Commenti a: Riflessioni https://www.manifestosardo.org/riflessioni/ Politica e cultura in Sardegna Wed, 31 Aug 2011 22:36:09 +0000 hourly 1 Di: Stefano Deliperi https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4318 Mon, 22 Aug 2011 21:43:29 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4318 Il Manifesto Sardo offre una visione più approfondita di alcuni aspetti sulle tematiche ambientali e socio-economiche che spesso vengono lasciati in secondo piano dai mezzi d’informazione tradizionali. Penso alla speculazione immobiliare su Malfatano, trattata ben prima che venisse presa in adeguata considerazione dai mass media, penso alla speculazione sulle pretese “grandi scoperte” fra la Sardegna e Atlantide. Penso alle “battaglie” su Tuvixeddu e l’Anfiteatro romano di Cagliari.
La cadenza quindicinale spinge ad affrontare temi di ampio respiro e di “peso”. Forse si potrebbe puntare di più su vere e proprie “inchieste”, però probabilmente si perderebbe qualcosa sull’attualità.
Un bilancio di gran lunga positivo finora, a mio parere. Spinge a cercare di fare sempre meglio e in Sardegna ve n’è un gran bisogno.

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Di: Francesco Mulas https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4301 Tue, 09 Aug 2011 18:20:31 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4301 Io direi che sia ora di parlare alle persone, e di far capire quale sia il vero nemico, le politiche imposte dal UE, e chi veramente le impone .
Badate bene l’oligarchia finanziaria fa e farà tutto quello che gli serve per attuare il suoi obbiettivi, i governi non decidono piu un bel niente, sono stati ridotti ad eseguire quanto richiesto, a tal proposito vi invito a leggere quanto lincato
Grazie un piccolo sfogo

Roosevelt e Pecora insegnano:
I mercati non vanno rassicurati, ma mandati alla sbarra

http://www.movisol.org/11news134.htm

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Di: Francesco Mattana https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4295 Sun, 07 Aug 2011 20:19:15 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4295 Credo che Il manifesto sardo risponda abbastanza bene agli interessi e alle curiosità dei lettori, lavora unendo alcuni requisiti fondamentali: attualità degli argomenti trattati, analisi approfondite e onestà intellettuale che significa uso dell’autocritica. Da settembre si ricomincia e sicuramente queste caratteristiche rimarranno inalterate. Certo sarà opportuno allargare il settore delle indagini, oggi un pò debole.
Confermo in questa sede quello che ho già espresso dal vivo nella riunione di Oristano: nell’epoca della globalizzazione, un giornale locale non può e non deve limitarsi a riferire notizie locali. La Sardegna avrà un futuro solo se avrà la capacità di vivere in un’ottica internazionalista, sempre. Perciò saranno gradite, nel nostro giornale, tutte quelle prese di posizione che affrontano con razionalità e con ottica aperta i problemi della Sardegna. Non si può, a mio parere, parlare di indipendentismo senza metterlo in rapporto a tematiche più generali. Esprimo naturalmente un’opinione a titolo personale, però credo sia di buon senso affermare che il nostro giornale ha bisogno di riflessioni pacate, razionali, e che siano dentro il nostro tempo. Esiste già una quantità abbondante di blog in cui ognuno è libero di dire la sua. Almeno il nostro quindicinale cerchiamo di proteggerlo dalle ‘contaminazioni’ del qualunquismo.

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Di: Giacomo Oggiano https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4297 Sun, 07 Aug 2011 07:20:50 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4297 Mi sembra che il giornale, finora, abbia saputo registrare tematiche attuali, anche se non sempre gli articoli sono stati in grado di innescare dibattiti “partecipati”. Sarebbe bello , ad esempio, leggere un commento dei diretti interessati quando si affrontano le problematiche inerenti la chiusura delle fabbriche e la cassa integrazione, o quando si affrontano le problematiche sulle scelte delle fonti energetiche, o quelle sui rapporti tra attività produttive e salvaguardia ambientale. Forse accanto agli approfondimenti auspicati occorre un po’ “di provocazione”. Mi rendo conto che il rischio è quello di attirare nel blog qualche “insultante convinto”, ma quelli operano quasi esclusivamente nella monocultura della limba e dell’indipendentismo dove, nella forma (ma anche nella sostanza), hanno dato prova di subalternità verso Lega. A questo proposito mi sembra che – se pur attuali – queste due tematiche, e più in generale quella dell’identità, siano un po’ troppo presenti nel giornale.
Comunque abbiamo bisogno di una voce critica interna al movimento reale che cambia lo stato presente delle cose, e forse questa è l’unica. Continuate così.

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Di: Elio Pillai https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4293 Thu, 04 Aug 2011 16:38:35 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4293 Marco
Non mi piace esprimere pareri sui due giornali,ma per quanto mi riguarda non mi aiuta a capire in che modo e con chi la Sardegna riuscira a superare la crisi in cui è stata relegata.E’ fin troppo facile attaccare Berlusconi-Cappellacci,il problema è come uscire dalla crisi e con chi.
E’ vero che l’attule crisi coincide col governo Berlusconi-Cappellacci,perche’ la loro ingordiggia e la loro incapacita’ ha definitivamente buttato i sardi nella miseria.
Io penso pero che la crisi economica sarda abbia origini lontane, soprattutto nell’incapacita dei Sardi di esprimere una classe dirigente capace di governare.
Tu hai posto un problema serio, credo che il manifesto sardo, per completezza del giornale debba scavare sui grandi temi, per es.quelli che hanno portato la Sardegna ad un impoverimento generale.
Faccio alcuni esempi: in Sardegna Equitalia notifica 800.000 cartelle esattoriali all’anno. Di questecCartelle 80 mila riguardano il popolo delle partite iva,le altre 600mila riguardano le famigle che non riescono piu’ a pagare le bollette,la tarsu,acqua ecc.
La Banca d’italia ha pubblicato di recente alcuni dati economici significativi: le famiglie sono al primo posto tra coloro che si rivolgono alle banche per chiedere prestiti; l’altro dato riguarda le merci in entrata, fatto cento dalla Sardegna escono il 25%d i merci rispetto a quelle che entrano,si parla di prodotti agroalimentari-alimentari. Marco condivido la tua analisi, non i tuoi dubbi bisogna continuare arricchendo Il Manifesto sardo.

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Di: Joan Oliva https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4292 Thu, 04 Aug 2011 14:25:41 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4292 Carissimi compagni ho bisogno del vostro aiuto. Mia moglie, sarda logudoresa, che non ha studiato all’università, e quindi magari non possiede una cultura raffinata, mi ha posto (all’incirca con queste stesse parole) questa domanda: “ Premesso che stimo il presidente Napolitano e ho apprezzato la sua decisione di rinunciare all’aumento del suo appannaggio, mi chiedo comunque come mai i nostri politici e i nostri rappresentanti istituzionali, senza una vertenza, senza un corteo, senza neanche un’ora di sciopero (che anche quando si assentano li pagano), senza neanche un giorno di sciopero della fame (certo non contano di questi tempi i digiuni per le diete dimagranti, finalizzate alla prova costume da bagno, per le vacanze in Sardegna), senza incatenarsi alle porte dei Palazzi che frequentano, senza salire sugli obelischi delle piazze romane, senza imbrattare per protesta la Fontana di Trevi o minacciare di buttarsi dal Colosseo, senza occupare l’isola di pace dei giardini vaticani e piantarci le tende o chiudersi volontariamente, a tempo indeterminato, nelle celle del carcere di Regna Coeli, senza cioè dover lottare ad oltranza e senza dover ricorrere a qualche gesto clamoroso, mentre il popolo deve patire sempre più ogni genere di restrizioni, loro, non solo non temono licenziamenti per riduzione del personale, ma ottengono aumenti di stipendio e miglioramenti di trattamento, a volte pare senza neanche averli chiesti. Ma quale organizzazione sindacale li tutela, quale confederazione cura i loro interessi? Quale dirigenza porta avanti le loro rivendicazioni e le trattative? Razza di forza che deve avere per riuscire a ottenere simili risultati!”
Ho cercato di spiegare a mia moglie che sono loro stessi, gli eletti dal popolo, che decidono, che fanno e firmano gli accordi per i loro aumenti. E che li subiscono (in verità senza troppa pena) anche quelli (sempre una minoranza) che a volte sono contrari a quelle decisioni. Mi fa:” I servitori scelti dal popolo, cioè quelli che hanno superato una selezione per lavorare al servizio del popolo, come a volte capita per essere assunti, a tempo determinato, da un datore di lavoro, sono loro che decidono quanto guadagnare? Cioè è come se gli operai potessero decidere liberamente quanto prelevare dai bilanci della loro fabbrica, senza neanche consultare gli azionisti? Ma questo non era il comunismo? “
Compagni, ditemi, secondo voi ho una moglie qualunquista? Aiutatemi voi a rispondere alle sue “quistioni”.
Cosa ve ne sembra: posso dirle che secondo noi sarebbe magari il caso che per legge ogni emolumento ai rappresentanti del popolo venisse deciso dal popolo mediante apposite consultazioni? O venisse dal popolo ratificato tramite referendum? Vi lascio tutto agosto per rispondermi.
Comunque non nominiamo il comunismo invano. Un abbraccio fraterno.

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Di: Marcello Buiatti https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4290 Wed, 03 Aug 2011 13:07:51 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4290 Io non sono sardo anche se amo da sempre la Sardegna e il suo popolo per cui non potrò dare un grande contributo su questioni locali che non conosco. Credo però che questo non cambi moltissimo nell’era della globalizzazione in cui un bel giornale come il vostro deve anche discutere problemi generali che toccano tutti sardi inclusi.
Io credo per esempio che sarebbe utile una discussione su cosa é veramente l’economia del nostro tempo e in cosa é cambiata rispetto a quella del Novecento. Un argomento che mi sta molto a cuore é la virtualizzazione della economia ridotta ormai essenzialmete a scambio di denaro e non di oggetti, di merci, tanto che queste coprono una parte minuscola del flusso monetario internazionale. Ormai si compra essezialmente quello che é pubblicizzato e sostenuto dalla finanza, non quello che serve a vivere e vivere meglio.
In questo ovviamente non conta più la qualità del prodotto, ancora meno la qualità e il contenuto di conoscenza del lavoro. Di fatto questo significa che ci stiamo dimenticando cosa é la vita, fisica, mentale, spirituale, individuale, collettiva e ci sentiamo anche se non coscientemente macchinette che comprano e che vengono valutate su quanto e non su cosa comprano. Questo porta da un lato dolore profondo inespresso perché macchine significa mancanza di identità e morte e dall’altro un mercato del lavoro inedito per cui una fabbrica chiude o no a seconda di come sta andando il mercato finanziario sempre meno regolato.

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Di: Natalino Piras https://www.manifestosardo.org/riflessioni/comment-page-1/#comment-4287 Wed, 03 Aug 2011 07:12:06 +0000 http://www.manifestosardo.org/?p=9838#comment-4287 Opportuna riflessione, Marco, il dare conto dell’operato del giornale. Ed evidenziare la critica allo stato presente delle cose, che è poi il lumen inattuale del comunismo, inattualità come capacità di “fare fronte”.
Riprendo due punti e ne aggiungo un terzo:
1) Lingua sarda. Continuare a considerarla mezzo e non fine. Anche nel “Manifesto sardo” si corre il rischio di dare voce a fanatismi e primogeniture, alla presunzione di imporre che azzera l’importanza dell’ascoltare. Lo standard omologa l’inesistente, la violenza parolaia – ci sono troppi insultanti “convinti” nei blog – l’abbassamento della qualità, della scrittura e del parlato. Produce cattiva letteratura e attiva il tempo delle volpi.
2) Briatore a Bitti a dintorni: se la notizia supera l’estate, se supera l’opinionismo dei romanzieri di moda e il benpensantismo dei benpensanti, allora vuol dire che bisogna considerarla.
3) La società multirazziale. Il burqa. Il suo divieto per legge. Anche il burqa è omologante? Più che standard è un forte segno identitario. Come tale di forte rispetto. C’è un fatto, come voce di contrasto. Sono passati trent’anni da quando a Bitti, il paese dove Briatore si dice voglia accasarsi, ci fu una vedova che decise di smettere su mucatore, il fazzoletto nero del lutto. Un esempio trainante. E’ che il burqa e lo chador elaborano pure il senso della vita, le vite di milioni e milioni di donne.

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