Commenti a: La sventura del signor Bonaventura https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/ Politica e cultura in Sardegna Mon, 28 Jan 2013 11:11:58 +0000 hourly 1 Di: Iosto Cubeddu https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-5138 Mon, 28 Jan 2013 11:11:58 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-5138 Ho l’impressione che si predica bene, ma si razzola male. E’ la solita discussione “sarda” di argomenti dove ognuno eleva il proprio campanile più alto di quello del vicino, la paura di essere messi in ombra. Ho l’impressione che la paura al confronto e poi l’invidia per non riuscire a fare, se non per intervento politico o finanziario. Se il mio “campanile” ha fondamenta profonde non devo avere paura di chi si eleva con fondamenta molto superficiali e recenti. Non apprezziamo mai ciò che viene realizzato, ma sempre critichiamo quello che gli altri fanno, è la nostra ipocrisia e ristrettezza mentale che ci porterà a vivere una condizioni e di subalternità nei confronti di chiunque si proponga come novità o riscoperta.

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Di: Marco Ligas https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3440 Thu, 27 May 2010 20:45:23 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3440 Gentile signor Murgia,
La ringrazio per la sua partecipazione al dibattito che abbiamo aperto con l’articolo di Mario Cubeddu. Credo, e Lei converrà con me, che l’aria nuova a cui si riferisce è partita proprio da quella introduzione. Piuttosto io non parlerei di aria nuova, per noi del manifesto sardo è abbastanza normale affrontare questi temi con chiarezza e senza calcolo. Per questa ragione Le dico che i confronti che sollecitiamo non li chiudiamo mai bruscamente e per di più lasciandoli senza conclusioni. Abbiamo piuttosto delle norme redazionali che prevedono non più di due commenti (effettuati da una singola persona) su ogni articolo. E’ probabile che questo sia un limite, però Le garantisco che è anche una salvezza perché molto spesso le persone amano parlarsi addosso diventando ripetitive e noiose. Naturalmente questo non è il suo caso o quello delle signore che sono intervenute nel nostro dibattito sul tema sollevato da Cubeddu. La ringrazio ancora e la saluto con cordialità.

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Di: Celeste Murgia https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3438 Thu, 27 May 2010 15:32:54 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3438 Gentile direttore
alcuni giorni fa scrivevo al suo giornale dell’interesse creato sulla tradizione delle maschere sarde per l’intervento delle signore Porcu e Maccioni che a mio avviso portavano nel dibattito aria nuova. Inspiegabilmente il confronto si è arenato e le finestre si son chiuse. Ovviamente, dal mio punto di vista, non ho la pretesa di cambiare la linea del giornale oppure l’opinione dei giornalisti e dei professori, semplicemente auspicare che si riapra il dibattito affinchè si creino le condizioni per cui il lettore colga effettivamente, per quanto possibile, l’ampiezza e la valenza del fenomeno in discussione.
Nel merito vorrei dire la mia, per esempio, ricordando quanto scrisse B. Bandinu nel libro “Lettera ad un giovane sardo” del 1976 :
“”” La tradizione è un fare, non un subire, è un procedere, non uno stare. Non si ereditano cose morte. Si ereditano linguaggi: miti,riti, poesia, beni culturali ed artistici, costumi e valori. Queste eredità chiedono un investimento. Contano per come tu le vivi, per come tu le parli, per come tu le fai. ……….. La tradizione è per te una pratica da inventare…….. La tradizione è iscritta nel corpo dei tuoi genitori, nella trasformazione della tua casa, nella forma del territorio, nella ripetizione dei riti, nella persistenza degli oggetti artigianali.””
Poi a pag 73 “” … le maschere … si pongono come sistemi simbolici che si confrontano con altri sistemi simbolici del nostro tempo……………E’ bene che i riti rimangano carichi del loro valore mitico, ma possono porsi anche come materiale di elaborazione teatrale……..”””””
Indubbiamente quanto scriveva Bandinu e in consonanza con le argomentazioni delle due lettrici, mentre molto meno lo è la proposta del professor Madau. Ritenere la questione aperta è quanto più di più si possa ritener saggio. Cordialmente

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Di: Marcello Madau https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3436 Mon, 24 May 2010 09:14:30 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3436 Proprio così: il problema di alcune maschere che appaiono improvvisamente, talora appoggiate ad una poesia ritenuta antica e dai più non autentica, è che non si dà conto del metodo e degli strumenti usati per la riscoperta, se non genericamente (“ce l’hanno detto gli anziani”, “è conosciuta da tempo” etc.).
Stabilire l’autenticità di un manufatto o di una cerimonia è un processo difficile, anche perché possiamo presupporre e a volte leggere diversi usi e significati, modificatisi e sovrappostisi nel corso dei secoli, talora dei millenni.
La valenza simbolica è ancora un altro piano, dinamico, come per sacro e profano, dove quella che proviene dalla/dalle antichità si combina con la valenza simbolica della contemporaneità. Il valore di ciò che è creduto vero ( non è necessario che lo sia! Ma la verità è solo roba da intellettuali, o non è piuttosto un diritto alla conoscenza come bene comune?) può essere fortissimo, ed avere comunità che lo sostengono massicciamente, come per certi miracoli, santi o reliquie.
Una maschera falsa e creduta vera è funzionale al potere che cavalca il mercato dei falsi perché oggi nel mercato del tempo libero in evoluzione il nostro ‘target’ arcaico, esotico e selvaggio funziona. E significa – assai più per chi non ha scrupoli nell’inventare che per chi cerca di usare rigore (oggi impopolare) – parcelle di consulenza dai vari enti, editoria, mass-media, turisti, riproduzioni, finanziamenti per le feste, conferenze, chiamate a pagamento per le sfilate etc.

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Di: Isabella Maccioni https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3435 Sun, 23 May 2010 19:03:50 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3435 Certo che ha ragione signor Ligas però in una ricerca seria si porta a conoscenza dell’opinione pubblica nonchè dell’intera communità scientifica gli strumenti usati, la standardizzazione del test utilizzato, le variabili a cui si è andato incontro etc etc etc nonchè gli abstract sui quali la ricerca è stata pubblicata. I bollini possono essere anche gialli e verdi, bisogna capire il senso che si vuole dare a quei bollini e a quei colori. Pensavo inoltre che quei bollini sono stati chiamati in causa da chi ha fatto la distinzione di vero o falso sulla maschera e credo che il problema non sia solo se vera o falsa una maschera ma il significato di vero e falso che si da alla maschera come simbolo. Esiste una maschera vera e una maschera falsa ma per chi studia la maschera come simbolo, la maschera è solo un simbolo che dice altro da vero o falso. Detto ciò non capisco quanto una maschera sarda creduta vera dal suo paese sia funzionale al grande potere che cavalca il mercato dei falsi.

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Di: Marco Ligas https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3434 Sun, 23 May 2010 09:36:07 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3434 La signora Maccioni fa bene a non deprimersi. Questo stato d’animo non sarebbe giustificato anche se si convincesse che gli unici studiosi seri in Sardegna siano quelli che scrivono sul manifesto sardo. Sappiamo che ci sono studiosi seri sia in Sardegna sia fuori e noi non rivendichiamo certo l’esclusiva. Il credo in cui crede il popolo va senz’altro preso in considerazione ma non può essere assunto comunque come verità inconfutabile. Se la ricerca usa strumenti scientificamente attendibili è bene tener conto dei risultati che si ottengono almeno sino alla successiva falsificazione. Non sono necessari i bollini neri o rossi. E ci preoccupano tutte le manipolazioni: quelle dei falsi potenti e soprattutto quelle dei potenti veri che lavorano costantemente per far si che il credo in cui crede il popolo sia sempre funzionale al potere, anche promuovendo e cavalcando economicamente il mercato dei falsi.

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Di: Isabella Maccioni https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3433 Sat, 22 May 2010 12:50:09 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3433 Mi sembra molto riduttivo e depressivo pensare che gli unici studiosi seri in Sardegna siano quelli che scrivono sul manifesto sardo, che pare siano una manciata di soggetti, peraltro chiusi tra loro in un linguaggio tecnico e poco accessibile alla massa. Non esageriamo. Ci sono studiosi seri che sono sardi, che ricercano, studiano in ambiti diversi della scienza, nella penisola o all’estero, e pubblicano dove c’è maggior apertura, spazio e rispetto per il loro pensiero e per le loro scoperte, anch’esse serie. Forse c’è da dire che poco importa a certi seri studiosi mettere in discussione il credo in cui crede il popolo, o la scientificità o meno di una tradizione anch’essa nata come espressione del popolo. Certi seri studiosi sardi ma operanti fuori dall’isola, pare non capiscano il senso della vostra scientificità che in nome della scienza sembrerebbe voglia unicamente creare spaccature e conflitti fra le tradizioni più o meno antiche o più o meno recenti dell’isola, dividendole in vere e false, con bollino o senza bollino, che non servono di sicuro alla gente ma servono solo ai politici per vendere la propria identità nelle strade del mondo a maggior prezzo. Studiosi sardi, che scrivete sul manifestosardo forse non vi siete accorti che certe vostre affermazioni servono ancora una volta ai falsi potenti per vendere la nostra vera identità.

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Di: Giulio Angioni https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3432 Sat, 22 May 2010 08:24:44 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3432 Bene, secondo me è molto utile che queste cose si dicano, con forza, come fa Cubeddu. Con altrettanta forza io aggiungerei che questo non è un male solo sardo e non solo dei nostri tempi. Basti ricordare almeno i vari Ossian e almeno tutte le altre cose mostrate nel famoso libro sull’invenzione della tradizione messo insieme da Hobsbawm e Ranger. E a chi fa l’antropologo o etnologo o folklorista, inoltre, interessano molto anche i falsi e i falsari, a volte perfino più degli studiosi attenti al dato e all’intersoggettività dei risultati di studio. Appunto perché le bugie e le fantasie più o meno consolatorie hanno la loro potente funzione spesso negata a chi non inventa e non forza i dati.
Tanto più che di questi tempi mi pare che sia più importante lo studio del bisogno e dei modi e conseguenze della fortuna delle archeoastronomie e delle invenzioni di “tradizioni genuine”, che ha cultori e autori ben più letti e creduti degli studiosi seri coi loro distinguo e precauzioni. Temo che siano lontani, o del tutto improbabili, i tempi in cui non siano più le fantasie tipo Atlantide sarda o da ultimo le acabbadoras a fare chiasso per lasciare l’attenzione mediatica a una divulgazione scientifica che del resto quasi non c’è qui da noi. Anche in rete ci siamo (ci siete) quasi solo noi (voi), cioè quasi solo gli Stigliz, i Madau, i Cubeddu di manifestosardo che cercano di essere seri. Ma è cosa seria anche il prevalere del cretino e la moneta falsa che scaccia quella buona.

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Di: Celeste Murgia https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3429 Wed, 19 May 2010 16:06:15 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3429 Trovo interessantissima la corrispondenza fra Cubeddu e Giovanna Porcu.
Sono convinto che questo sia l’indirizzo della ricerca per la valorizzazione delle tradizioni evitando la deriva delle frivolezze, delle mode e della mondanità.

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Di: Giulio Concu https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3428 Wed, 19 May 2010 10:54:16 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3428 Intervengo in questo dibattito per dire che sono d’accordo in linea generale con Cubeddu sulla ASSOLUTA mancanza di veridicità storica dei carnevali sbucati fuori questi ultimi 10 anni. Il libro di Padre Turtas è inequivocabile. Resiste il diritto di chiunque a classificarli come “carnevali”, ma non certo come “Carrasecares”. Credo quindi che sia ora che certi “studiosi” che si sono letteralmente appropriati della verità sulle origini de “Su Carrasecare” dovrebbero abbassare un po’ la cresta… e consentire con umiltà a tutti di avanzare ipotesi SERIE e non basate sui bizze della mente (non ultima quella del bronzetto come demone…). Aggiungo che i mamoiadini, fra cui ho tanti amici carissimi, dovrebbero evitare di cercare nemici fuori: sono loro i primi che spesso sminuiscono le loro tradizioni. Cosa che mi fa sempre più dubitare sulla “sacralità” odierna dei riti antichi e sulla serietà con cui vengono vissute oggi le tradizioni. Diciamoci la verità, anche “su carrasecare” non è che messa in scena di qualcosa che non si sa più cosa sia, e che sempre più spesso è vissuto come marketing buono per portare soldi in paese. Che senso ha far sfilare i Mamuthones sotto il sole cocente di fine agosto? Nessuno, solo mera promozione. Certo è che molto è svilito, anche da quella istituzionalizzazione che si pretende possa salvare il salvabile.

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Di: Marcello Madau https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3426 Tue, 18 May 2010 15:12:10 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3426 In Sardegna si producono di nuovo falsi oggetti culturali. Alcune delle maschere citate discendono da un falso poema. Direi di ribellarci, difendere a denti stretti la nostra tradizione, non separarla dalla scienza.
Se il sacro è nella genesi lontana delle maschere tradizionali, cercarne la veridicità in un’emozione legata ad esso, al di fuori di una procedura scientifica laica, fa sorridere. Oggi il falso usa il bisogno di sacro e di apparire, nasce dalla pressione (spiccioli, visibilità mediatica), del mercato delle immagini popolareggianti e dell’industria del tempo libero. Non si tratta di mostrare al turista, come fanno a pagamento i Dogon del Mali, la tradizione che vuole vedere. Da noi vi è meno consapevolezza collettiva e la malizia di qualche pseudo-studioso.
Un sistema semplice: una certificazione di qualità legata all’esistenza di procedure scientifiche nella scoperta. Non qualche testimonianza, ma la presenza di un metodo scientifico che dimostri inoppugnabilmente una tradizione con fonti autentiche ed inchiesta sul campo correttamente eseguita.
Se manca la disponibilità del processo di una scoperta e la possibilità di ripercorrerlo/controllarlo tappa per tappa (la falsificabilità di Karl Popper), la scoperta non è tale. La certificazione potrebbe venire da una commissione di qualità con un ruolo primario di ISRE, Università e Soprintendenza, che pretenda standard qualitativi certi. Senza certificazione, la maschera ci potrà essere: ma sarà, con pieno diritto, contemporanea.

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Di: Giovanna Porcu https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3424 Mon, 17 May 2010 11:41:15 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3424 Leggo volentieri la sua risposta, e aggiungo a quanto già detto, che il sacro non è dato da un marchio ma dall’autenticità che una cosa trasmessa produce in noi. Avevo colto la sua ironia e sono anche certa che i falsi, quali essi siano, non comunicano altro da falso, perché nel passaggio emotivo è la verità dell’uno che passa all’altro e perché ciò avvenga, necessitano particolari condizioni emozionali, dell’uno e dell’altro. Destano suono interiore i Mamuthones finché sono veri nell’ essenza di chi li incarna e non inquinati da sovrastrutture, destano inquietudine la Filonzana e i Merdules di Ottana, perché ancora autentici, destano bellezza i Mamutzones di Samugheo per la loro eleganza, destano suono quelli di Fonni, di Lula, desta suono il ballo di Seneghe, desta religiosa sacralità su Componitore di Oristano, desta sacralità il cavallo e si definisce sacro tutto ciò che quel suono genera nello spettatore. Giusto che il Mamuthone abbia il suo marchio come pure l’ha su Componidore ma ciò non toglie che in altri paesi dell’oristanese ci siano delle corse all’anello e ciascun paese dica che, la sua corsa all’anello più cavallo, genera sacro. Chi può dire che non è così? Un decreto? Chi può dire che solo la corsa alla stella è sacra perché c’è su Componidore capocorsa? Chi può dire che solo il Mamuthone genera sacro e le altre maschere sarde no? Quale studioso si è preso la responsabilità di affermare che solo la maschera del mamuthone è “sacra cerimonia” relegando le altre maschere sarde a banale folklore?

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Di: Mario Cubeddu https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3423 Mon, 17 May 2010 07:39:58 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3423 Gentile Giovanna, nella dichiarazione enfatica della premessa speravo passasse un po’ di ironia a proposito del fatto che molti lavori di ricerca seria in Sardegna non vengono letti, mentre si da grande spazio alle falsificazioni. Nel caso specifico richiamato dal mio articolo volevo sottolineare che un minimo di attenzione avrebbe evitato il proliferare delle “nuove” maschere, a mio avviso inventate di sana pianta. Enti pubblici e brave persone vi hanno speso mezzi ed energie solo per renderci ancora una volta ridicoli. Sono del tutto d’accordo sul fatto che non ha senso vedere le maschere tradizionali esibirsi fuori dal contesto. Provo lo stesso fastidio per le esibizioni dei ballerini dei gruppi follkloristici. Nella comunità in cui vivo, Seneghe, il ballo è vissuto con atteggiamento sacrale. Ciò non impedisce però che i suoi cultori amino girare il mondo esibendosi davanti a un pubblico. Non credo che si possa proibire per decreto.

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Di: Giovanna Porcu https://www.manifestosardo.org/bonaventura-licheri-e-le-maschere/comment-page-1/#comment-3421 Sun, 16 May 2010 06:11:35 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=3868#comment-3421 Gent.mo Sig. Cubeddu
non è sempre vero l’assunto di base del suo articolo che nessuno legge ciò che scrivono gli altri se non si è obbligati a farlo per una questione di “moda” o “tendenza”.
Avevo letto il suo articolo precedente e ho letto pure questo e solo per questo le scrivo, per dirle che anche i suoi articoli, vengono letti.
E visto che ci sono esprimo il mio pensiero in materia di maschere, già espresso peraltro nella pagina delle opinioni de l’unione sarda.
Concordo con il marchio in oggetto ma non concordo con l’uso dei termini usati, ritengo infatti che spesso ciò che ci viene dal passato, maschera compresa, sia una riedizione e non un’edizione … una rappresentazione di un rito e non un rito … tuttavia ritengo dense di significato tutte le rappresentazioni che evocano un non so che dentro di noi.
Detto ciò dico però che poco sacro evoca un mamuthone alla prova del cuoco e in quella veste il sacro si veste di banale e di commerciale che sicuramente avrà l’effetto desiderato di far conoscere questo o quel prodotto ma è marketing e non “cerimonia religiosa”.
Dico anche che il sacro non si banalizza in alcun modo e a mio avviso talvolta anche con l’uso delle parole gli stessi autori credendo di dar valore alle cose, spoetizzano e banalizzano il sacro insito nelle cose. Talvolta anche parlarne troppo di una cosa toglie quella patina di mistero e di fascino che induce l’uomo alla ricerca del significato e del significante che quel sacro contiene come simbolo di un arcaico. Il sacro delle cose non è un’astrazione ma è quel sentimento oscuro e misterioso che nasce di noi dentro di noi legato a noi stessi che questa o quella maschera, questa o quell’opera d’arte, questo o quel reperto archeologico evoca in noi di noi e non è certo un marchio che determina la nascita del sacro.

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