La separazione dei poteri

15 Luglio 2007

Andrea Pubusa

La Corte dei Conti ha dato, in occasione della “parificazione” dei conti regionali, una prova esemplare della sua indipendenza. Ha svolto la sua funzione di garante della legalità. Perché allora invocare – come fanno molti e non solo Soru – altre improbabili autorità indipendenti o certificatori di varia natura? L’indipendenza è il bene più prezioso del controllore, poi vengono la professionalità e le procedure. Queste ultime, infatti, senza la prima svaniscono. Ben vengano, dunque, adeguamenti di strumenti e procedure; si rafforzino e si innovino le professionalità della Corte, ma non butterei via il bambino con l’acqua sporca. Del resto, non è un caso che si parli dell’inadeguatezza della Corte proprio quando essa si mostra adeguata e che se ne contesti l’azione proprio da parte del controllato, allorché questi ha subito il rigore del controllo e i benefici (per la collettività) effetti dell’indipendenza. Che stravaganza concepire il controllore come un organo che dice sempre e soltanto sì, ossia che non controlla. Oppure criticarne l’obsolescenza e la scarsa professionalità proprio quando ha preteso di fare il suo dovere. Ma, a ben vedere, qui la professionalità non c’entra, la questione sollevata dalla Corte dei conti sarda si trae dai fondamentali della contabilità pubblica (e privata) ed era stata segnalata al Presidente dalla struttura amministrativa e da pareri vari. Quanto Soru pretende di fare alla Regione non avrebbe potuto farlo neanche a Tiscali, ossia in una società quotata in borsa. La Corte poi non ha demandato la decisione ad un fazioso Collettivo politico-giuridico, ma alla Corte costituzionale. Sarà un giudizio giusto perché adottato a seguito di un giusto procedimento. Il Presidente della Giunta potrà ampiamente far valere le proprie ragioni e, dunque, deve starsene buono e tranquillo, come lo siamo e lo saremo noi cittadini sardi qualunque sia il giudizio del Giudice delle leggi. Il merito della manovra – come si vede – non c’entra, è importante, ma è altra cosa.
Questa vicenda evidenzia però un altro dato, che è bene segnalare. La visione del rapporto fra organi istituzionali del Presidente della Regione è, a dir poco, precostituzionale. Vede nelle forme e nelle procedure un ostacolo e non un modo necessario dell’esercizio del potere. Non comprende che, per manifestarsi, il potere necessita di forme perché l’alternativa sono le vie di fatto, e queste, prima o poi, danno sempre luogo alla sopraffazione e all’arbitrio. Come pare sia avvenuto nel caso Saatchi & Saatchi, almeno stando alla relazione bipartisan del Consiglio regionale. Né l’elezione diretta esime dal rispetto delle forme, poiché il carattere democratico dell’ordinamento si manifesta anzitutto nel sottoporre alla legge coloro che possono concorrere a farla, gli stessi legislatori, specie se vengono in considerazione norme e principi di rango costituzionale. E’ il nucleo essenziale dello Stato democratico e di diritto, così come sono connessi ad esso gli istituti di garanzia della legalità, a partire dagli organi di controllo che, per loro natura, devono essere indipendenti da ogni altro potere e, in particolare, dal controllato. Ecco perché hanno dato pessima prova e non sono credibili i controlli affidati a organi privati, nominati e compensati dal controllato. Per la semplice ragione che, se svolgono con rigore la propria funzione, subiscono inevitabilmente la sorte a cui li avrebbe certamente destinati Soru nei giorni scorsi, se fossero dipesi dalla Regione. E in questi casi il solo pericolo del licenziamento è di per sé motivo sufficiente a dissuadere dall’esercizio obiettivo della funzione.
Altro problema ancora è il formalismo inteso come eccesso di forme, come barocchismo privo di utilità, non funzionale alle garanzie. Ma in tal caso il rimedio non è l’eliminazione della garanzia e del bilanciamento, ma quella degli adempimenti inutili, dei lacci e lacciuoli.
Oggi viviamo in un’epoca insofferente della legalità e delle regole: dalle morti sul lavoro all’estensione abnorme del precariato in violazione dello spirito e del testo dello Statuto dei lavoratori alle operazioni del capitale finanziario a livello internazionale. Perché del resto nella globalizzazione i potentati economici e finanziari tendono a saltare gli Stati se non per accantonarne le Costituzioni e farsi le leggi da sé? Ma è bene ricordare che la legge della giungla giova ai più forti, conduce alle prevaricazioni e alle guerre e che i deboli possono trovare solo nella legge il correttivo all’arbitrio e alla prepotenza. Ecco perché i neocons professano un anarchismo tutto speciale che investe gli organi ad elezione diretta, i capi degli esecutivi al pari dei vertici delle corporations. E’ il credo istituzionale di Bush e di Berlusconi, ma anche di Soru, che sotto questo profilo esprime idee, proposte e comportamenti simili alla destra libertaria e neocons americana. Possibile che il centrosinistra e la sinistra sarda, compresa quella comunista che appare sempre più distratta, non se ne siano ancora accorti?

3 Commenti a “La separazione dei poteri”

  1. Marcello Madau scrive:

    Il tema del rapporto fra tipo di società (con relativo scontro di classe) e relative regole (giuridiche, istituzionali, amministrative) è fondamentale. E’ solo apparentemente curioso che sempre più spesso tocchi alla sinistra di classe prendere la bandiera della legalità (operazione da condurre sempre con una certa attenzione), del rispetto delle regole e della separazione/equilibrio dei poteri.
    Mi chiedo, e domando agli esperti – in particolare ad Andrea – : dal nostro punto di vista le società di oggi con il tipo di scontro imperiale in atto (compresi i livelli di crisi manifestati dallo stesso ‘impero’) devono ‘soltanto’ difendere il ‘vecchio’ complesso giuridico di tipo liberale, o devono innovare, dove e come?

  2. Andrea Pubusa scrive:

    Caro Marcello, la tua è la classica domanda da centomilioni di dollari. Riguarda un punto centrale e complesso. Posso rispondere nel prossimo numero?
    Ciao Andrea

  3. Marcello Madau scrive:

    Mi sembra un tema importante, e la tua risposta (anche se la valutazione economica, che sottolinea la delicatezza del quesito, un po’ mi preoccupa) è un impegno che penso sarà prezioso per tutti. Giro la proposta a collettivo redazionale e direttore. Ciao e alla prossima, allora.

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