Il lago Omodeo

16 Settembre 2014
Lago_Omodeo_1
Graziano Pintori

Il lago Omodeo, lungo 22 chilometri e largo 3, è stato per un certo tempo il lago artificiale più grande d’Europa, per costruire l’invaso a scopo irriguo, idroelettrico e idropotabile sono stati impiegati 16000 operai per cinque anni, che hanno portato a termine i lavori nel 1924. Il lago Omodeo e il fiume Tirso caratterizzano i territori del Barrigadu e del Guilcier, l’integrazione delle particolarità florofaunistiche con quelle archeologiche hanno favorito l’inserimento della zona lacustre nell’elenco dei Siti di Interesse Comunitario. Per la grande opera, a suo tempo, furono sacrificati la foresta tropicale fossile del miocenico, antica di circa venti milioni di anni, nuraghi, tombe di giganti e gli insediamenti prenuragici di Serra Linta, visibili dalla primavera all’autunno quando le acque in parte si ritirano. Per tutti questi elementi e per le particolari tradizioni enogastronomiche, religiose e per la presenza di importanti monumenti, vedi la chiesa di Zuri, il territorio che si specchia sul lago Omodeo è divenuto un’importante meta turistica. Ebbene, succede che anche in questo luogo prezioso siano stati sacrificati altri pezzi di Sardegna per svolgere esercitazioni con armi da fuoco, utilizzatore è il Centro Addestramento e Istruzione Professionale della Polizia di Stato, il CAIP di Abbasanta. Le esercitazioni sono eseguite anche dai nuclei dell’antiterrorismo, il cui addestramento particolare consiste nell’intervenire su aerei e navi con gruppi super specializzati, provenienti anche da altre nazioni: Francia, Gran Bretagna, Germania. La responsabilità dell’istituzione del poligono ricade sull’Ente Acque, che ha rilasciato la concessione, però è chiaro che anche la politica a tutti i livelli deve aver svolto un ruolo sulle procedure di concessione, altrimenti sarebbe inspiegabile come si sia potuto soverchiare il delicato ecosistema di questa zona. L’impressione spontanea è che quando molti dei nostri amministratori locali, comunali e regionali, si trovano davanti a richieste di tipo militare, ossia per svolgere esercitazioni a “focu ‘e balla”, tutto è concesso, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo. Nel periodo scorso alcuni sindaci dei comuni che si affacciano sulle sponde del lago, hanno manifestato sulle acque, erano a bordo di un battello con uno striscione: “NO AL POLIGONO”, seguito da altre imbarcazioni cariche di ambientalisti, indipendentisti e cittadini comuni. Il fronte dei sindaci del Barrigadu e del Guilcier, come succede generalmente quando si è davanti alle autorità dello Stato, non ha retto durante il confronto con il prefetto di Oristano e i vertici del CAIP di Abbasanta. E’ successo che al fronte radicale dei sindaci che chiedevano lo smantellamento del poligono senza condizioni, rispondeva l’altro fronte più numeroso e possibilista, per intenderci quelli delle proposte e delle soluzioni che non turbano gli equilibri dello status quo. Una resa giustificata dal fatto che non c’erano segnalazioni di sorta da parte degli organismi che gestiscono l’area SIC, senza capire se questi, nel merito, abbiano delle competenze; un’altra tesi per giustificare la resa era l’utilizzo di armi convenzionali durante gli addestramenti, che nulla hanno da condividere con capo Frasca e Quirra. No! Il problema qui sul lago Omodeo non è questo, come a Capo Frasca non sono gli incendi provocati dalle bombe sganciate dagli aerei… No! Il problema è ben altro! E’ quello di vedere quest’isola “rosicchiata” pezzo dopo pezzo, terra sempre più assottigliata e sottratta agli uomini e a madre natura dalla volontà e autorità dello Stato, il quale deve dimostrare prima a se stesso, poi al resto del mondo, la capacità distruttiva e la violenza dei suoi armamenti quando simula le sue guerre. Lo Stato qui da noi non è autorevole, è autoritario come qualsiasi Stato neocolonialista, giacché su questa terra grava il 65% delle servitù militari presenti sull’intero territorio nazionale. Se a questo aggiungiamo la presenza di carceri e super carceri, sempre più sofisticate dal punto di vista punitivo, e varie colonie penali ci accorgiamo, effettivamente, che quest’isola rappresenta per conto della Difesa dello Stato Italiano il braccio armato, per conto della Giustizia e degli Affari Interni quello atrocemente punitivo, ossia la faccia cattiva e crudele della sua struttura politica e amministrativa. Davanti a tutto questo la militarizzazione di quella lingua d’acqua del lago Omodeo, non si capisce perché non “Quel ramo del lago di Como, che volge…” di manzoniana memoria, deve creare storia, scalpore, contrasto nei confronti dello Stato; questa occupazione non può essere minimizzata pur trattandosi di una parte poco ampia dell’intero bacino e per un periodo limitato (42 giorni).E’ così che si va avanti! Guardiamoci attorno! Continuando di questo passo finirà che da padroni di casa diventeremo “catteddos sutta ‘e mesa”, saremo ospiti e ringrazieremo con riverenza ogniqualvolta sui muri dei nostri comuni leggeremo ordinanze: “ Il Prefetto della Provincia di Oristano – Visto l’art. 2 del Regio Decreto 18.06.1931 (dell’Era Fascista) ORDINA Lo sgombero di persone e animali… divieto di accesso ai non autorizzati.” – Inoltre si specifica: “Poligono di Tiro Lago Omodeo – Ordinanza n° 872014 per lo svolgimento di esercitazioni a fuoco.- Ente Emittente – Prefettura di Oristano; Atto n° 8 dal 18.08.2014 al 01.10.2014″. Per stare nell’’800 lombardo, l’auspicio è un dignitoso “Tiremm Innanz”, nonostante tutto.

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