Gianfranco Sabattini, grande intellettuale, umile e generoso

16 Gennaio 2021

[Andrea Corrias]

Ogni essere umano è un mistero non risolto; lo è, in primo luogo, ciascuno per sé stesso. Ogni uomo è una realtà complessa, multidimensionale e dinamica: soggettività pensante intrisa di storia, ma anche, esistenza protesa al futuro e oltre, con aperture alla trascendenza.

Ad alcuni, tuttavia, è dato di avere una vita pubblica più sviluppata e allora diventa relativamente meno difficile tratteggiare un profilo della persona attingendo alle diverse manifestazioni che, nel corso del tempo, sono divenute di pubblico dominio.

Gianfranco Sabattini è stato per lunghi anni titolare della cattedra di Politica Economica nella Facoltà di Economia dell’Università di Cagliari. Nato a Comacchio (FE) nel 1935, cominciò molto presto a diventare sardo e cagliaritano per via del trasferimento della famiglia nel capoluogo regionale, al seguito del padre impiegato presso le Saline di Molentargius. A Cagliari completò gli studi fino a conseguire la laurea in Economia e Commercio quindi svolse la sua carriera universitaria da assistente a professore ordinario.

Vasta la sua produzione scientifica compresa in tredici volumi editi da Franco Angeli: dai Saggi di politica economica (1987), che raccoglie dodici articoli scritti dal 1964 al 1986, già pubblicati per lo più negli Annali della Facoltà di Economia, a I limiti della globalizzazione: ipotesi per la sua regolazione (2009). Alcuni altri titoli consentono di dare un’indicazione di massima dei suoi interessi di ricerca: Economia al bivio. Seminari sui fondamenti dell’economia politica (a cura di; 1996); Quale autonomia istituzionale per rimuovere la dipendenza politica ed economica della Sardegna? (1999); Moneta e finanziamento del sistema economico (1999); Il ruolo della “mano visibile” dello Stato (1999); Globalizzazione e governo delle relazioni tra i popoli (2003); Profilo di storia delle teorie economiche (2005); Capitale sociale, crescita e sviluppo della Sardegna (2006); Welfare State. Nascita, evoluzione e crisi. Le prospettive di riforma. (2009). A questi volumi vanno aggiunti i testi scritti in collaborazione con altri autori e gli articoli pubblicati nelle riviste specializzate.

Quasi sessant’anni di attività di ricerca non si possono di certo riassumere in poche battute, soprattutto quando l’esito di tale attività sia un’analisi multi-scalare svolta attingendo alle diverse discipline proprie delle scienze sociali: economia, storia, filosofia, sociologia, scienza politica, antropologia, ecc. Si può tuttavia accennare alla metodologia adottata dal professor Sabattini, quella propria del neoistituzionalismo in economia, caratterizzata dallo studio dei fatti economici locali, nazionali e internazionali, rifiutando l’ipotesi dell’autosufficienza e della completezza delle istituzioni economiche (di un mercato a decisioni decentrate) rispetto a  quelle politiche proprie dello Stato democratico;  “le istituzioni economiche senza istituzioni politiche  sono destinate a “fallire” e le istituzioni economiche, non sorrette ed integrate da istituzioni politiche democratiche, sono inefficienti. Ciò significa che le istituzioni economiche, in sé e per sé considerate, non possono consentire agli agenti di pervenire a risultati condivisi, implicanti il coordinamento di tutte le singole posizioni individuali, al di fuori di un quadro istituzionale di riferimento il cui funzionamento sia ispirato alle regole della democrazia politica” (G. Sabattini, 2003).

In questa prospettiva il prof. Sabattini ha indagato le condizioni che, nel governo di un sistema sociale, permettono di conciliare in modo dinamico efficienza economica (crescita e sviluppo), giustizia sociale (equità) e libertà individuale, secondo l’insegnamento di J. M. Keynes, l’autore dei testi economici che lo avevano maggiormente appassionato, il quale definiva l’equilibrio dinamico in questione come “il problema politico dell’umanità” (J. M. Keynes, 1926). Nello sviluppo di un sistema sociale ed economico guidato dalla dinamica innovativa è necessario che la “mano invisibile” del mercato competitivo sia integrata dalla “mano visibile” della sfera pubblica delle istituzioni politiche (democratiche, inclusive e pluraliste). Senza l’intervento attivo delle istituzioni  politiche gli squilibri determinati dal processo di ristrutturazione della capacità produttiva non solo impedirebbero al processo innovativo di essere condotto a termine con successo, realizzando, unitamente al coordinamento degli agenti sociali ed economici, i ricavi dell’innovazione in termini di crescita del prodotto per abitante, della produttività e dell’occupazione (dimensione quantitativa della crescita), ma impedirebbero anche l’equa distribuzione del benessere, la riduzione della povertà, la diminuzione delle disuguaglianze, il miglioramento della sostenibilità ambientale, ecc. (dimensione qualitativa dello sviluppo). Gli effetti dell’interazione tra istituzioni politiche ed economiche vanno indagati in relazione alla differente natura “inclusiva” o “estrattiva” delle stesse (D. Acemogliu, J. A. Robinson, 2012). Soltanto le istituzioni inclusive che distribuiscono potere politico e opportunità economiche in modo continuo, ampio, pluralistico e trasversale tra i diversi gruppi sociali incoraggiano gli investimenti in nuove tecnologie e competenze che consentono di avviare il circolo virtuoso della crescita e dello sviluppo. Viceversa, i sistemi politici che tengono in piedi istituzioni estrattive catturano i benefici del processo di produzione e accumulazione della ricchezza, per difendere i privilegi connessi alla conservazione del potere, e mantengono le società dominate in una condizione di arretratezza definita in termini di equilibrio di povertà (G. Sabattini, 2006; 2015; 2018).

Quali le implicazioni possibili in relazione ai differenti piani di analisi? A livello globale, nella prospettiva di costruire un governo democratico delle relazioni tra gli stati, onde evitare che il disordine indotto dal processo “spontaneo” di globalizzazione delle economie nazionali possa determinare lo smantellamento delle condizioni di ordine e stabilità dei sistemi sociali più complessi, sarebbe auspicabile l’attivazione di un iter processuale finalizzato a dare corpo ad una ancora inesistente sfera pubblica mondiale. In questa prospettiva si dovrebbe promuovere il dibattito ed il confronto delle linee di tendenza culturali e politiche idonee a indurre i singoli popoli a convergere, al loro interno, verso l’adozione di istituzioni politiche democratiche e, a livello internazionale,  verso l’adozione di istituzioni comuni, mediante la processualizzazione della loro democratizzazione secondo le prospettive della pax democratica di I. Kant, della società aperta di K. Popper e del cosmopolitismo democratico di D. Held e McGrew (Sabattini, 2003; 2009). L’affermazione a livello globale dell’ideologia neoliberista e lo sviluppo di una globalizzazione dominata dai mercati finanziari sono all’origine della crisi del progetto europeo e della diffusione dell’euroscetticismo nelle forme del populismo e del nazionalismo, fenomeni originati dalle politiche restrittive e di austerità, dalla malformazione e dal funzionamento difettoso della moneta unica e dall’inadeguatezza delle istituzioni europee. Il programma di rilancio del processo di unificazione politica dell’Unione Europea dovrebbe essere volto alla costruzione di un quadro istituzionale di tipo federale all’interno del quale rilanciare gli ideali di solidarietà tra i popoli europei con politiche espansive, di segno progressivo e sociale capaci di rimuovere tutti gli squilibri esistenti. La cooperazione tra i Paesi con bilance commerciali in deficit, Paesi che con le politiche di austerità hanno dovuto accollarsi l’onere del riequilibrio dei propri conti esteri, dovrà ottenere il miglioramento del funzionamento dell’area valutaria dell’Unione con l’accettazione da parte dei Paesi in surplus di una maggiore collaborazione (inflazione) per ottenere, secondo l’automatismo attivato dalle forze di mercato, il riequilibrio delle loro bilance commerciali in avanzo (G. Sabattini, 2018). La stagnazione dell’economia italiana non è certo attribuibile soltanto ai meccanismi penalizzanti del funzionamento delle istituzioni che sorreggono la gestione dell’euro; essa è anche il risultato di scelte effettuate in passato dalle classi imprenditoriale e politica nazionali cui sono riconducibili noti limiti strutturali: un modello di sviluppo basato sul “piccolo è bello”, ovvero su una struttura produttiva formata in prevalenza da micro e piccole imprese, un inadeguato livello di infrastrutture,  un cattivo funzionamento della macchina pubblica, il ritardo nello sviluppo e nella modernizzazione del Mezzogiorno, la crescita di povertà e disuguaglianze, ecc. Il superamento della crisi nazionale richiederà una riforma ab imis del vecchio welfare realizzata in funzione di un’equità distributiva alternativa a quella ottenuta col sistema dello Stato sociale tradizionale. Rispetto ad una simile riforma, particolare importanza dovrà essere assegnata all’istituzionalizzazione di una forma di Reddito di Cittadinanza diversa da quella corrente. Esso dovrà essere trasformato da misura avente natura di assistenza caritatevole, volta alla lotta contro la povertà, a misura capace di contribuire alla soluzione del problema della disoccupazione tecnologica strutturale originata dalle modalità di funzionamento dei moderni sistemi sociali ed economici (G. Sabattini, 2007; 2009; 2016; 2018). Con riferimento alla Sardegna occorrerà realizzare una discontinuità sia nella formulazione di una nuova politica di intervento per la promozione del processo di crescita e sviluppo, sia nell’organizzazione istituzionale basata sulla contemporanea conciliazione di tre momenti: la riscrittura delle ipotesi di crescita e sviluppo nella prospettiva della valorizzazione delle opportunità dei singoli territori regionali (momento economico); il recupero, senza escludere un processo di modernizzazione, dell’identità storico-culturale delle popolazioni isolane (momento identitario); la riscrittura dello Statuto con conseguente articolazione dell’organizzazione complessiva della Regione  in funzione del coinvolgimento delle popolazioni locali nei processi decisionali (momento istituzionale) (G. Sabattini, 1999; 2006; 2015; 2017; 2018).

L’attività scientifica del prof. Sabattini è stata accompagnata anche da un grande servizio di animazione e militanza culturale svolto mediante la pubblicazione di articoli di carattere divulgativo su giornali (anche testate online) e riviste nazionali, come Avantionline e Mondoperaio, o regionali, come Aladinews, Democrazia Oggi, Manifesto sardo, e con la partecipazione alle diverse occasioni di pubblica discussione per la realizzazione di seminari, convegni o presentazioni di libri. Di questo impegno restano le pubblicazioni curate per conto dell’Istituto Gramsci della Sardegna di cui era socio (Le città e i territori (2017); La città metropolitana di Cagliari (2018) e Lo sviluppo locale della Sardegna (2018)) e quelle per i tipi di Tema Edizioni: Stato, democrazia e socialismo nel dibattito risorgimentale. Marx, Mazzini e Bakunin (2014); I limiti delle politiche meridionalistiche. Il caso della Sardegna (2015); Elogio della sostenibilità dello sviluppo. Critica della teoria della decrescita di Serge Latouche (2016); Riforma sanitaria e mercato. Governo responsabile e consumo consapevole del servizio sanitario (2016); Europa perché. Origini, crisi e prospettive del Progetto europeo (2018); La ricerca del benessere. Riflessioni sulle prospettive dell’economia globale e locale (2018).

Veniamo ora ad alcuni ricordi personali dell’autore del presente articolo che descrivono anche l’attività del professore nella città di Carbonia. Del mio percorso di studente della Facoltà di Economia e, in particolare, della frequenza dei corsi di Economia Monetaria e Politica Economica tenuti dal prof. Sabattini, desidero richiamare l’esperienza dei seminari. Sui tanti argomenti trattati nei due corsi il professore chiedeva agli studenti di formare gruppi di lavoro per svolgere insieme attività di ricerca, presentare una relazione scritta e discutere alla presenza di tutti i colleghi gli argomenti oggetto di approfondimento. Mi pare un insegnamento importante: abbiamo moltissimo bisogno di collaborazione, di approfondimento, di costruzione di documenti da condividere, di pubblica discussione, critica e informata.

Nel settembre del 2016, nell’ambito delle attività del partito di Sinistra Ecologia e Libertà, lo invitammo a Carbonia per partecipare al dibattito intitolato “Oltre la Riforma costituzionale: federalismo e sviluppo locale”. Discusse insieme ai professori S. Tagliagambe e A. M. Colavitti e all’imprenditore Nino Flore (Euralcoop) le ragioni del “No” contro l’ipotesi di riforma costituzionale proposta dal governo Renzi, poi bocciata col referendum del 4 dicembre.

Nel novembre 2017 venne presso la sede del Circolo Euralcoop a Carbonia per la presentazione del libro Le città e i territori (Tema, 2017) e per discutere insieme a T. Cherchi (coordinatore del Piano Sulcis), A. Angioni (Istituto Gramsci), C. Erriu (Assessore regionale) le ragioni di una “contro-riforma” dell’assetto istituzionale in contrapposizione a quello definito dalla legge regionale n.2/2016 sul “Riordino del sistema delle autonomie locali della Sardegna”. In quell’occasione apprezzando l’impegno del Circolo Euralcoop nel realizzare in un’ampia sala al centro della città un luogo di diffusione della cultura e notando l’imponente mobile della libreria sguarnito di volumi chiese a me e agli altri membri del Direttivo del Circolo se volessimo accettare il dono dei suoi libri. Quasi 7000 volumi sono stati già catalogati e un’altra libreria è pronta per ospitare la restante parte della sua collezione personale.

Ha partecipato altre volte a manifestazioni organizzate presso la sala del Circolo: nel dicembre del 2018 per la presentazione del Gruppo di lavoro dell’Istituto Gramsci operativo a Carbonia; nel novembre del 2019 per partecipare all’incontro-dibattito promosso dall’associazione Sinistra, Autonomia e Federalismo “Restituire la rappresentanza democratica. Basta con il commissariamento dei territori”; nel dicembre del 2019 per la presentazione del suo libro sull’Europa.

Tornava sempre volentieri a Carbonia; sia per apprezzare il lavoro di sistemazione e catalogazione dei suoi libri, sia perché nella città mineraria aveva cominciato il percorso lavorativo con una supplenza annuale presso l’istituto tecnico cittadino. A conclusione di quell’anno scolastico iniziò la carriera accademica.

Ha continuato a scrivere fino all’ultimo articolo pubblicato su Democrazia Oggi il 16 dicembre 2020.

Il 18 dicembre la dipartita. La stessa data dell’inaugurazione della città di Carbonia.

La ricorderemo prof. Sabattini utilizzando i suoi libri, consentendo alla Città e al territorio di prenderli in prestito, creando per i giovani studenti delle borse di studio, facendo lievitare le condizioni per costruire, in prospettiva, un centro di ricerca. Lo faremo insieme agli amici del Circolo, dell’Istituto Gramsci, di tutti coloro che credono che lo studio, la ricerca, la condivisione, la pubblica discussione possano essere alcune delle vie “per un futuro migliore”. Così ha scritto nella dedica dell’ultimo suo libro sulla Sardegna che mi ha regalato.

Arrivederci professor Sabattini! Grazie per il suo impegno intellettuale e morale! Grazie per il suo esempio e per la sua umiltà e generosità!

Nella foto: Prof. G. Sabattini a Carbonia in occasione dell’inaugurazione del Gruppo di lavoro dell’Istituto Gramsci della Sardegna. (Foto di Cristiano Mattana)

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