Come vengono trattati i gioielli ambientali delle coste sarde

16 Luglio 2019
[Stefano Deliperi]

Secondo i turisti di tutto il mondo, le spiagge della Sardegna sono fra le più desiderate in Italia (classifica nazionale Tripadvisor, 2019).

Veri e propri gioielli ambientali, straordinarie attrattive turistiche da conservare e fruire con intelligenza e buon senso. Intelligenza e buon senso sembrano, però, espressioni fuori luogo, se riferite a fin troppi gioielli ambientali delle coste sarde. E’ arrivata l’estate e si vede: sale l’avidità e spariscono gli scrupoli.

Ecco un paio di esempi. A Tuerredda, lungo il litorale di Teulada, in tanti gioiscono della bandiera blu, ancora una volta concessa. In realtà, fin da giugno chioschi e servizi per la balneazione, con i loro ombrelloni, sdraio e pedalò, impediscono anche due passi sulla battigia marina.

Nelle settimane a venire, come avviene da fin troppi anni, la progressiva occupazione della spiaggia farà impallidire le immaginazioni più allucinanti (e allucinate): la spiaggia viene soffocata da chioschi, ombrelloni, parcheggi peggio di una qualsiasi spiaggia della Riviera Romagnola.

Controlli non pervenuti, nonostante varie istanze in proposito avanzate dall’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus alla Guardia costiera, al Corpo forestale e di vigilanza ambientale, al Comune di Teulada sul rispetto delle già assurde concessioni demaniali marittime.

Coste e mare rientranti nel demanio marittimo (artt. 822 cod. civ., 28 cod. nav.), tutelati con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), Tuerredda ha bisogno di drastiche misure – come il numero chiuso dei bagnanti – per consentirne la salvaguardia: il Comune di Teulada, a cui sono delegate le funzioni amministrative in tema sul demanio marittimo, da anni fa orecchie da mercante.

A Punta Molentis, sul litorale di Villasimius, hanno recintato il mare.

«Tancas serradas a muru, fattas a s’afferra afferra, si su chelu fit in terra,
che l’aian serradu puru».

Il poeta Melchiorre Murenu, scagliandosi contro gli effetti di rapina delle terre collettive determinate dall’Editto delle Chiudende, non immaginava quanto avrebbero fatto più di centocinquant’anni dopo i suoi conterranei.

Sarà effetto delle mareggiate primaverili, sarà effetto anche di ulteriori effetti atmosferici, ma il mare ha modificato i suoi confini e oggettivamente oggi l’acqua marina è attraversata da una recinzione di un’area in concessione. Buon senso e norme dovrebbero prevederne la revisione.

Lo scorso 1 maggio, Festa del lavoro, fervevano i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria del locale chiosco, mentre qualche giorno prima la Guardia costiera aveva posto sotto sequestro preventivo un pontile abusivo lungo 14 metri realizzato da chissà chi.

In precedenza, nell’agosto 2017, era stata documentata una situazione di cattiva gestione ambientale, suscitando le rimostranze del sindaco di Villasimius, agli inizi di luglio 2019 le recinzioni di una concessione demaniale marittima a fini balneari interessano serenamente l’acqua di mare, mentre l’assurdo affollamento di bagnanti coinvolge anche le dune e rende la spiaggia sempre più simile a una scatola di sardine.

E chi se ne frega, qualcuno penserà, sono soldi che entrano: dieci euro per ogni posto auto, migliaia di euro incassati ogni giorno.

Ambiente e bagnanti da spennare e, magari, riuscire a lucrare anche qualche altro progetto con fondi pubblici per salvaguardare dune e spiaggia, il Providune, infatti, è terminato insieme ai relativi fondi comunitari LIFE (3.352392,00).

Coste e mare rientranti nel demanio marittimo (artt. 822 cod. civ., 28 cod. nav.), tutelati con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), interessati dal sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Isola dei Cavoli, Serpentara, Punta Molentis e Campulongu” (codice ITB040020) e dall’area marina protetta “Capo Carbonara”.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha inviato (8 luglio 2019) una specifica istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione degli opportuni provvedimenti con la richiesta di verifica del rispetto delle concessioni demaniali, della opportuna revisione e della pubblica fruibilità della spiaggia. Coinvolti la Guardia costiera, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, il Comune di Villasimius, l’Area Marina Protetta “Capo Carbonara”, informato il Ministero dell’Ambiente.

In un primo momento il sindaco Dessì attribuisce la colpa della situazione all’alta marea, affermando d’essersi insediato solo pochi giorni prima (L’Unione Sarda, 9 luglio 2019), come se non fosse stato sindaco nel precedente mandato amministrativo, poi afferma di “avere già in programma di intervenire” per fermare il degrado.

Come?

Con la delibera Giunta comunale n. 120 del 10 luglio 2019 e con l’ordinanza sindacale n. 13 del 10 luglio 2019 viene limitata la presenza giornaliera a 300 bagnanti, viene impedito l’accesso dal mare, vengono aumentati biglietti d’ingresso e balzelli. Nulla si dice sulle concessioni demaniali esistenti.

E come aveva in “programma di intervenire” in precedenza? Aumentando i parcheggi a pagamento da 200 a 300 nel mese di agosto e così aumentando a dismisura le presenze.

Poi l’esposto ecologista, l’attenzione dei mezzi d’informazione e, in particolare, la “relazione di servizio della Capitaneria di Porto di Cagliari – Sezione staccata di Villasimius, acquisita al protocollo generale dell’ente al n. 10477 del 10.07.2019 e relativi allegati” han fatto cambiare idea e han fatto adottare i primi provvedimenti per ridurre il pesantissimo carico antropico.

Bastera? Ci sarà un sussulto di decenza per la gestione dei gioielli ambientali delle coste sarde?

Stefano Deliperi  è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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