Torramus a su Connottu!

16 Maggio 2017
Graziano Pintori

Il 26 aprile del 1868 a Nuoro ci fu un tumulto contro il consiglio comunale perché voleva privatizzare dei terreni comunitari. “Torramus a su Connottu!” a “Su Connottu!” urlavano i rivoltosi incitati dalla popolana Paskedda Zau che li guidava verso la casa comunale, dove, dopo aver disarmato la guardia nazionale, scaraventarono in strada le carte delle lottizzazioni dei terreni comunali di “Sa Serra” e dell’archivio civile, per essere strappati e bruciati. L’evento è stato rivissuto tra le viuzze del centro storico di Nuoro grazie all’abilità del regista Gianluca Medas, dalla Pro Loco e dai gruppi folk “Saludos” e “Santu Predu”, supportati da due bravi attori locali: Vittoria Marras nei panni di Paskedda Zau e Marco Moledda in quelle del “poeta dei vinti” Rubeddu, che partecipò ai moti e li cantò con una celebre poesia. La ribellione matura nel mezzo di una condizione socio economica molto grave, inasprita dalla legge sulla proprietà perfetta che riguardava il destino degli ademprivi. Del fatto storico è rimasta la memoria tramandata dalle varie generazioni di nuoresi, come la poesia del Rubeddu, anche se in molte circostanze è stata ridotta, banalmente, a una disputa tra poveri strumentalizzati dai massoni e dal clero. Tanto è che della protagonista Paskedda Zau non si trova traccia neanche nel cimitero, il che si può leggere come un vano tentativo di rimuovere dall’ufficialità storica un fatto politico sociale prodotto dalla disperazione del popolo nuorese. Per effetto dell’’Editto sopra le Chiudende emanato nel 1820, però applicato da Carlo Felice nel 1823, la proprietà perfetta in Sardegna significava “tancas a muru”, i terreni privati chiusi per ridurre l’uso comune e i danni provocati dal bestiame nomade. La “moderna” riforma sull’uso delle terre coinvolse anche i comuni, i quali furono autorizzati, per i terreni di loro pertinenza, a distribuirli tra i capi famiglia della comunità o venderli oppure affittarli. Era un modo per far credere che con la proprietà privata si sarebbe dato impulso alla trasformazione agraria per ricavare un’economia più solida e favorevole per tutti, contadini e pastori compresi. La storia, purtroppo, ci riserva una realtà ben diversa da quello che fu l’intento dell’Editto, infatti, scaturì il parassitismo della proprietà privata, che non favorì con nuovi mezzi e investimenti la floridezza dei pascoli e dell’agricoltura, ma si adagiò sugli affitti ricavati dai pascoli e dalle terre affittati ai poveri contadini e pastori. Negli anni a seguire l’Editto permetteva ai comuni anche la possibilità di mettere in ballo gli ademprivi, ossia quei fondi rustici di variabile estensione su cui la popolazione di “pastores e massaios” potevano esercitare “Su Connottu”, il diritto del conosciuto, ossia il libero sfruttamento del legnatico, macchiatico, ghiandatico, pascolo ecc. Anche il Consiglio Comunale di Nuoro, in mano a “massones”, “possidentes” e clero, deliberò la vendita dei terreni comunali in cui i pastori e contadini nullatenenti esercitavano le loro attività. Fu la scintilla che provocò la sommossa di Nuoro, nota “Torramus a su connottu!”. Come in tanti altri centri dell’isola le ribellioni ebbero luogo perché lo Stato voleva imporre una riforma senza valutare seriamente la realtà sarda, e tanto meno considerare che l’abolizione degli ademprivi tout court avrebbe tolto ai tanti contadini e pastori l’unica fonte in cui potevano esercitare liberamente, è il caso di dire, il diritto alla sopravvivenza. I diseredati avrebbero dovuto subire l’onta di pagare esosi affitti anche per i terreni di “Su Connottu”, molti dei quali furono chiusi con la prepotenza e trasformati in proprietà privata. Terreni, comunque, non risparmiati dagli storici flagelli naturali: alluvioni, siccità e cavallette le cui conseguenze ricadevano esclusivamente sull’affittuario.

L’esistenza degli ademprivi negli anni dei moti nuoresi dimostrano che il processo di privatizzazione delle terre non si era ancora compiuto, anche perché fu sempre forte l’opposizione dei sardi agli intenti vessatori e di altro impoverimento ad opera dei piemontesi. Nella sostanza era in essere la colonizzazione della Sardegna, considerata terra feudale in cui più che un sistema politico vigeva un sistema economico, nel senso che il feudatario non era un piccolo sovrano ma un feroce riscuotitore di tributi. “Tancas serradas a muru,/ fattas a s’afferra afferra,/ si su chelu fit in terra/ che l’aiant serradu puru”

Sono i versi di Melchiorre Murenu che denunciano la sopraffazione e l’insaziabilità dei ricchi “possidentes”, i quali volevano impossessarsi di “Su Connottu” con una semplice certificazione avvalorata dai comuni. Questi fatti, con la tracotanza piemontese, contribuirono a far maturare nella coscienza dei sardi quell’antistato che si manifestò con l’incendio, lo sgarrettamento, il furto di bestiame, il pascolo abusivo, le rapine, i sequestri, l’omicidio, la latitanza ecc. ecc che ci hanno accompagnato fino agli ultimi decenni del ‘900.

La Sardegna divenne “la questione sarda” per il governo Sabaudo, tanto da considerare la possibilità di cederla ad altro stato, infatti, non a caso, dopo l’Unità le regioni del Mezzogiorno entravano con entusiasmo nello nuovo stato Italiano,mentre la Sardegna rischiava di uscirne. Non passò molto tempo quando i problemi economici, sociali, culturali del sud Italia diedero luogo alla Questione Meridionale, simile, per le antiche rivendicazioni, a quella sarda.

Ancora oggi le terre civiche, “sos comunales”, sono un problema irrisolto perché il tentativo di sfruttarli e/o cederli ai privati è sempre in agguato. Purtroppo la storia si ripete: agli antichi consigli comunali dominati da massoni e “prinztipales” e clero oggi abbiamo anche la Regione Autonoma della Sardegna, che non conosce l’ardire di una politica di decolonizzazione e non garantisce la difesa seria e concreta degli usi civici delle nostre terre.

Riferimenti storici: La Sardegna Dalla “Fusione” all’Unità di A. Trova /G. Zichi; La Sardegna nel Risorgimento di L. Del Piano; Collana Pensatori Sardi R. Laconi; Su Connottu R. Ruju; Antologia dei Poeti dialettali nuoresi G. Pinna; Aspetti vita economica….Tesi di Laurea S. Ruju

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI