Stiamo solo votando!

1 Febbraio 2009

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Gianni Loy

Con la consueta pacatezza che lo contraddistingue, Marco esprime i dubbi che possono assalire un potenziale elettore di quella sinistra cui, in qualche modo, questo giornale fa riferimento. Egli tuttavia, pur con le riserve su alcuni silenzi o mancate convergenze sul programma di Soru, è sicuro che non voterà Cappellacci. So che voterà, pur senza entusiasmi, per il centrosinistra. Non può sfuggire, tuttavia, come nel cul de sac in cui si è cacciata la nostra politica, Soru, oggi, non rappresenta affatto i partiti che (si fa per dire) lo sostengono. Mai come in questo momento, infatti, non esiste alcuna identità tra la coalizione di partiti che rappresentano il cosiddetto centro sinistra ed il candidato che esprime tale coalizione. Il candidato, nell’attuale sistema, è cosa a sé. Per taluni aspetti conflittuale, o almeno dialettico, rispetto alla platea delle liste che lo esprimono e che almeno in parte, diciamocela tutta, ne avrebbero fatto volentieri a meno. Votare per uno dei partiti della coalizione, in definitiva, o votare per Soru, esprime volontà differenti, per alcuni versi in conflitto.  Si tratta di una apparente schizofrenia. In realtà è solo l’effetto, in parte perverso, di quella scelta a cuor leggero che gran parte della sinistra ha operato nel voler mandare a casa il sistema proporzionale in nome della governabilità. Il cammino ormai è stato imboccato e quanto accade oggi, in definitiva, altro non sono che le conseguenze di quella scelta, inclusa la soglia di sbarramento al 4% che, anche stavolta con la complicità di una parte della sinistra, semplificherebbe ancor di più il quadro politico. Il guaio è che si tratta di una semplificazione artificiosa, che non corrisponde alla realtà culturale e politica del paese e finisce per fare violenza sugli elettori, sulle persone. Altro che democrazia! Tutto ciò che si oppone a questa semplificazione è considerato un orpello, una complicazione burocratica. Anche i programmi. Tant’è vero che, se avesse potuto, il candidato di centro-destra ne avrebbe persino fatto a meno. Ha rimediato solo in extremis quando non ha potuto fare a meno di dire qualcosa a chi, fino all’altro giorno inutilmente, chiedeva dove poter trovare il suo programma elettorale. Ma è anche questa una finzione. Perché in realtà in quelle 60 pagine, un terzo delle quali dedicato ad offrire una descrizione desolante e drammatica di una Sardegna che sembra sprofondare, non c’è una linea di progetto o di proposta. Nient’altro che non sia un titolo o uno slogan. Migliorare tutto, dare soldi ai poveri, soldi a chi assume, abbattere il costo dell’acqua, migliorare la formazione, il turismo, accelerare i tempi del metanodotto, offrire incentivi per promuovere la lingua sarda (piccolo prezzo pagato al PsdAz?). E chi più ne ha più ne metta.  Dell’impegno a creare 100.000 nuovi posti di lavoro nel programma non c’è neppure una traccia. Si afferma solo che occorre predisporre un nuovo Piano per il lavoro o che bisogna dar lavoro tempestivamente agli ultracinquantacinquenni. Ma neppure una parola sul come. C’è anche scritto che occorre modificare la legge statutaria. Ma con un solo contenuto: per rafforzare la disciplina del conflitto di interessi! Il programma vero, quello che non è scritto, lo va raccontando tutti i giorni Berlusconi portandosi appresso un candidato al guinzaglio che non fa altro che ripetere che è molto emozionato (lo si veda nei video dei suoi comizi nel suo sito). Il principale motivo che viene proposto agli elettori sardi è quello di votare Cappellacci per poter avere, in tal modo, più attenzione da parte del Governo nazionale. E quello di cancellare tutte le leggi emanate dal centrosinistra in questi anni. Ed è questo soprattutto che temo, la devastazione dell’ambiente, il possibile ritorno del nucleare (non è scritto nel programma di Cappellacci ma è scritto nel programma di Governo), il disprezzo della nostra storia della nostra cultura. L’asservimento. Ma non è per questo che voterò Soru. Né lo voterò contro Berlusconi. E neppure per idiosincrasia nei confronti dell’astensione, che ritengo cosa nobile per chi ritenga che Soru, se rieletto, farà cose negative e pregiudizievoli per questa nostra terra e per la sua gente. E’ solo che non soffro di drammatiche crisi di coscienza quasi che dal mio voto dovesse derivare il futuro del mondo. So di esprimere solo una preferenza in un mondo contingente e so che esiste una sicura differenza tra una Sardegna governata da Soru e una Sardegna governata da Cappellacci per conto di Berlusconi. E’ questa differenza che, con molta modestia, mi induce ad operare una scelta. Senza con ciò ritenere di tradire i miei ideali di una società migliore e più giusta di quella in cui viviamo. E poi sono ottimista. Marco guarda il bicchiere mezzo vuoto, e fa bene. Io voglio essere ottimista e guardo il bicchiere mezzo pieno. In quel bicchiere mezzo pieno c’è una profonda riforma del personale politico. Chi avrebbe mai creduto che il vincolo dei due mandati sarebbe stata messa in pratica? Che pena i socialisti che cercano di salvarsi su una zattera! Che vergogna un dirigente sardista decotto che si vende miseramente un partito per un posto in un listino! E i tagli a tutti gli organi ed organetti di amministrazioni di piccoli e grandi privilegi trasversali sono cosa da poco? Con la promessa di rimettere le mani, se glielo lasceranno fare (a Soru, non certo ai partiti…) sullo scandalo delle nuove province che la vecchia classe politica ci ha imposto.   E  per me è di straordinaria importanza anche quel programma, il Master and back, che consente a tutti, veramente a tutti, ricchi e poveri laureati sardi di andare in Italia all’estero per frequentare un Master o un dottorato, e beneficiare al ritorno di una borsa di inserimento. Non è uno straordinario investimento in cultura? A me piacciono anche il piano paesaggistico, la lotta per salvare la necropoli di Tuvixeddu, la tassa ai turisti ricchi. Nel rispetto di chi la pensa diversamente. E poi, per rimanere nel mio campo, quello dell’Università, trovo straordinario che anziché dare i soldi per la ricerca all’Università, sapendo che i baroni se li spartirebbero secondo il proprio potere dandoli ai rispettivi allievi non secondo il merito di questi ma secondo il loro rispettivo peso, li da direttamene ai giovani ricercatori con metodi di selezione veramente apprezzabili. Non è straordinario, per il valore anche simbolico che ha, mettersi contro i baroni in questo modo? Certo, chiunque potrebbe obiettare o presentare un elenco altrettanto lungo di cose che non gli piacciono. Marco ha segnalato delle cose. Sta bene. Non mi sembra neppure il caso di continuare a menarla per le lunghe come stiamo facendo. Non stiamo decidendo chi vincerà, alla fine, la guerra dei cento anni: stiamo solo votando. Ed io voterò semplicemente, quello che, in questo piccola circostanza, mi sembra migliore tra le alternative che  mi si offrono: solo questo!

1 Commento a “Stiamo solo votando!”

  1. Michèle Kramers scrive:

    bellissimo articolo. pienamente d’accordo.

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