Franco Lotito: “Il socialismo è la grande novità politica del nostro tempo”

16 Aprile 2021

[Carlo Vincenzo Monaco]

Il manifesto sardo ha intervistato Franco Lotito coordinatore del Comitato per l’Unità Socialista.

Nel 1976 entra a far parte della Segreteria nazionale della UILM e dal 1983 ne diviene Segretario Generale, carica che ricoprirà fino al 1992. Nel medesimo periodo è Vice-Presidente della FEM (Federazione Europea dei Metalmeccanici) e membro del Comitato Esecutivo della IMF (International Metalworkers Federation). Nel 1992 entra nella segreteria confederale della UIL, incarico che ricopre fino al dicembre 2003, momento in cui è nominato Presidente del Consiglio d’Indirizzo e Vigilanza dell’INPS. È stato Presidente dell’Istituto di Studi Sindacali della UIL di cui è stato promotore. Ha fatto parte del Consiglio d’amministrazione della Fondazione ESSMOI e della Fondazione Giacomo Brodolini. Attualmente svolge intensa collaborazione con la Fondazione Bruno Buozzi, occupandosi, in particolare, di ricerca storica sul sindacalismo confederale e sulla contrattazione. Ha pubblicato numerosi libri di argomento sindacale quali: “Robots computers e nuovi operai”, “Storia e storie di metalmeccanici”, “Il Filo di Arianna”, “I diritti della libertà”.

I socialisti hanno indubbiamente una storia antica, ma anche fatta di divisioni e lacerazioni profonde. Volete rimetterli insieme?

Si. Noi abbiamo dato vita al Comitato per l’Unità Socialista perché siamo convinti che la vita politica del Paese abbia bisogno di una svolta profonda. È vero, la storia del socialismo è antica e gloriosa e noi ne rivendichiamo per intero il patrimonio. Ma deve essere chiaro che quando noi prospettiamo la necessità di dare vita ad un nuovo soggetto politico non abbiamo in mente un’operazione di antiquariato. Noi vogliamo guardare al futuro, sottraendolo alla paura e restituendolo alla speranza nel senso che siamo convinti che non esiste avvenire al di fuori di una nuova prospettiva socialista, la grande novità politica del nostro tempo.

La vostra meta è una società più giusta e che combatta l’ingiustizia sociale e le diseguaglianze. Ma quali sono gli obiettivi politici che vi proponete per arrivarci?

Noi poniamo il problema del risanamento radicale delle strutture economiche e sociali mettendo al centro due grandi questioni tra loro strettamente collegate: il Lavoro e l’urgenza di un progetto per la transizione ecologica guidata dalla necessità di fare pace al più presto con la Natura.

Centralità del Lavoro: cosa significa per lei?

Significa una politica economica che rovesci il modello di crescita neo-liberista basato sulla precarietà sociale e torni a far crescere i posti di lavoro stabili. Questo vuol dire meno economia finanziaria e più economia reale. Il precariato ha ormai assunto i caratteri di uno sfruttamento vergognoso dei più deboli. Ne sanno qualcosa le giovani generazioni soprattutto le giovani generazioni delle regioni meridionali. Vuol dire un politica retributiva che innalzi decisamente il valore dei salari e degli stipendi. Vuol dire una politica fiscale basata su una forte progressività che sposti il prelievo verso le grandi ricchezze alleggerendo contestualmente il carico fiscale per lavoratori e pensionati.

Lei ha dichiarato che è necessario “Fare pace con la Natura”. Cosa intendeva dire?

Vuol dire grandi investimenti nell’Innovazione tecnologica, vuol dire “più digitale”; vuol dire risparmio energetico. Vuol dire tante altre cose di straordinaria importanza: Ma vuol dire anche un nuovo modo di organizzare i nostri stili di vita. Il nostro problema più grande non è in sé, la propensione al consumo. Quello che non va è la nostra “complicità” con un modello di mercato basato sullo spreco. È da questa complicità che nascono gran parte dei problemi che finiscono con l’affliggere la nostra vita quotidiana. Tanto per fare un esempio, i cassonetti della spazzatura traboccano, prima ancora che di rifiuti, di spreco. La cosiddetta “decrescita felice” è in sé un’idea pauperista che non ci appartiene. Ma adottare stili di vita orientati alla sobrietà dei consumi eliminando la componente dello spreco, questa sì la riteniamo giusta.

Un giudizio sul governo di Mario Draghi

Un governo nel quale hanno ruolo e presenza determinante formazioni razziste e di destra non potrà mai essere punto di riferimento politico per i socialisti. Questo Esecutivo faccia le due cose per le quali è nato: i piani per il Recovery Plan e l’organizzazione di una efficiente e generalizzata campagna di vaccinazione contro il virus. Poi il suo tempo sarà scaduto. I socialisti debbono utilizzare questa fase per completare il processo unitario delle loro forze e per chiamare tutta la sinistra a ritrovarsi per offrire al Paese più giustizia sociale e lavoro buono per le giovani generazioni.

Cosa pensa della nuova segreteria del PD?

All’assemblea Nazionale di domenica scorsa Enrico Letta ha pronunciato un discorso di indubbio spessore prospettando per il suo partito un terreno di lotta politica basato sui contenuti e sulle idee e non sulla gestione del potere. Bene. Il problema di fondo però resta quello di un partito abbrutito dalle pratiche correntizie e dal gioco di potere, incapace di guardare fuori dalla finestra l Palazzo. Nei prossimi mesi tra Letta ed il suo partito sarà una “sfida all’OK Corrall”. O lui cambia il partito, o il partito cambierà lui, come ha appena fatto con Nicola Zingaretti. In ogni caso sarebbe un serio errore politico riconoscere che su quel fronte una novità politica c’è. Per questo è nostra intenzione assumere una iniziativa politica che si muova nella direzione di un chiarimento a sinistra. In questo contesto ad Enrico Letta ed al suo partito noi non chiederemo di sciogliersi in un indistinto progetto di rifondazione della sinistra. Noi gli chiederemo di assumere apertamente il Socialismo come opzione strategica, per rilanciare il suo partito e per dare alla sinistra una prospettiva di unità.

Come si presenta la realtà della terra sarda dal punto di vista dei socialisti?

La Sardegna vive come tutte le regioni italiane una assenza politica dei socialisti nel quadro politico, economico e sociale. È maturo il tempo di una rinascita del socialismo sardo che sappia cogliere i bisogni reali dei sardi e dare risposte per il nuovo secolo in corso. Nuove idee, nuovi sogni, nuovi progetti ed una nuova realtà di recupero dei valori profondi e della modifica del paradigma in economia.

Il dibattito nella CUS ed in Socialismo XXI secolo è maturo per la strategia della regionalizzazione della politica di riunificazione socialista? Quali obiettivi si intendono perseguire?

R Le esigenze strategiche nelle politiche regionali sono l’obiettivo del CUS. Complementarietà e coordinamento collettivo sono la strategia del socialismo futuro da affermare per realizzare l’Europa delle Regioni su base federale. La Sardegna come altre regioni, ha tutte le motivazioni per diventare locomotiva sperimentale verso questo obiettivo.

In questo dibattito è stata proposta una strategia socialista rivolta a contrastare la realtà della Sardegna come pattume ria d’Europa. Quale posizione ha la CUS?

Le gravi situazioni delle regioni meridionali ed in modo particolare della Sardegna sono considerati con attenzione dal CUS ed i referenti regionali propongono soluzioni di cambiamento in termini di superamento dei vincoli negativi industriali, energetici ed economici e di riaffermazione della identità culturale originale. La complementarietà delle esigenze regionali ha caratterizzato il dibattito a livello locale interregionale in Socialismo XXI e nel CUS che dedicano il massimo sostegno politico verso il risanamento ambientale ed industriale della Sardegna, pienamente condiviso.

Il ricatto occupazionale dei grandi interessi multinazionali sulla Sardegna ha sempre condizionato lo sviluppo della regione. Lo sfruttamento petrolchimico, chimico e della falsa economia verde ha depauperato e condizionato lo sviluppo sardo originale basato su un tradizionale e diffuso tessuto di piccole e medie imprese di qualità in tutti i settori fondamentali. Come si può affrontare questo problema?

La Sardegna economica è un patrimonio produttivo inestimabile in termini di qualità per l’Europa. Il legame tra tradizione ed innovazione è il punto di forza di uno sviluppo economico che ha resistito alla industrializzazione speculativa e rappresenta un obiettivo politico per il futuro che il CUS sostiene nella politica di riaggregazione di una sinistra illuminata e vicina alla salute ed al benessere reale dei sardi. Il CUS ed i compagni impegnati nella riunificazione politica della sinistra sarda si schiera in prima linea verso questo obiettivo. Lotteremo insieme per contrastare il grande reset delle piccole e medie imprese che il capitalismo speculativo globale sta attivando nel mondo per spadroneggiare liberamente nelle economie locali.

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