di movimento, perché in realtà si manifesta come un piccolo gruppo formato da fazioni rissose nel contendersi un seggio o un assessorato; un gruppo privo di respiro politico e ideale. Perché mai dovremmo essere affascinati dall’idea di far parte di questa organizzazione? Ben altro orgoglio abbiamo avuto nell’essere parte di un movimento piccolo ma dai grandi ideali (il Manifesto degli anni ’70) o del Partito Comunista Italiano, che, pur con mille difetti, era una grande forza democratica ricca di enormi risorse intellettuali e morali. Come si può pretendere da noi un consenso, senza radicali revisioni di linea e di metodo? Tanto meno in Sardegna, dove PRC è la forza più servile verso Soru. E per cosa? In cambio di un assessorato evanescente e di qualche posto di sottogoverno in favore di piccoli mandarini, cui l’autoqualificazione di comunisti, non li salva, ma li rende più ridicoli o odiosi, a seconda dei punti di vista. E, si sa, che su queste miserie non si costruisce nulla.
Che fare, dunque? Teniamoci lontano da questa indecente resa di conti. Stiamo alla larga dai prevedibili colpi di coda di un piccolo notabilato, che metterà in campo il massimo di opportunismo in vista delle prossime regionali, vissute come l’ultima frontiera del proprio galleggiamento. Non confondiamoci con la pattuglia dei consiglieri regionali e loro portaborse che, in preda a sindrome da scomparsa, sono disponibili a qualunque avventura, anziché mettersi generosamente al servizio di un progetto. Cerchiamo, pur con tutta la difficoltà del caso, di rimettere in piedi una riflessione di sinistra, che muova anzitutto da una forte tensione intellettuale e morale. Sforziamoci accogliere quanti vogliono lavorare in questa direzione, senza preclusioni e pregiudizi. Manteniamo un contatto con le forze del centrosinistra che vedono nella chiusura del PD un modo per perpetuare la sconfitta. Siamo convinti che gli isolamenti sono tutti perdenti? Quelli di Veltroni e quelli di sinistra? Bene lavoriamo a ridefinirci, rompendo gli steccati, mantenendo la circolazione delle idee e le sinergie con tutti gli uomini e i soggetti di buona volontà della sinistra e dell’area progressista. Organizziamoci, ma in modo leggero, dando prevalenza in questa fase all’essere un movimento aperto, curioso, disponibile alla contaminazione culturale, piuttosto che una piccola organizzazione chiusa e sospettosa. Teniamo liberamente un rapporto con quanti a livello nazionale e regionale si muovono nella direzione di creare una forza socialista aperta, moderna e accogliente. Assumiamo la democrazia come mezzo e fine del nostro agire. Con fermezza e intransigenza. Possiamo così iniziare a lavorare per un’assemblea aperta del popolo di sinistra. Possiamo provare a fondare una o più case della sinistra. E’ difficile, ma non impossibile. E’ tempo comunque di ritessere la tela. Ci serve tenacia, pazienza e tanta buona volontà e generosità. Che dio ci aiuti.

17 Commenti a “Sinistra. Disappunto e fastidio”

  1. Elio Pillai scrive:

    Andrea
    Tu avresti lavorato con entusiasmo a un progetto della sinistra se il PRC avesse chiamato a raccolta l’area democratica e di sinistra, in occasione della campagna elettorale?uhm….ci credo poco. Poi dici che “Rifondazione risulta inaffidabile come forza di governo;e ancor piu’ come forza di movimento(?),perche’ si manifesta come piccolo gruppo formato da gruppi rissosi nel contendosi un seggio o un assessorato”.Giusto!Solo il PRC?C’è,poi, il richiamo al movimento operaio ,al socialismo,(Al Manifesto ?) e al PCI,pur con i suoi difetti era una forza democratica e di grandi risorse intellettuali e morali”,Il Manifesto o il PCI? Caro Andrea, Rifondazione è figlia di quella politica e di quella coltura,come te,come me ,e come tanti di noi. Gli elettori non votano la SA non perche’ il prc non ha cultura di governo, o per le ragioni che richiami tu sulla disfatta elettorale che starebbe nella gestione oligarchica delle liste e della campagna elettorale. E no,gli elettori non ci votano perche’ il Governo Prodi ha aumentato le tasse ai lavoratori, ai pensionati, e sull’welfare,sull’universita’(nonostante la cultura di governo di Mussi),sull’ambiente e sui trasporti non è cambiato nulla.Ha poi privatizzato i beni pubblici,risanato i conti pubblici trasferendo il debito alle famiglie.Ma di che cultura di governo parli?Quella di Che Guevara? Quella campana, quella sarda?Le banche hanno un’ottima cultura di governo chiudono i bilanci in attivo anche quando il numero dei poveri aumenta.

  2. Elio Pillai scrive:

    Andrea
    Per cultura di governo campana,intendevo quella di Bassolino e per quella sarda mi riferivo a Soru, anche a Illy se vuoi,a Loriero,oppure l’altro governatore ex sindacalista di cui ora non ricordo neppure il nome, ma lo ricordano molti giudici. Magari fammi un nome tu, escluso Che Guevara naturalmente, quello l’ho gia’ fatto io.Tu sostieni che chi sta nei movimenti non puo’ governare perche’ non ha cultura di governo e viceversa. Infatti abbiamo il bel risultato.

  3. Mario Melis scrive:

    http://www.altravoce.net/2008/05/21/autocolpo.html

    Sembra a volte che tra ciò che si scrive e come si agisce non sia necessaria continuità e coerenza. Che senso può avere attaccare i giochi di potere per poi prenderne parte?

  4. Andrea Pubusa scrive:

    Melis è ermetico. Lancia una critica, ma non la sviluppa. Getta un’ombra, mentre serve luce. Questo è un blog di riflessione. Sarebbe bene, dunque, sviluppare le proprie tesi. Ed allora, coraggio G. Melis, svelaci il tuo pensiero!

  5. Mario Melis scrive:

    Non è una critica, è uno spunto per la riflessione. Pare che anche lei faccia parte se non di chi porta avanti una resa dei conti a sinistra (ma a parer mio così è) quanto meno di quella categoria di politici che porterà, con critiche strumentali e con posizioni (è un caso?) sempre anti-Soru (e sottolineo sempre), al suicidio della sinistra sarda. Il PRC, lei dice, è servile verso Soru in cambio di un Assessorato e di poca cosa. Ma risponda a queste mie domande: può garantirci che non otterrà vantaggi a seguito della resa dei conti (così la chiamo io), che fa tanto comodo al notabilato PD e ad altre parti di democrazia sarda (Balia, Maninchedda), contro Soru e la politica regionale? Alle prossima regionali sarà tra i candidati? Sembrerò invadente, ma è importante sapere se alla teoria seguirà la pratica, o se questo articolo è un semplice esercizio di stile.

  6. Andrea Pubusa scrive:

    So che le storie personali come la mia sono così di poco conto che solo pochi intimi sanno cosa abbiamo fatto e detto. Per me è certamente così. Ciò mostra anzitutto che non siamo niente al di fuori delle nostre opinioni. Che poi dalle opinioni che io esprimo mi derivino vantaggi credo che tu Melis sia l’unica persona al mondo a pensare. E mi verrebbe da ipotizzare che tu lo dica in modo finemente ironico, se non cogliessi nella tue parole una paradossale serietà. Che cosa mi possa venire dal PD (coi cui capi sono in rotta politica da circa 20 anni non so. O forse pensi che mi possa venire qualche vantaggio da PRC? Mi auguro che non ti sia mai venuto in mente che possa aspirare a qualcosa dalla destra, perché se così fosse saresti da internare. Ed allora cosa mi viene? La solitudine estrema, che deriva dal dovere che sento di dire la mia opinione, una libertà di cui non mi so privare (nonostante i premurosi inviti di molti, te compreso, e qualche insulto). Ma torniamo alle piccole storie personali. E chiedo scusa ai lettori per l’autocitazione. Nel 1994, quando ero al secondo mandato consiliare, anziché tramare per il terzo, ho proposto al Congresso regionale del PDS, di limitare i mandati a due. Ho anche detto che consideravo per sempre chiuso il mio cursus honorum e dissi anche che non ambivo più a nulla se non dare un libero contributo alla sinistra. Da allora sono nati i miei guai (che tuttavia vivo con grande appagamento interiore). G. Melis, sono stato chiaro?

  7. Martino Bianco scrive:

    Quando Pubusa chiese – evviva!- la limitazione dei mandati a due era già chiaro a tutti e a lui per primo che non sarebbe stato candidato una terza volta. Tanto per chiarire. Ora la linea di Pubusa ossessivamente anti Soru, ha ragione Melis, servirà alla sconfitta della sinistra anche in Sardegna. Soru è bersaglio di quelli che lo vedono come un estraneo alla famiglia dei politici, che non gli possono dare ordini come hanno fatto sempre con i presidenti ( ricordate Palomba?). Di Soru non ci piace tutto ma ci piace questo suo andare dritto nella realizzazione della linea – programma che la casta pensava di riaddrizzare con i soliti ricatti. Ecco lo svantaggio per gli appartenenti alla casta tra cui ci sono quelli che sfruttano comode posizioni di rendita. Con Soru si può vincere (solo con Soru parrebbe) ma tanto peggio tanto meglio. Gli affari si farebbero se goverma un destro e quindi meglio così, anche se Soru qualche obiettivo di sinistra lo ha centrato come sanno tutti in Italia. La sinistra farà ridere se combatterà insieme a Pubusa l’ultima battaglia. Perderà ancora, ma si sa che serve toccare il fondo per rialzarsi.
    Ha ragione Melis: dalla resa dei conti c’è chi pensa di trarre vantaggi, è così nei sottoscala dei risentimenti personali. Credo che dovremmo fare una graduatoria degli anti Soru e si spiegherebbero tante cose. Insieme andare a vedere quali interessi ha contraddetto questa Regione e allora sarà tutto chiaro, vantaggi e svantaggi.

  8. Marcello Madau scrive:

    Nel ringraziare tutti per i contributi al dibattito e rinnovando l’invito ad evitare dialoghi troppo fitti ed interventi personalistici (che non siamo propensi a pubblicare: possono essere risolti di persona senza eccessivi scenari mediatici), ricordiamo che non possiamo in ogni caso pubblicare commenti non firmati e con indirizzi e-mail inesistenti.

  9. Mario Luca Sanna scrive:

    Pubusa si sbaglia se pensa di essere solo a combattere, deve smettere di manifestare questa malinconica resa ai soriani. La solitudine estrema – di cui parla con dolore – “che deriva dal dovere che sento di dire la mia opinione, una libertà di cui non mi so privare”, ci fa sentire forti, forti di essere nel giusto contro questo tiranno che si prende gioco di noi. La beffa delle beffe: ha comprato l’Unità il giornale del grande pensatore sardo ( già nelle mani di una impresa di Firenze, ho scoperto con disappunto). E ora lo farà diventare un giornale borghese, come ha spiegato Pubusa alla Nuova Sardegna. No, non dobbiamo lasciare soli i difensori della Sardegna contro le prepotenze di un tipo strano, stiamo al fianco dei consiglieri regionali che non si sentono di levare le tende e che però vorrebbero un tipo più politico con il quale si può trattare. Se non fosse che detesto la violenza, ora che arriveranno le navi spazzatura andrei anch’io a protestare pacificamenete con chiunque si voglia unire a noi contro un uomo che non riuscirà a ridiventare presidente perchè noi lo impediremo. Diamoci da fare e stiamo uniti contro i prepotenti. Balia, Maninchedda, e tanti altri saranno con noi.

  10. Mario Melis scrive:

    Vorrei che fosse più chiaro: sarà candidato alle prossime regionali? Si o no?

  11. Mario Luca Sanna scrive:

    Scusate se intervengo ancora, ma queste domande impertinenti di Mario Melis meritano una replica. Cosa vuole sapere da Pubusa? Se si candida? E allora? Uno che si candida non ha diritto di parola? Basta il contributo che ha dato da sinistra contro Soru, insieme ad altri come gli avvocati Ballero, Contu ( che è inutile denigrare perchè chiede una parcella di milioni di euro- che gli spetta !!), Vignolo, Balia, Maninchedda, Giacomo Sanna ( che Pubusa ha incontrato al congresso Psdaz) e tanti altri. Noi e loro abbiamo dato un duro colpo alla Statutaria portando molta gente a votare. Se il 70% sono rimasti a casa è solo una vergogna, ma per loro che non hanno capito il rischio.
    Non importa se qualcuno di questi alleati è un po’ di destra, quello che conta è battere la tirannide che ci fa sentire come nelle sabbie mobili. Ridateci un presidente che ascolti la politica dei consiglieri più navigati, si ritorni a sentire quelli che sanno trattare con astuzia, mediare, contrattare le migliori soluzioni per i giovani. L’idea di Pubusa di tornare alla politica di una volta è semplicemente grandiosa e nasce dalla sua generosità di spendersi contro quelli che vogliono fare pagare le tasse sulle seconde case che sono la vera ricchezza per la Sardegna come ha detto giustamente l’avv. Ballero a Videolina.Se Pubusa è candidato la sinistra sarà con lui, ne sono certo!!! E poi c’è bisogno di libertà, una parola che dobbiamo usare di più e senza vergogna. Il popolo vuole essere libero.

  12. Andrea Pubusa scrive:

    Caro Melis, la risposta è un no secco. E poi, suvvia!, anche se volessi, chi sarebbe disposto a candidarmi? Balia e Maninchedda hanno i loro bei problemi di rielezione. E poi io sto più a manca e intendo starci. Cosa potrei aspettarmi a sinistra? Non hai letto il commento di Martino Rosso? Dice che nel ‘94 sono stato costretto a compiere il bel gesto, perché comunque il Partito non mi avrebbe candidato. E forse ha ragione. Lui, del resto, se ne intende: il bel gesto, obtorto collo, lo ha fatto molto tempo dopo, sostenendo imperterrito che l’aspirazione al seggio è un diritto naturale. La regola delle due legislature, invece, mi è sempre parsa un serio antidoto contro il professionismo politico. Ma che tristezza! Dove può finire la sinistra se molti non hanno neppure il coraggio di firmare un commento col proprio nome e s’inventano perfino la mail o inviano lettere anonime. E bene fà l’ottimo Marcello a richiamare tutti al buon senso. Io invito al rispetto del sito, che è diretto da un galantuomo che da 40 anni fà politica disinteressatamente. O ha anche lui secondi fini? Ma è così dirompente affermare che la democrazia e lo spirito di servizio devono essere il fondamento della ricostruzione della sinistra? Perché, in fondo, questo dico e questa è la mia vera ossessione (e Soru, che non è un tiranno, in tutto questo c’entra solo perché preferisce il comando al dialogo). Buona domenica.

  13. Stefano Corda scrive:

    Inviterei tutti a mettere il naso fuori, tra la gente: forse notereste i tanti studenti, giovani, lavoratori, operai, casalinghe, famiglie, anziani ecc ecc ecc. che non si rassegnano al fallimento del governo Prodi, al infausto risultato elettorale, al Berlusconi IV.
    Si riparte da questo inestimabile patrimonio per un nuovo partito di Sinistra. Come dev’essere questo nuovo partito? Beh, dev’essere innanzi tutto della gente, un partito da cui ci si senta RAPPRESENTATI. A volte ci si dimentica di questa parola, che è l’essenza stessa della democrazia: un partito non può essere una persona sola, o un gruppo di persone (basta!), un partito di Sinistra per dirsi tale deve stare tra la gente, rappresentarla! Un partito capace di smuovere, incuriosire, far riflettere, militare, sperare, credere che un’alternativa alla destra è possibile, che una società più giusta è realizzabile.
    Una cosa credo che nessuno può negare: le ultime elezioni son state un segnale di sfiducia verso una classe dirigente vecchia, sempre sulla difensiva, incapace di incidere realmente sull’azione del governo, anzi, destabilizzante degli equilibri stessi di un governo che univa ed amalgamava un pò di tutto.
    L’unità a sinistra è un percorso impervio e dall’esito non scontato. Non tutti ci staranno, tanti si perderanno lungo la strada, ma abbiamo il dovere morale di ripartire. Non possiamo commettere sempre gli stessi errori.
    Mi viene in mente una famosa frase.. “El pueblo unido jamas serà vencido”..

  14. Massimo Mele scrive:

    Scusate se mi intrometto nella discussione ma vorrei davvero chiedervi di riflettere un attimo su quello che scrivete e sulla corrispondenza con la realtá. Alcune frasi lasciano non solo perplessi, ma creano qualche problema di relazionamento. Ma di che cosa parlate? Di quale sinistra parlate? Mario Luca Sanna cita alcune persone che “da sinistra si sono battute contro Soru, … Ballero, Contu ( che è inutile denigrare perchè chiede una parcella di milioni di euro- che gli spetta !!), Vignolo, Balia, Maninchedda, Giacomo Sanna … e tanti altri.” Analizziamo le singole persone: Contu che chiede una parcella di 70 milioni di euro, che pagheranno i contribuenti, ovvero il popolo sardo, é una persona di sinistra che chiede un “giusto” compenso? Paolo Maninchedda che nel discorso alla prima conferenza programmatica di Sardegna e Libertá dice “.. lavoreremo con chi ha più affinità con le nostre proposte, e fino ad oggi questa attenzione è venuta dal mondo cattolico, dall’area socialista riformista, dal mondo sardista a cui ci sentiamo legati, dal mondo laico che diede vita a Ps e anche dal mondo civile che non ha votato Centrosinistra non perché berlusconiano o Finiano ma perché sentiva che la sua urgenza di cambiamento non era rappresentata.”. Bella prospettiva di sinistra. O Giacomo Sanna, quello candidato in Lombardia con la Lega? Se questi sono gli esempi di sinistra é facile capire perché abbiamo perso …

  15. Bruno Orrù scrive:

    La tristezza del dibattito politico a sinistra è testimoniata dal batti e ribatti dei commenti a quest’articolo. Il problema è: esiste in Italia uno spazio per far rinascere, al tempo del sistema elettorale con forte soglia di sbarramento, una sinistra “altra” dal centro-sinistra del PD, che sia definitivamente fuori dall’ideologismo neo-comunista? Una sinistra cha almeno un pò possa assomigliare alla “Linke” di Lothar Bisky e Oskar Lafontaine in Germania, per intenderci? che contende al SPD il terreno di una nuova prospettiva socialista e democratica; una sinistra che non viva del perenne mito del “partecipazionismo” a discapito della ineludibile necessità di una politica decidente, che vada al di la dei conservatorismi pubusiani in materia di organizzazione della regione? Io ho forti dubbi che questo spazio vi sia.
    Ma voglio sperare che un nuovo gruppo di homines novi, assisitito dai suggerimenti dei majores, avviì un apprezzabile tentativo. Certo è che dalle macerie del dibattito arcaico in atto all’interno del PRC non verrà niente di utile a questa prospettiva. Vediamo chi saprà dare gambe a questa ipotetica speranza.

  16. Mario Luca Sanna scrive:

    Caro Massimo Mele, ci siamo conosciuti anni fa e io ti seguo sempre con attenzione. Mi dispiace che tu non sia d’accordo sulla necessità di sbarrare la strada da sinistra a Soru. Sto con Pubusa che non esita a fare alleanze con gente come noi, non importa se svolgono una fortunata professione o sono lontani dal nostro mondo. Rompere gli steccati- ha scritto. Eravamo insieme contro il colpo di Statuto o no? Abbiamo combattuto con loro la melensa tassa sul lusso o no? Siamo o no contro il G8 che ci propinano appena se ne vanno gli Usa ormai di casa alla Maddalena? Siamo o no contro la spazzatura che Prodi e Soru hanno deciso di mandarci? Come è possibile che tu non capisca che Maninchedda insieme a Pubusa (che predica queste cose con scienza) ci faranno ritornare alla politica di veri politici? Bene fa il manif- sardo a dare spazio a Pubusa e alle idee di unire gli antiSoru in un progetto che metta fine all’incubo di un pian paes. contro le imprese che danno lavoro ai conterranei costretti a emigrare, mentre si vendono le miniere. Maninchedda, Balia, e G. Sanna e Bebetto Ballero hanno deciso un patto antiautoritario, e Pubusa ha ragione a stare alle loro fertili iniziative con tanti orgogliosi sardi. Avrò modo di spiegarti quello che non si può con poche parole. Intanto troviamo un candidato e proviamo a scrivere un programma con quei punti che ho elencato e che ci uniscono. Grazie a questo spazio libero possiamo parlarne? Come Pubusa, prego che Dio ci aiuti.

  17. Marcello Madau scrive:

    Caro Massimo, condivido la tua analisi. Con alcuni chiarimenti necessari al singolare commento che mi precede: il Manifesto Sardo non “dà spazio a Pubusa per fare un fronte anti-Soru”, ma perché Andrea è nello spazio del nostro quindicinale come compagno di tradizione manifestina (con il quale in questo giornale fortunatamente liberi ed emancipati da desideri di carriere politiche, talora concordiamo e talora dissentiamo, come tra noi tutti), e fa parte dell’Associazione Luigi Pintor, che non è interessata per sua natura a costruire fronti né a favore né contro Soru.
    Nessuna unità d’azione è peraltro possibile, come ben dici e io stesso ho sottolineato in un altro commento, con personaggi da prima Repubblica sarda, alcuni persino alleati, come tu ricordi (è inutile, a tali livelli, invocare il ‘diritto di tribuna’) con la Lega e le sue posizioni xenofobe e razziste.
    Saremo in crisi, spero salutare, ma una vera, possibile opposizione da sinistra non può neanche pensarsi con un ceto politico che cerca di sopravvivere, senza averne alcuna speranza, in maniera persino patetica.

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