Ambiente ed Energie Rinnovabili

16 Dicembre 2008

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Nicola Culeddu

In occasione del convegno organizzato dalla Fondazione Segni a Sassari lo scorso 9 Dicembre sono state presentate alcune nuove tecnologie per l’utilizzo consapevole delle risorse energetiche. Il carattere altamente scientifico del convegno ha permesso di mostrare le nuove prospettive senza condizionamenti precostituiti. Le presentazioni di rito degli Assessori all’Ambiente ed all’Industria sono state come  previsto assolutamente generiche, non sono entrati nel merito di scelte strategiche, anzi l’Assessore all’Ambiente continua a perorare la causa di centrali elettriche con combustibili alternativi come il  bioetanolo o direttamente biomasse, con una curiosa ricerca di fonti di biomasse attraverso una ripulitura dei boschi della Sardegna.   Il Dott. Palazzi dell’ENEA (ente di ricerca statale riconvertito dal nucleare alle energie rinnovabili in seguito al referendum del 1987) ha mostrato alcune nuove tecnologie di produzione energetica: in particolare ha mostrato dei dati interessantissimi sulla produzione di calore attraverso sistemi di concentrazione della radiazione solare, uno di questi impianti è attualmente in fase di costruzione in Sicilia. Tale tipologia di impianto, sfruttando  la concentrazione dei raggi solari con un sistema di specchi, permette di trasferire la grande quantità di calore “prodotta” sfruttando un fertilizzante comunemente usato come vettore di calore. Il sistema di per sé non è autosufficiente, ovvero per mantenere alte le temperature di esercizio, in mancanza di insolazione bisogna utilizzare una caldaia tradizionale, questo  è un limite ben preciso, che però potrebbe essere aggirato utilizzando sistemi di generazione del calore puliti come il metano. Il Prof. Damiano dell’Università di Cagliari ha presentato lo stato dell’arte sui pannelli fotovoltaici e mostrando le fasi di costituzione di un organismo regionale di controllo della qualità dei prodotti commerciali e degli impianti installati. In questo caso sono stati mostrati dei dati interessanti sui sistemi cosiddetti “a film sottile” che permettono ai progettisti di utilizzare anche quelle superfici curve che i pannelli tradizionali non possono sfruttare, tra l’altro con un gradevole effetto architettonico. La parte più interessante è stata quella che il Prof Damiano ha riservato ai sistemi di produzione fotovoltaica con i pannelli a celle “concentrate” dove una lente posta davanti al wafer di silicio permette di ottenere lo stesso livello di produzione di energia elettrica impiegando molto meno spazio. Il Dott. Mulas dell’Università di Sassari ha proposto dei progetti legati alla produzione di idrogeno attraverso l’utilizzo di catalizzatori per la  degradazione di matrici vegetali.  L’insieme del convegno è stato molto interessante, lo sarebbe stato ancora  di più se si fossero presentati in maniera estesa pregi e difetti sia delle tecnologie esistenti che di quelle in fase di sperimentazione. Ma comunque la strada delle energie rinnovabili è sicuramente quelle che bisogna percorrere per arrivare ad una sufficienza energetica coniugata con il rispetto dell’ambiente. Le scelte del Governo attualmente sono per un incremento della produzione attraverso l’utilizzo del nucleare (su cui abbiamo parlato nei numeri precedenti della Rivista) e con la costruzioni di centrali elettriche a “carbone pulito”, è ovvio che chiunque di noi,  pur senza possedere competenze scientifiche, preda in mano un pezzo di carbone si può rendere conto che la definizione di “pulito” sta stretta a questo tipo di combustibile. La cosa paradossale è che invece di investire in tecnologie per il risparmio energetico l’Italia ha scelto di aumentare la produzione elettrica, con due ricadute immediate: 1) la costruzione di nuove centrali implica tempi di 5-15 anni e investimenti che saranno recuperati nei successivi 15-20 anni; 2) si aumenta la dipendenza dai produttori di materie prime (petrolio e/o Uranio). Chiaramente un Governo che attua questo tipo di strategie lo fa per foraggiare abbondantemente quei gruppi di potere economico che hanno fatto degli investimenti sulle infrastrutture una vera e propria industria in monopolio. Pensiamo ai costi dell’alta velocità ferroviaria in Italia rispetto agli altri paesi. Un’alternativa c’è ed è percorribile, chiederei al Presidente Soru un forte posizionamento a favore delle risorse energetiche rinnovabili, con preclusione di tutte le categorie di “assimilabili” e puntare decisamente alla autonomia energetica dell’Amministrazione Pubblica attraverso l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutti  gli edifici pubblici, scuole comprese. In questa maniera, attraverso vere politiche di incentivazione e calmierazione del mercato la Sardegna diventerà un vero laboratorio nazionale di autosufficienza elettrica perché l’unica dimostrazione che funziona in materia di tecnologie innovative è l’esempio. A tal proposito ricordo una visita a Cipro di alcuni anni fa: era sorprendente che in tutti i paesini dell’interno sopra le case erano installati dei pannelli e dei serbatoi azzurri (…) per l’utilizzo del solare per la produzione di acqua  calda. Questo intervento partì da una leggina che obbligava i costruttori di nuove abitazioni all’adozione di queste tecnologie, visto il pratico risparmio che avevano ottenuto i proprietari nello spazio di 5 anni praticamente in tutte le case è presente questo sistema; risultato il fabbisogno di materiale fossile è sceso del 30%.  Di quella visita ricordo ancora lo stato perfetto di una rete autostradale costruita totalmente con finanziamenti europei in soli 5 anni e non come la nostra devastata 131. In conclusione il Convegno del 9 Dicembre ha mostrato che il sole è una risorsa sia energetica che di sviluppo economico per la nostra Sardegna e solamente la miopia dei nostri amministratori ci impedisce di far diventare l’Isola un polo energetico razionale, moderno e rispettoso dell’ambiente.

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