Tsipras mette alla prova il neoliberismo sull’austerità

1 Maggio 2016
tsipras
Argiris Panagopoulos
Misure preventive di austerità nel momento che la Grecia cerca di superare l’impatto della doppia crisi, economica e dei profughi.

Questa nuova follia pretendono da Atene parte dei suoi creditori, con il Fmi e Schaeuble in prima fila, che non si rassegnano di far cadere il governo di Tsipras, reo di aver per ennesima volta superato ogni aspettativa rivendicando la valutazione positiva del suo lavoro svolto dopo la firma del accordo di luglio e l’avvio immediato della discussione per diminuire il debito greco a livelli sostenibili.

Per prima volta un governo greco pretende dai suoi creditori di onorare le loro firme e di fare quello che hanno detto. Questa volta sono il Fmi e Schaeuble che truccano le carte. “Non faremo niente di più e niente di meno che siamo accordato”, non si stanca di ripetere da settimane Tsipras, contento che il suo governo tra mille difficoltà ha fatto molto per risanare l’economia greca e alleggerire il peso della crisi dalle spalle dei più deboli.
L’accordo di luglio non è stata la pietra tombale dell’esperienza di SYRIZA, del suo governo, di Tsipras e della Sinistra Europea, come aveva sperato il neoliberismo europeo e molte delle sue casse di risonanza della sinistra settaria. L’economia greca ha resistito all’assedio e i controlli di capitali. La recessione non è stata del 7% come prevedevano i ricattatori di Bruxelles, Berlino e Francoforte e i loro pappagallini a sinistra. Secondo l’Eurostat la recessione in Grecia è stata solo del 0,3% per il 2015. Perfino per il Fmi la recessione in Grecia è stata solo 0,2% per il 2015, si prevede il suo aumento al 0,6% per il 2016 e uno sviluppo del 2,75% per il 2017. Perfino la disoccupazione in queste condizioni difficili è diminuita al 24,4% il gennaio del 2016, secondo l’Eurostat, dal 25,7% che era nel gennaii del 2015, prima della vittoria di SYRIZA nelle elezioni.
Ancora peggio per il Fmi, i neoliberisti e la sinistra settaria la Grecia ha avuto un surplus primario del 0,7% e la cosa più importante non grazie a tagli ma grazie alla politica fiscale del governo Tsipras, le sue battaglie contro la corruzione e l’evasione fiscale, il netto miglioramento delle entrare, e nonostante i costi per la politica sociale per affrontare la crisi umanitaria che ha permesso a 2,4 milioni di greci di avere accesso all’assistenza sanitaria e le medicine, insieme agli immigrati e i profughi, i costi per le quasi 350.000 persone che prendono generi di prima necessità dai supermercati grazie alla “tessera sociale”, nonostante il costo per le 220.000 famiglie che hanno visto garantita la corrente elettrica o quello per le oltre 20.000 famiglie che ricevono un contributo per pagare l’affitto, le migliaia di persone che sono riassunte per lavorare allo stato e le prime vere assunzioni nei due settore quasi distrutti dalla crisi, la scuola e la sanità pubblica.
Chi puntava sulla caduta del governo di Tsipras da una possibile rivolta popolare portata avanti da Nuova Democrazia, Pasok, Alba Dorata, KKE e sinistra extraparlamentare è rimasto deluso. I blocchi degli agricoltori e i scioperi di Gsee e Adedy non hanno avuto l’impatto che aspettavano invano le destre e le sinistre fuori SYRIZA.
I greci si sono mobilitati e in massa in una sola occasione, facendo proprio l’invito del governo per aprire le porte delle loro case ai profughi. Più della metà dei greci ha aiutato direttamente o indirettamente i profughi, dicono indagini indipendenti. Le università e le scuole greche si preparano già per ricevere profughi, mentre negli ospedali pubblici i profughi e gli immigrati non saranno costretti a pagare il doppio dei greci per essere assistiti, come avevano deciso gli infami governi di Nuova Democrazia e Pasok, ma avranno l’assistenza gratuita come tutti gli altri cittadini. La Grecia, grazie principalmente a SYRIZA, non è la Francia o l’Ungheria, e non è nemmeno l’Austria o l’Italia perché ha smentito anche i predicatori del razzismo e della xenofobia. L’Alba Dorata resta ancora ai margini della società e della politica greca anche se il paese ha mantenuto i suoi confini aperti accogliendo più di 1.000.000 di profughi in meno di dodici mesi e ospita questo momento quasi 55.000 profughi. L’ondata dei profughi al contrario degli altri paesi europei sembra che ha aiutato la coesione della società greca ai valori di solidarietà, dell’umanismo e della giustizia sociale a parte le enormi difficoltà dell’accoglienza di cosi tante persone in un paese cosi piccolo e devastato dalle politiche neoliberiste. La guerra non è solo economica. Il neoliberismo ha scatenato le sue guerre contro la nostra civiltà e SYRIZA e il suo governo cercano di vincere sulle sponde dell’Egeo, a Idomeni, al porto di Pireo.
Questo neoliberismo barbaro e selvaggio ha paura dei successi del governo greco, della sua resistenza e coerenza per combattere l’austerità con la società in piedi e il fatto che rappresenta una minaccia a livello europeo per il neoliberismo grazie alla sua capacità di rompere l’isolamento e stringere alleanze e amicizie con governi, movimenti ed organizzazioni sindacali, associazioni e la società civile di tanti paesi europei. Il neoliberismo ha paura del governo greco perché sa molto bene che senza la vittoria di SYRIZA Lisbona non avrebbe avuto il governo di Antonio Costa, sostenuto dal Blocco di Sinistra e dal Partito Comunista Portoghese, mentre in Spagna il Podemos e la Sinistra Unita puntano di vincere le nuove elezioni il 26 giugno.
SYRIZA, il governo greco e Tsipras rimangono il pilastro per una politica antiliberista in Europa. SYRIZA, il governo greco e Tsipras rappresentano la sinistra più estrema in Europa perché invece di accontentarsi di denunciare il capitalismo universale fanno politica per cambiare gli equilibri europei e migliorare le condizioni materiali delle persone colpite dalla crisi e dalle guerre. Ora. Lo sappiamo molto bene noi e lo sanno molto bene anche loro.
Non a caso il Fondo monetario internazionale e il suo grande protettore in Europa, il ministro delle Finanze tedesche Schaeuble, pretendono che la Grecia vota in altro pacchetto di misure preventive e dettagliate di 3,5 miliardi che potranno essere applicate se Atene non raggiunge un surplus primario del 3,5% del Pil il 2018.
Si dice che il Fmi e Schaeuble pretendono un 4° Memorandum dalla Grecia.
La Commissione Europea, la BCE e il Meccanismo Europeo di Stabilità considerano che la Grecia ha già applicato il 99% delle misure previste dall’accordo di luglio e non capiscono perché il Fmi pretende le cosiddette misure preventive, visto che per primo il Fmi riconosce il bisogno urgente per la sostenibilità del debito greco attraverso una suo forte taglio.
Il Commissario Europeo Moscovici ha rifiutato la proposta del Fmi per le misure preventive considerando che sono illegali e antidemocratiche, facendo propria la proposta del governo greco per un meccanismo che potrà esaminare le nuove misure se le istituzioni decideranno che saranno necessarie. Secondo Moscovici il pacchetto delle misure applicate basta perché la Grecia ottiene l’obbiettivo del surplus primario per il 2018. “Siamo d’accordo sul 99% per il primo pacchetto delle misure fiscali e delle riforme strutturali… e il presidente dell’Eurogruppo è l’unico responsabile per convocare la sua riunione per risolvere il problema”, ha continuato Moscovici.
Tsipras ha parlato giovedì con il ministro delle Finanze americano e il presidente della Commissione europea per le trattative per la chiusura della prima valutazione del programma per la Grecia. Secondo Tsipras “la posizione e le alleanze del paese in Europa sono molto più forti da qualsiasi altra volta dall’inizio della crisi”, avvertendo che saranno smentiti tutti quelli che aspettano una ripetizione del luglio del 2015.
Il fatto che Tsipras ha chiesto la convocazione del Consiglio europeo in caso che non si convocasse l’Eurogruppo per decidere sulla valutazione del programma per la Grecia e il finanziamento del paese sembra che ha accelerato i ritmi di lavoro della diplomazia comunitaria ed europea. Dopo la sua conversazione con Tsipras il presidente del Consiglio europeo Tusk ha avuto una vera maratona di conversazioni con i leader della Germania, Francia, Olanda e le istituzioni europee. Il fatto che la Francia ha fatto sapere che sosterà la proposta di Tsipras per la convocazione del Consiglio europeo ha fatto che il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha viaggiato a Parigi per cercare una data per la convocazione dell’Eurogruppo, fissata per lunedì 9 maggio, mentre la Francia ha sottolineato che con la sua posizione si sono schierati anche altri paesi europei, come l’Italia e il Portogallo. Cosi il ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo non solo ha accettato di convocare la sua riunione ma anche di informare i suoi colleghi che a parte della valutazione positiva dei passi fatti dalla Grecia si dovrà decidere anche di aprire il dibattito per la sostenibilità del debito greco.
Ma perché un falco come Dijsselbloem ha fatto passi indietro? Perché probabilmente l’Europa non si trova nel luglio del 2015.
La pretesa per l’adozione di misure preventive “non sarebbe accettata da nessuna democrazia del mondo”, ha detto il presidente delle Commissione europeo Juncher. “Nessun parlamento democratico in tutto il mondo e in nessun caso potrà accettare di adottare ex ante misure che dovranno essere applicate dopo”. ha detto Juncer al Collegio dei commissari, considerando che “l’economia greca non resiste altre misure” e che “il progetto delle misure preventive per la Grecia è incostituzionale ed irrazionale”.
Le dichiarazioni del presidente della Commissione europea sulla incostituzionalità delle pretese del Fmi per le misure preventive ha aumentato le proteste contro le proposte del Fondo costringendo anche il presidente dell’Eurogruppo di ammettere che le misure preventive portano a problemi legali, mentre il presidente del Gruppo dei Socialisti e dei Democratici Europei Pittella ha detto che “non possiamo chiede dalla Grecia di prendere nuove misure. Questo significa che i “falchi” vogliono uccidere la Grecia. Non possiamo permettere questo ricatto”.
Intanto 8 europarlamentari da tre diversi gruppi, di cui Sergio Cofferati del socialisti e Curzio Maltese della Sinistra europea e de “L’Altra Europa con Tsipras”, hanno firmato un appello – dichiarazione chiedendo dai leader europei di aprire il dibattito sulla sostenibilità del debito greco e il rifiuto delle misure preventive in Grecia.
Per il momento non è escluso un incontro tra il presidente dell’Eurogruppo e i ministri delle Finanze tedesco, francese, greco, il presidente della BCE, della Commissione europea ed il direttore del Fmi prima della riunione dell’Eurogruppo per discutere per l’avvio del dibattito per la sostenibilità del debito greco e per avere già “fumo bianco” prima della riunione dell’Eurogruppo. La riunione del Consiglio europeo rappresenta la valvola di sicurezza di Tsipras, perché dovrà essere convocato il 14 o il 15 maggio se non ci sarà una decisione dall’Eurogruppo.
Non a caso Tsipras ha accettato l’invito di Renzi, come aveva accettato quello di Hollande, ad essere presente alla prossima riunione dei capi di governo e di stato dell’area socialista, socialdemocratica e democratica che si svolgerà a Roma.

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