Un teatrino sgradevole

1 Novembre 2013
Amleto - dipinto di Cecconi
Graziano Pintori

Il mese di ottobre è ricco di avvenimenti che mettono in risalto il teatrino della politica ufficiale, impantanata nel fango dell’anomalia governativa, ricca di litigiosità e attriti tra lealisti, poltronisti, buon sensisti, governisti ecc. che fanno da sottofondo allo “strombazzamento” della Legge di Stabilità. Il mese si è presentato con la strage di Lampedusa riempiendo l’Europa di buoni propositi, lacrime, promesse, applausi davanti alle 366 bare. Nei giorni a seguire lo zoom televisivo è stato puntato sulla imponente manifestazione dei difensori della Costituzione, che con Rodotà, Zagrebelski, Landini ecc hanno invaso strade e piazze romane per ribadire, fra le altre cose che “i partiti non sono più in grado di cogliere la pienezza del ruolo dell’istituzione in cui sono presenti”. Nel frattempo il primo ministro Letta, come un’ape laboriosa, annuncia la Legge di Stabilità, provocando un vespaio fra le parti sociali e gli stessi protagonisti dell’inciucio nazionale. CGIL CISL UIL annunciano lo sciopero generale di quattro ore contro l’iniqua legge di stabilità, perché non garantisce la ripresa del lavoro, non combatte l’evasione fiscale, le ruberie ecc. Dall’aglio si ritorna alla cipolla della solita politica italiana: l’ex premier Monti rompe il suo giocattolo elettorale, Scelta Civica viene spaccata dalle sue dimissioni da Presidente, annunciate con un “J’accuse”contro la strana coalizione governativa, contro l’eterno vanitoso Casini, contro il ministro con l’elmetto Mauro. Finita la reprimenda dell’uomo venuto dalle banche, attacca il sinistroide Fassina, il quale minaccia le dimissioni da sotto ministro dell’economia perché si è sentito emarginato durante le interlocuzioni governative sulla legge di stabilità. Ma il paziente e operoso Letta, fresco, fresco rientrato dall’America, riesce a ridimensionare la minaccia dell’esponente PD, dopo avergli garantito che sarà il responsabile dell’iter parlamentare della suddetta legge e, inoltre, udite! udite! sarà lui che combatterà il rigore finanziario della Ue.
La baraonda italiana, comunque sia, non impensierisce la BCE e tanto meno Obama. Quest’ultimo da Waschington concede il beneplacito per la legge di stabilità, che il fido Letta gli aveva presentato direttamente nella casa bianca. “Si va avanti nella giusta direzione” ha detto il capo americano, una frase che non è un giudizio ma un lasciapassare, perché i conti presentati dal nostro primo ministro sono in linea con le attese di chi esercita la responsabilità sull’ordine mondiale. Presumo che Letta abbia garantito, a carico del popolo italiano, le spese militari per le cosiddette “missioni di pace” e per le forze ONU sparse nel mondo, altre spese garantite, intuisco, sono quelle sugli F 35. Sulla stessa linea d’onda anche la BCE ha poco da dire nei confronti della impalcatura economica della legge di stabilità italiana, perché l’operosa ape Letta, sulla scia di Tremonti e Monti, applica quanto venne imposto all’Italia sull’abbattimento del debito pubblico. Il famoso 3%, ossia cinquanta miliardi all’anno da destinare al bilanciamento del rapporto PIL – debito pubblico: denari sottratti all’occupazione e alla spesa pubblica per essere sacrificati sull’altare del pareggio di bilancio. Quindi, il garante dell’ordine mondiale Obama e i vertici della BCE hanno ricevuto dal governo Letta tutte le garanzie richieste, perciò mi domando: “ Perché il “maximo”, che dal Colle sorveglia l’Italia, continua, pedantemente, a richiamare ministri e parlamentari al senso di responsabilità e prudenza?” E’un arcano difficile da decifrare, anche perché stride con quanto succede sotto l’eremo Colle.
Oltre centomila manifestanti hanno invaso le strade e le piazze di Roma, hanno respinto tante provocazioni e deluso chi li criminalizzava, come i media padronali e di Stato. Al contrario, i manifestanti hanno messo le tende a Porta Pia trasformando la grande manifestazione in una assemblea di massa: No TAV, No-Muos, comitati per il diritto alla casa, i precari di ogni genere, disoccupati, i Cobas, Sindacati di Base, Associazioni Migranti e diritto all’Asilo, Associazioni contro la privatizzazione dell’acqua ecc. Un grande popolo che si “siede dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati” ci ricorda Brecht; un grande popolo che chiede all’unisono diritti, diritti,diritti. Tutti i lavoratori, tutti gli studenti, i precari, i disoccupati, gli immigrati, i cassintegrati hanno urlato contro l’austerità decisa dalla BCE e imposta dal governo, tutti hanno urlato il diritto al futuro, alla casa, al lavoro. Ma il governo guarda alto, imperterrito continua a sostenere che la manovra è rispettosa, non ha imposto nuove tasse e restituito soldi ai contribuenti, giusto il tanto per consumare un pasto al mese in una tavola calda di qualità medio -bassa. L’iniquità della manovra è sentita sulla pelle dei manifestanti di Porta Pia, un divario incolmabile li separa dal governo delle larghe intese, che con la farsa dei litigi quotidiani sa bene che per ottenere il plauso dalla BCE e da Obama deve imporre il rispetto dello spread, del 3%, del finanziamento delle missioni di guerra, tutti già imposti dall’ape Letta e dal sorvegliante del Colle Napolitano.

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