Però il primo maggio

1 Maggio 2013
Natalino Piras
Importante è cooperare: un’eresia. Però è importante rilanciarla e sostenerla, ancora in questo Primo Maggio 2013, anno di crisi, a lavoro assente, gli spettri della disoccupazione e della fame sempre più danzanti. Dicono che faremo la fine della Grecia e in Grecia sono annunciati altri 15000 licenziamenti nel settore pubblico.
Il Primo Maggio come fatto storico regge sulla memoria dei lavoratori uccisi: morti sul lavoro, bruciati vivi dentro le fabbriche, ammazzati negli scioperi, nell’occupazione dei latifondi:  contadini, giovani  vecchi e bambini sterminati dalla banda Giuliano al servizio della mafia, del separatismo e dei servizi segreti americani  a Portella delle Ginestre, Piana degli Albanesi in quel di Palermo, il 1° maggio 1947. E tante altre e altri desaparecidas e desaparecidos.
Però il Primo Maggio continua. Deve continuare. Nonostante l’aggiornamento del numero dei licenziamenti. In Italia, nel 2012, sono stati oltre un milione. Numero accresciuto nei primi quattro mesi del 2013.  Esodati dal posto di lavoro, mandati alla deriva, costretti alla fame, all’elemosina, alle mense della Charitas, al suicido come concatenazione di fallimenti famigliari e d’impresa. Sul lavoro perduto regge la fabbrica dei suicidi.
Però il Primo Maggio ha senso che continui. Deve trovare ragioni di sopravvivenza e di vita. Importante cooperare dicevamo all’inizio. E se questa idea fondante trovasse visibilità in questa Sardegna, in questa nostra devastata nazione mancata e regione di sudditanza? La Sardegna del fallimento industriale, dell’Enichem, dell’Alcoa, dell’E.On Fiume Santo con la Shoah come termine di paragone. Eppure in questa Sardegna potrebbero coesistere idea, progetto, indicazione di metodo.Non sembri blasfemia: in questa nostra ancor più devastata Sardegna dell’interno. È proprio da qui, dalla marginalità più forte, dalla periferia dell’impero, da una delle zone storicamente più depresse che invece proviene, possono provenire spiragli di luce, appunto di idea e di progetto. Importante è cooperare.
Il punto di fissazione sta in un librettino, 10 e mezzo x 11, pubblicato da  Studio Stampa, azienda tipografica di Nuoro, in occasione della Conferenza Nazionale Modern Money Theory (MMT) a Cagliari il 27-28 ottobre 2012.  Il librettino apre, ironia delle parole, con due avvertenze: “Chiudiamo per sempre” e “Pro Nugoro – Collaborazione Piccole Imprese”.  Poi le esplicazioni. “Ho visto uomini con la terza elementare mettere su un’azienda e dar lavoro a decine di persone. Poi ho visto professori con tre lauree in tasca, far chiudere migliaia di aziende affamando milioni di persone. L’intelligenza non si studia”. A fianco: “Cittadini Lavoratori Aziende vittime dello strangolamento del regime tecnocratico imposto dalla eurozona VOGLIAMO REAGIRE per il futuro dei nostri figli NON FACCIAMOCI AMMAZZARE”.  Il librettino sono 60 riquadri fronte-retro che passano in rassegna le “piccole imprese” di Nuoro città e immediati dintorni, da quelle più tradizionali, edilizia e ristorazione, a quanto oggi può creare occupazione e reddito ieri impensabile: la creatività di pensiero, il mondo online.  Tutto questo, per dire dell’impossibile contrastato dal divorante reale, è a rischio di chiusura. Anzi, dicono cassandre e cassandristi,  tutto è omologato alla distruzione. Però bisogna continuare a credere nel Primo Maggio. Dicono i catastrofisti:  cosa vuoi che conti, in questa misconosciuta periferia dell’impero, buona solamente a fare da icona mediatica di banditismo e folclore, l’unione tra piccole imprese? La crisi globale spazza via intenti, buona volontà e sua messa in opera. Però bisogna continuare a credere nel Primo Maggio.   Rassegnarsi sarebbe come buttarsi dentro la fossa da se stessi scavata e aspettare che altri, per pietà, per cattiveria, ci buttino addosso palate di terra il tanto che basta a ricoprire: ché anche sulla morte, sulla sua capacità di rappresentazione,  bisogna tagliare. Invece no.
Racconto a mo’ di metafora l’esperienza di un libro di cui sono coautore insieme a Piero Cicalò, Pietro Dettori e Bore Muravera: Pitzinnos Pastores Partigianos eravamo insieme sbandati, edito il 22 novembre 2012,  520 pagine,  primo titolo della collana Annales dell’Anpi (Associazione Nazionale partigiani d’Italia) di Nuoro. Non parlo qui del testo ma dell’oggetto libro in  rapporto ai contenuti, al loro sfruttamento, anche commerciale. Tutto è stato pensato in loco, a Nuoro e nei dintorni, allargando dall’ hinterland ad altri paesi della Provincia. È stato pensato in funzione di fare diventare il nostro “qui e ora” storici e geografici, come fattore produttivo. La prospettiva del testo è la narrazione di una storia e di storie altrimenti risapute,  da un’ottica e un’apertura d’orizzonte nuoresi: cosa finora mai avvenuta. Di modo che l’indotto possa avere Nuoro come centro, come punto di emanazione, e come ritorno economico: la moneta, il costo del libro ripagato, e la visibilità. Un’operazione impossibile senza progetto comune e senza sinergia. Le prime mille copie del libro sono state distribuite e vendute  in men che non si dica. Si è provveduto alla ristampa di 1500 copie e si sta cercando di organizzare una rete di distribuzione anche per lavori a venire. Si è ancora, almeno per quanto riguarda Pitzinnos Pastores Partigianos, in clima di autarchia, seppur costruente e non distruggente. C’è un dato da evidenziare: il nostro libro, per progetto, per grafica, quella di copertina è di Nico Orunesu,  per  lavorazione tipografica, è il primo che realizza Studio Stampa, cooperativa artigiana che pure vanta una lunga tradizione di pubblicazione di libri, molti di qualità.  Mai però si era lavorato con un controllo quotidiano, pagina su pagina, da parte di impaginatrici, stampatori, rilegatori. Un controllo sulla qualità che ha dato un risultato di qualità. Il libro stampato a Nuoro entra pure in una rete di distribuzione che va oltre Nuoro, oltre l’Isola. È capace di prendere altre strade, di indicare percorsi e risorse.  E induce a ben sperare e programmare. La questione è tanto retorica quanto quotidianamente  praticabile: se un’esperienza locale, che richiede organizzazione di tempo e lavoro, assiduità e controllo, ha avuto buon esito, vuol dire che anche altre cose sono possibili dove si pensava e presumeva non lo fossero.
L’esperienza di Pitzinnos Pastores Partigianos a Studio Stampa, durata quasi sei mesi, controllo intellettuale e controllo lavorativo messi insieme,  dice che è questo “mettersi insieme” a costituire di per sé risorsa, a istituire modello. A contrapporsi alla crisi. Dice un luogo comune che fu Davide a sconfiggere Golia. Noi potremmo essere Davide.

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