Dopo le liste

16 Marzo 2008

Arcobaleno
Marco Ligas

La formazione delle liste elettorali è stata sempre un momento importante della vita dei partiti. Anche se in modo approssimativo, una lista elettorale delinea l’identità di una forza politica, mette in evidenza l’area sociale che rappresenta e gli obiettivi che vuole raggiungere.
Che cosa si coglie, nell’attuale campagna elettorale, dalle liste che le diverse formazioni hanno proposto? Se analizziamo i due partiti maggiori, almeno in Sardegna, registriamo una conferma, con poche eccezioni, dei vecchi gruppi dirigenti. Sembra paradossale ma chiunque potrebbe attribuire le liste del 2008 alle elezioni del 2001 o a quelle precedenti. Una scelta più conservatrice sarebbe stata difficile. Eppure entrambi questi schieramenti parlano di rinnovamento e invitano i dirigenti nazionali dei loro partiti a venire nell’isola con l’obiettivo di conquistare nuovi elettori proprio in virtù dei cambiamenti che propongono. Il Partito Democratico non è riuscito neppure a ripetere l’operazione demagogica condotta da Veltroni su scala nazionale: inserire fra i candidati un operaio o un dirigente d’azienda nel tentativo di offrire una parvenza di unità nazionale. Le modalità scelte per la formazione delle liste hanno avuto la stessa ispirazione elitaria. Tutti i partiti, localmente, hanno agito in pieno isolamento, nel chiuso delle loro sedi e in un rapporto di dipendenza dagli organismi nazionali. Se accostiamo questa procedura alla pessima legge elettorale dobbiamo concludere che la Costituzione Repubblicana non poteva essere violata in modo più plateale. Andremo a votare per candidati imposti, alcuni dei quali neppure conosciuti dagli elettori perché frutto di infinite ed estenuanti mediazioni tra gruppi dirigenti sempre più lontani da una pratica democratica. Insomma, viene confermata una tendenza autoritaria che priva sempre più frequentemente i cittadini delle loro libertà. Le stesse elezioni, per il modo in cui si svolgono, tolgono autorevolezza e credibilità alle istituzioni rappresentative. E non va sottovalutata la dimensione abnorme delle risorse finanziarie che oggi una campagna elettorale richiede: chi si candida e cerca di essere eletto deve investire una parte considerevole del suo(?) patrimonio. Questo aspetto provoca una forte selezione nelle candidature: si presenta ad una competizione elettorale soltanto chi ha i mezzi necessari per affrontarla. È evidente come queste procedure, che sono sempre più diffuse nei partiti conservatori o della destra, non si concilino con le formazioni che vogliono battersi per una politica di rinnovamento sociale che basa la propria identità sulla partecipazione democratica.
La Sinistra Arcobaleno non si è distinta nella fase della formazione delle proprie liste, e ciò renderà più difficile la campagna elettorale; per risalire la china non sarà sufficiente richiamarsi a principi generali secondo cui votando questo schieramento si fa un investimento a redditività differita. Nessuno ha dubbi sulla necessità di una sinistra che si presenti come un soggetto unitario e plurale. Ma questa caratteristica deve vivere nella quotidianità, deve permeare tutto il corpo della nuova formazione. Il nuovo soggetto, così come si è presentato al suo esordio, non ha mostrato queste caratteristiche, continua a vivere come somma di quattro partiti che lasciano ai margini, come se avessero paura di esserne travolti, sia la sinistra che non si riconosce nelle forme-partito (associazioni, movimenti), sia quella diffusa nella società (ma che vota, partecipa alle lotte per la difesa della laicità, della Costituzione, della pace). Servono invece segnali visibili di cambiamento, già nel corso di queste settimane che ci separano dal voto, regole che consentano a tutti, quelli iscritti ai partiti e quelli non iscritti, di partecipare da protagonisti alle scelte che vengono fatte. E sarebbe utile accompagnare queste regole con proposte politiche convincenti. La situazione della nostra isola ne suggerisce almeno due, di importanza immediata: riguardano il lavoro e la tutela del territorio. Innanzitutto serve individuare al più presto, superando le rivendicazioni generiche, quelle attività produttive più rispondenti ai bisogni delle persone e capaci di garantire ai lavoratori una stabilità. In secondo luogo, visti i rischi che incombono su alcuni beni comuni come Tuvixeddu e i siti minerari, occorre precisare e difendere una politica di tutela del territorio che sia capace di bloccare definitivamente ogni tentazione speculativa. È possibile impegnarsi in queste direzioni?

15 Commenti a “Dopo le liste”

  1. Pierluisa Castiglione scrive:

    i nomi della sinistra arcobaleno decisi per la sardegna tolgono ogni speranza oltre che l’idea di votare la lista: mi piacerebbe che qualcuno me li argomentasse

  2. gigi pittalis scrive:

    con questa candidatura al senato calata dall’alto la sinistra arcobaleno ha deciso di non avere rappresentanza..

  3. Michele Piras ( Giovane Comunista ) scrive:

    scusate, non mi sembra il momento di aprire ulteriori polemiche sulla questione “candidature”, ma se proprio c’è stata un candidatura calata dall’alto, be, quella è alla Camera e non di certo al Senato. E poi bisognerebbe smetterla con questa storia dell’alto e del basso, ma che significa?

    Io so solo che i partiti hanno degli organismi dirigenti che hanno determinate funzioni e delle regole da rispettare. tra le sue regole ce n’è una che prevede l’apertura delle liste agli indipendenti e quindi a candidature cosiddette esterne! Ovviamente le candidature devono essere condivise e trovare un certo consenso ma delle scelte devono essere fatte.

    Che significa candidatura calata dall’alto al senato?
    Che sappia io la candidatura di Marinora Di Biase è stata scelta, votata e condivisa quasi ad unanimità dall’intero comitato politico regionale del PRC.
    Quindi è una candidatura in piena regola, se poi c’è qualcuno che pretende che dieci persone che improvvisano un comitato debbano scegliere i candidati, che lo dicano. Se poi, addirittura si dovesse sostenere che non sono dieci le persone ma sono migliaia, bene, che si facciano una lista e si scelgano i loro candidati. Perchè, e vi chiedo scusa ma non ne posso più, ci stiamo prendendo un brutto vizio in questa sinistra…non si capisce più quali sono le regole e chi dovrebbe fare cosa, sarebbe ora di essere un po’ più seri, semplicemente più seri e anche un po’ più rispettosi del lavoro che fanno anche gli altri.

  4. Andrea Pubusa scrive:

    Il fastidio del giovane Piras per la discussione e per la critica è lo stesso che ha condotto due grandi partiti comunisti (il PCF e il PCE) al 2%: la politica come utilizzazione di sigle da parte di piccoli gruppi in aspra lotta fra loro e in funzione prevalentemente elettorale (e non solo). Tutti i grandi dirigenti del Movimento operaio, invece, a partire da Marx (che invitava tutti i proletari del mondo ad unirsi) hanno sempre mirato a costruire grandi partiti e movimenti di massa, capaci di riunire milioni di persone corrispondendo ai loro bisogni.
    Caro Piras, i nostri attuali partitini della sinistra sono la triste caricatura di quelle grandi organizzazioni. Suvvià, un pò di ottimismo! Maggior fiducia negli ideali della sinistra! Bisogna nutrire l’ambizione di coinvolgere grandi masse, non piccoli gruppetti in lotta fra loro.

  5. Michele Piras ( Giovane Comunista ) scrive:

    sono d’accordo con lei professore, ed è proprio per questo che penso che si debba smettere di fare polemiche sterili e fare critiche più costruttive. L’obiettivo che lei hai indicato per la sinistra lo si raggiunge solo se ci si unisce e quindi se saremo capaci di costruire una piattaforma politica-programmatica ed un insieme di valori su cui ricostruire una Sinistra, ma una sola, di massa e con ambizione di governo, ossia capace di dare risposte su tutti i settori (sanità, lavoro, turismo, mezzogiorno, politica estera, economia, diritti ecc).
    sono consapevole che oggi questo non esiste e proprio per questo mi dispiaccio molto quando continuo ad constatare che a volte ci facciamo più male tra di noi più di quanto ce ne facciano gli altri.
    Non ho nessun fastidio, per questi motivi, ne verso la critica ne verso la discussione. la mia era, al contrario, una critica specifica verso un’osservazione fatta senza, a mio parere, cognizione di causa! Quella fatta verso la candidatura al senato. Al contrario, poi, penso che a volte si strumentalizzi il titolo di “movimento” o di “comitato” o sigle varie per fare i propri comodi e per liberarsi, con facilità, da regole e criteri decisionali, tanto è vero che queste “organizzazioni” stranamente nascono come funghi in campagna elettorale.

    Tanto credo che il confronto sia un elemento e condizione fondante di una democrazia che mi sono iscritto ad un partito da quando ho 16 anni, uno strumento tra i tanti ovviamente!

  6. Bachisio Bachis scrive:

    Bello l’intervento di Piras tipo: “ragazzini, andate a giocare da un’altra parte, che qui stiamo lavorando seriamene”.
    Adesso che vi siete fatti la lista e vi siete scelti i vostri candidati, votatevi…

  7. gigi pittalis scrive:

    al ”giovane comunista” piras sfugge un piccolo particolare…a queste elezioni si presenta la sinistra arcobaleno e non rifondazione…la mia non voleva essere una osservazione ma una constatazione di un atteggiamento miope che non portera’risultato utile al senato .

  8. Francesco Bachis scrive:

    Nel salutare la svolta partitista del compagno Piras mi permetto, come uno di quelli che ha cercato di lavorare per proporre candidature rispondenti alle esigenze del territorio, di fare qualche osservazione e un po’ di domande.
    “Dall’alto” significa, ad esempio, che da Roma hanno deciso di prendersi l’unico seggio buono in Sardegna e lasciare un seggio ritenuto già perso.
    Per “indipedenti” o “di movimento” intendi Pietro Folena? Dall’ ’87 in parlamento, mi pare…
    Da chi debbono essere condivise le candidature,se la sinistra arcobaleno non è solo un accordo tra le segreterie di tre partiti e mezzo?
    Marinora De Biase, che, per quel che so, è una bravissima compagna, è stata candidata prorpio perché non è affatto certo, con quel che è accaduto in Sardegna, che abbia qualche speranza di essere eletta; diversamente sarebbero stati ben altri i nomi.
    Fortunatamente per tutti nessuno pensa di farsi la sua lista, anche se esperienze locali indicherebbero che non sempre si tratta di scelte velleitarie – vedi il caso di Alghero.
    Se però vi scegliete i candidati, vi scrivete il programma, decidete gli indipendenti, le deroghe per il ‘movimento’, candidate Caruso in Veneto e Deiana in Sardegna, appoggiate Rutelli a Roma e rincorrete il PD non pretendete che i compagni vi seguano con entusiasmo come se alla guida ci fosse il grande timoniere… certo che qualcuno si incazza e vi dice: mo’ votatevi pure, da soli. Buona campagna. Per chi la fa.

  9. Roberto Loddo scrive:

    Sul criterio di composizione delle liste. Non condivido l’analisi di Michele, ma nemmeno di Andrea.

    Non si critica l’opinione dei compagni/e definendola senza cognizione di causa, per poi chiudere una discussione perchè lesiva del lavoro svolto o in corso di svolgimento da segreterie, ma citare Marx in una discussione sulle candidature mi pare eccessivo.

    Non avveleniamo la discussione con la solita retorica dell’esistenza di candidati calati dall’alto o portati dal basso. Sosterrò l’intera lista, Elettra e Marinora sono la conseguenza positiva di un percorso politico che parte anche nazionalmente. Lo strano nascere come funghi di comitati e movimenti, prima di tutto, se fosse vero, Michele, sarebbe estremamente positivo, per tutta la Sinistra.

    Strano, è invece scoprire analisi che distruggono il valore di movimenti. Dovrebbero essere forse prima certificati e promossi dalle segreterie di partito? o davvero in alternativa fare un altra lista? Queste liste sono state preparate male, in fretta, e contengono molte contraddizioni. Però ne condivido pienamente l’impostazione che ci ha portato alla composizione.

    Positivo è proporre due Compagne in testa alle liste di Camera e Senato, 11 donne su 18 alla Camera, il 55% nella lista. Positivo è preferire Compagne/i alla prima esperienza di mandato, Positivo è stato distruggere la tendenza ai Clan familiari-elettorali.

    La Sinistra, non è riuscita nemmeno questa volta a trasformare la sua Politica in Partecipazione. Peccato.

  10. Laura Stochino (Circolo A. Gramsci -CA) scrive:

    Non sono solita partecipare a questi dibattiti, un pò all’antica preferisco le assemblee pubbliche, ma la questione urge un chiarimento. Forse può servire a chiarire il senso di un comitato nato per sostenere un candidato e del perchè abbia trovato il sostegno di compagni del PRC. Non volevamo certo essere distruttivi quando abbiamo deciso che per una volta dovesse essere il territorio ad esprimersi, al contrario si voleva dare la possibilità alla S. Arc. di rendere reale, almeno in questa regionale, la tanto urlata partecipazione dal basso. Il comitato per “unità dal basso” doveva essere un luogo di dialogo (non a caso ha promosso diverse assemblee), una sponda che i segretari avrebbe dovuto utilizzare per imporre candidati che non solo fossero sardi, ma anche pienamente inseriti nel progetto del rilancio della sinistra e dell’unità dei comunisti. Solamente di questo si trattava, dietro non c’era nessun tentativo di rendita di posizione, nè di leaderismi provinciali, ma un etico desiderio di mandare al senato della repubblica un vero compagno o una vera compagna. Per quanto riguarda il mio partito mi sono espressa nelle sedi opportune, aggiungo solo che, con tutti i limiti del caso, è l’unico ad aver tentato l’introduzione di nuovi criteri nella scelta delle candidature, criteri che con una legge elettorale diversa avrebbero permesso l’ingresso di indipendenti e di compagni attivi nel territorio. Saluti Comunisti Laura

  11. Andrea Pubusa scrive:

    Molti di noi pensano che la società che vorremmo deve vivere in nuce nelle cose che fin da oggi facciamo nel nostro partito o nelle nostre associazioni. Se il comunismo o il socialismo che volete realizzare ci darà solo la possibilità di mettere una crocetta sulle liste bloccate presentate dai vertici del Partito, vi dico in anticipo che questo comunismo lo abbiamo già visto all’opera. No grazie. Se poi a questo si aggiunge che non possiamo neanche partecipare alla campagna elettorale perché la decidono “i vertici” di PRC e PDCI, ci vien voglia di esercitare il sacrosanto diritto di resistenza, a cui si ricorre nei casi estremi in cui ad una persona siano stati negati i diritti fondamentali, senza possibilità di alcun’altra difesa. La Sinistra Arcobaleno (in Sardegna, PRC-PDCI) ci ha ridotto a questo. Come si può sperare in un buon risultato? Sono molto preoccupato. La prospettiva, senza una correzione drastica di linea, metodi e comportamenti, è nel giro di pochi anni il 2% del PCE e del PCF.

  12. Elio Pillai scrive:

    Quando mai le candidature al parlamento italiano i Partiti comunisti le hanno decise democraticamente? Mai! Anche quando c’erano le preferenze decideva il “Partito”. A Roma spesso decidevano anche i segretari regionali. Rifondazione comunista non è estranea a queste pratiche. Sul piano della democrazia interna è rimasta ancorata agli schemi del vecchio PCI. Per onesta’ dobbiamo riconoscere pero’ che Rifondazione applica lo statuto e rispetta i dettati congressuali. I congressi che di norma si svolgono ogni tre anni decidono le regole della vita interna al partito. L’art.38 dello statuto recita: “Il comitato politico nazionale approva in via definitiva le liste al parlamento italiano ed europeo”. Ebbene il CPN dopo aver votato le regole decide in ultima istanza sulle candidature. Non si capisce dove sta il problema per gli iscritti a Rifondazione. Si capisce invece la furbizia di questa polemica che non potendo contestare apertamente le regole appovate sulle candidature, per esempio quella sulle due elezioni anche in altri partiti, si contesta il centralismo romano. Ritengo le polemiche dei “fan clan sardorifondarole” sull’imposizione dall’alto delle candidature in Sardegna siano solo strumentali e dannose per tutta la Sinistra Arcobaleno.
    Abbiamo assistito a un brutto spettacolo nei giorni scorsi, si è parlato e scritto persino di richieste di voto di scambio in cambio di candidature regionali. Ma ormai va di moda interpretare l’impegno politico solo in funzione elettorale

  13. Tore Melis scrive:

    L’unità della sinistra si fa costruendo un progetto che parta dal popolo della sinistra e sia capace di coinvolgerlo e renderlo protagonista delle scelte. La S.A., invece, è un’operazione di vertice. Manca di una strategia e di una prospettiva di lungo periodo. La stessa scelta del simbolo non è casuale, un arcobaleno appunto, cioè un effetto ottico impalpabile e di breve durata. Per quanto concerne la composizione delle liste, è innegabile il mancato coinvolgimento democratico. Ma non c’è da meravigliarsi. Infatti, se la S.A. avesse gittata balistica di lungo raggio, certamente si sarebbe proceduto con le primarie o comunque attraverso sistemi di inclusione e di partecipazione. Appurato, invece, che la S.A. è un mero cartello elettorale, l’obiettivo primario si limita alla conservazione del gruppo dirigente stretto. In questa logica, si può ritenere addirittura plausibile il metodo usato. D’altronde in che modo ci si sarebbero potuti liberare di circa 100 parlamentari su 150, visto che se ne eleggeranno 50? Il verticismo di questi mesi, dalla conferenza di dicembre in poi, ha prodotto comunque un risultato storico, che non è quello di aver unito la sinistra, bensì quello di essere riusciti a disimpegnare la stragrande maggioranza dei quadri dirigenti operanti diffusamente nei territori. La sinistra rischia di sparire? Non credo! C’è un’emergenza però, serve una nuova classe dirigente e una prospettiva progettuale di tutt’altro tenore. Lavoriamoci!

  14. Federica Grimaldi - Coordinatrice prov. Ca di Sinistra Democratica scrive:

    A distanza di alcuni mesi dalla nascita di SA mi sconcerta che qualcuno pensi che l’unità a sinistra fosse una passeggiata; che bastasse riunirsi nelle nostre sedi e sezioni, convocare i segretari dei quattro soggetti politici e la cosidetta “sinistra diffusa”, per dirci che ora, dopo quasi vent’anni che siamo divisi in partiti differenti o addirittura ai partiti abbiamo detto addio, ci vogliamo tanto bene. Quando ho deciso di aderire a Sinistra Democratica non ho mai pensato che il percorso sarebbe stato semplice. Al contrario, ero cosciente che sarebbe stato un percorso irto di difficoltà e di brusche frenate. Figuriamoci poi trovarci ad affrontare una campagna elettorale. Il lavoro non è nemmeno cominciato. Il lavoro comincerà il 15 aprile. Solo che oggi possiamo decidere se comincerà dalle macerie o da qualcosa di più concreto. SA è un progetto, non è un partito. Oggi possiamo decidere se sostenerlo oppure screditarlo. Io credo valga la pena, pur con tutti i difetti che più volte sono stati sottolineati, di sostenerlo. Se posso facilmente comprendere la delusione nei cittadini e in chi ogni giorno spende il proprio tempo nelle associazioni e nei movimenti, la comprendo meno in chi a quel progetto ha aderito, e, soprattutto, in quel progetto ha deciso di stare, assumendo anche dei ruoli. SA sarà quello che sapremo farla diventare. E quello che diventerà sarà responsabilità di tutte e tutti coloro ci sono dentro.

  15. Tore Melis scrive:

    Chiarisco di non aver alcun ruolo nella S.A., tanto meno ho mai partecipato ad assise nelle quali abbia potuto deliberare in merito a nome, simbolo, leader, organismi, programmi e regole. Il lavoro inizierà il 15 aprile, si dice in uno dei post che precedono, ne sono convinto anch’io! Però, se i compagni, anche molti dirigenti, ritengono sia ancora tutto nebuloso, sarà pur necessario tenerne conto. In generale, sono convinto che all’Italia serva un forte partito della sinistra, capace di determinare e di influenzare decisioni per un nuovo umanesimo. In campo abbiamo un’idea, i contorni progettuali non sono ancora chiari, ma la volontà è quella di determinarli. Infatti, mentre è chiaro l’assetto tattico, non lo è quello strategico: posizionamento in Europa, rapporto con il sindacato, vocazione maggioritaria o meno ecc., tutti elementi questi, qualificanti per un progetto. Detto ciò, è indubbio che affinché l’idea si trasformi in progetto e poi in prassi, non si possa che partire da ciò che abbiamo. Per questo votare S.A., pur con le riserve espresse, è l’unico modo per favorire la nascita di un partito di sinistra forte e democratico. Ogni altra decisione è rinviata.

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