Programmi e parole

Antonio Mannu

Ho aderito all’appello per Mauro Bulgarelli ma non so se voterò, anche se Mauro sarà candidato. Perché penso che un buon candidato, da solo, non faccia primavera, rossa o arcobaleno che sia. Non voterò se non si vedranno mutamenti nel percorso della SinArc, indicazioni chiare sul programma. Le persone sono importanti, programmi, metodi e candidature fanno parte, o dovrebbero, di un medesimo processo, ma di programmi poco si ragiona mentre ci si mobilita soprattutto per le candidature. Per i programmi ci si limita a un “elenco dei sacri principi”. Franco Giordano ha scritto, sul Manifesto del 26 febbraio, che “siamo di fronte a un’operazione politica (…) il cui obiettivo è cancellare la sinistra dal quadro politico di questo paese,” La via di uscita sta “nella capacità di coinvolgere (…) le esperienze della Sinistra, dai movimenti alle esperienze comunitarie di nuovo legame sociale, dalle associazioni ai singoli compagni, dai luoghi della conflittualità sociale a quelli della lotta in difesa dei diritti civili”. Più avanti dice di “liberazione dall’eterodeterminazione dei bisogni”.
Scusa Giordano, sono ignorante e non capisco. Ma sono sicuro che c’è un modo diverso per dire la stessa cosa.
Una domenica, fondo del Manifesto: “Una vincente aporia”. Ho cercato il significato sui dizionari, senza fortuna. Ho poi trovato la definizione sul Grande Dizionario della Utet, ventuno volumi: incertezza e problematicità di fronte a due opinioni opposte. L’efficace “aporìa” elettorale veltroniana che tutto contiene. Contiene anche Luigi Manconi, sottosegretario alla giustizia. Che si è impegnato a fare luce sulla morte di Aldo Bianzino. Entrato vivo nel carcere di Perugia è uscito morto, pare massacrato di botte. Il suo crimine? Coltivare Marijuana. Attendiamo la luce. Giordano parla di “difesa dei diritti civili”, ma penso che la morte di Bianzino resterà impunita. Qualche anno fa Manconi, sulla prima della Nuova Sardegna, in un intervento su Soru, definiva neghittoso e callido chi insisteva sul programma senza riporre in Soru fiducia totale. Callido significa astuto, accorto. Neghittoso pigro, trascurato. Perché parlo di parole. Perché il modo di esprimersi è importante e dovrebbe far parte di quel processo che passa attraverso programmi, metodi e persone. Ho ricominciato a “fare politica” con Megachip di Sassari, l’associazione fondata da Giulietto Chiesa. Governava la destra, a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale. Bei tempi. Tutti all’opposizione, tutti a fare. Oggi a Sassari Megachip non esiste più. Mi manca il modo aperto, franco e disinteressato in cui si è lavorato. E mi è mancato in questi anni di governo delle sinistre. Nel frattempo, a Sassari, sulla scia dell’impegno a favore di Mauro Bulgarelli durante le ultime elezioni è nata un’associazione, “La citta di Ar”. Ne fanno parte persone con cui si è lavorato insieme negli ultimi anni. Ho espresso informalmente il desiderio di aderire. Non ho capito perché fatto sta che l’associazione, nata per lavorare sulla partecipazione, si è diciamo arenata, i suoi associati sono rimasti gli stessi del primo giorno. Agli aderenti chiedo perché non vi sia stata apertura alla richiesta di lavorare insieme. Non è questione personale, il mio non é stato l’unico caso. E’ questione politica. Con Mauro Bulgarelli, dopo la sua elezione, ho avuto poche occasioni di incontro per ragionare. Della politica, delle cose che capitano, di quelle da fare. Della mancanza, a Sassari, di spazi per la cultura e per i giovani, della chiusura dello spazio espositivo del Masedu, su cui il silenzio è fragoroso, delle pratiche, così comuni a sinistra, che fanno uso di corsie preferenziali nei rapporti con le istituzioni. Dell’esperienza del Manifesto Sassarese, una storia accaduta al principio del 2005, prima delle elezioni comunali, interrotta dopo la vittoria del centrosinistra, con alcuni dei protagonisti che hanno trovato, o ritrovato, orecchie attente alle loro particolari esigenze. Dei festival finanziati con pubblico denaro, gestiti come cosa nostra. Dell’organizzazione delle notti bianche cittadine. Degli spazi gestiti privatamente ma pagati con denaro pubblico. Del monopolio delle sale cinematografiche in città. Della fine, anche questa avvolta dal silenzio, dell’esperienza di Amerindia, che per anni ha portato cinema a Sassari. Del caso Saatchi & Saatchi, dell’Agenzia per la Cultura (mi pare si chiami così). Perché non c’é solo il G8, a cui è sacrosanto opporsi, e per il quale si costruirà tanto, in barba all’attenzione per l’ambiente del governatore. E ragionando magari sarebbe venuto fuori altro. Difatti, durante un recente incontro si è chiacchierato ed ho scoperto che ad Alghero c’era Isola Rossa, che è nata la Mesa Municipale, che si è riusciti ad eleggere Valdo consigliere comunale. Così va il mondo. Alghero dista 30 chilometri da Sassari e di queste cose sapevo poco. Perché in quest’Isola ci si isola. A volte per stanchezza e scoramento. A volte per godersi posizioni privilegiate acquisite, servendosi degli ideali, come diceva Gramsci, invece di mettersi al loro servizio.