Chi tutela la tutela!

1 Giugno 2008

Sandro Bondi
Marcello Madau

Il nostro originario interrogativo di due mesi fa diventa da oggi un punto esclamativo. Alla disinvolta operazione di Francesco Rutelli del 28 febbraio scorso, crisi del governo Prodi ormai definita, segue l’annullamento e un’azione sulle nomine dei Soprintendenti gestita dal suo successore al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, monsignor Sandro Bondi, sulla scorta del pronunciamento della Corte dei Conti.
Un risultato, nell’ennesimo sconquasso che attraversa irresponsabilmente il sistema tutela, appare peraltro positivo, la fine –almeno apparente – dell’accorpamento delle Soprintendenze a doppia provincia (Sassari e Nuoro, Cagliari e Oristano) della Sardegna, che da almeno un anno, sostenendo la denuncia di un nutrito gruppo di archeologi sardi, avevamo condannato.
Ormai non c’è ragione di stupirsi dello spoiling system nel sistema dei beni culturali: una volta considerato Ministero di serie B, destinato alle seconde e talora terze file della politica (chi ha almeno i miei anni ricorderà con desolazione la Bono Parrino) e negletto, oggi invece ricoperto di considerazione: si potrebbe persino considerare un segno di salute la vigorosa attenzione che la nostra classe dirigente gli dedica, cresciuta anche perché il lavoro di generazioni di grandi uomini di cultura ha prodotto molto. Ma ora il mercato del tempo libero legato a cultura e ambiente è diventato appetibile, e soprattutto il governo della tutela è centrale per lo sviluppo controllato del territorio e quello dei fenomeni speculativi ad esso connessi.
In questo quadro la situazione sarda ha, nuovamente, una sua specialità, che può persino servire da cartina di tornasole: la particolare importanza del controllo della gestione di un territorio che, all’interno del più generale fenomeno di mercato prima sottolineato, è davvero notevole e per molti versi unico. Questo spiega la durezza dello scontro sulla tutela delle coste, meritoriamente perseguita dal governo regionale e boccone prelibato tolto ai blocchi economici legati alla destra, la sacrosanta difesa di Tuvixeddu, ma anche (il ma-anchismo è ormai un po’ sardo, stante l’appartenza di Soru al PD), le nominations date per chiara fama a grandi architetti per occuparsi di pregevoli beni culturali e paesaggistici come Tuvixeddu (ieri Clement) o Monteponi (oggi Herzog ) sempre nello scenario peraltro interessantissimo di FestArch (mi ricorda la democrazia greca sotto i tiranni arcaici e la loro ricerca di grandi artisti per abbellire i luoghi e perpetuare la memoria di sé).
E ancora, il silenzio della Regione sull’accorpamento delle Soprintendenze sarde, da noi più volte letto come tentativo di avere una strada ancora più facilitata per il ‘passaggio di competenze’ nel governo dei beni culturali da associarsi alla poco opportuna gioia dei sassaresi quando la sede della Soprintendenza unica regionale per i beni archeologici, inizialmente stabilita a Cagliari, fu a febbraio spostata a Sassari. Tra di essi qualche archeologo della soprintendenza si è persino lamentato sui giornali della poco incisiva risposta politica data in Sardegna, invitando a prendere in mano il proprio destino: non abbiamo capito se si tratta di un’autocritica o di un invito a proseguire nel passaggio di competenze, verso un più strutturato potere regionale. Certo, se oltre a noi del Manifesto Sardo e pochi altri la risposta dei soggetti che contano fosse stata più incisiva, invece che fare la battaglia sulla dislocazione delle sedi, non avremmo avuto il pasticcio dell’accorpamento.
Che oggi, annullato da Bondi e cavalcato criticamente dall’UGL, rappresenta l’ennesimo errore politico della sinistra (ma, essendo per definizione plurale, anche se non unita, non di tutte) e un’ulteriore dazio pagato ai dissennati errori politici di Francesco Rutelli e del Partito Democratico.
Intanto le vittime di tutto ciò sono la rete di funzionari e lavoratori della tutela, e nell’incertezza alla quale viene continuamente consegnata – nel più generale attacco alla rete pubblica della cultura – la rete dei beni culturali e paesaggistici nazionali e regionali.

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