La catastrofe dell’abbondanza

16 Dicembre 2018
[Graziano Pintori]

All’improvviso le luci sfavillano nelle vetrine fulgenti, addobbate di prodotti dai colori sgargianti e miscelati, mentre altre luci simili adornano alberi e case e altre luci ancora sono sospese nell’aria e trasformano le vie in veri e propri fiumi di luci, tutti con il naso all’insù… come bimbi stupiti.

E’ Dicembre… Natale! Natale… venire alla luce, secondo la tradizione cristiana. Arriva il Salvatore… la vera luce… il sole che illumina le tenebre. Non so se Bergoglio, o chi lo ha preceduto, custode terreno del faro che sottrae il buio del peccato, ha detto che “le luci di Natale sono un richiamo alla vera luce: la luce invisibile agli occhi, ma non al cuore”. In pratica si afferma che la religione cristiana ha necessità della luce pagana, materiale e consumista per affermare che la trascendenza divina si manifesta anche nello sfolgorio delle luci natalizie, seppure favoriscono il consumo smodato delle merci. Una nuova parabola per il terzo millennio? Forse per sostituire, o sovrapporre a quella supersfruttata e obsoleta del solstizio d’inverno? Che ha sempre annunciato, secondo la cristianità cattolica e non, la luce… l’avvento.

Latouche? Ma chi è Latouche che predica la decrescita felice, che si batte contro lo sviluppo infinito, contro la catastrofe dell’abbondanza e della pubblicità, quest’ultima propellente del consumismo bulimico. Latouche è contro il mercato con i suoi connotati divini. Il mercato non lo vediamo ma lo sentiamo e lo subiamo, come succede ai credenti che sentono e subiscono l’influenza di Dio, senza mai averlo visto. Così è il mercato, non si vede ma si sente e si subisce tramite la pubblicità, il mezzo per farci sentire sempre insoddisfatti e scontenti di ciò che possediamo per farci desiderare ciò che non abbiamo.

Dicembre è sinonimo di Natale, ossia venuta del Signore…la nuova luce; allo stesso tempo è il mese con le giornate più corte, però è il più illuminato dalle luci del mercato e dalla droga del consumismo, spacciata dalla fluorescente pubblicità. Dicembre abbaglia tutti. E’ il mese del cioccolato, del torrone, delle cene e della frutta esotica; è il mese del focolare senza fiamma, è il mese dei doni e del rosso. Non il rosso della Comune, ma il rosso delle mutande e di babbo natale, che ha spodestato il Gesù bambino dei fichi secchi, mandorle, noci e mandarini sostituendoli con smartphone, chat, play station, e bullismo. Quel babbo natale sponsorizzato dalla coca-cola vestito di bianco e di rosso, lardoso e barbuto che vola, tra stelle, luna e finti comignoli. In sostanza il folclore abbatte la tradizione cattolica, ovverossia babbo natale fa ciò che non è permesso a Gesù bambino, o se volete alla chiesa: elargisce regali distinguendo i ricchi dai poveri, i buoni dai cattivi per far capire che neanche i bambini, in questo mondo, non sono uguali.

Latouche nei suoi scritti mette in evidenza i risultati della ricerca di un antropologo americano, Marshall Sahlins, che aveva dimostrato che l’unica società dell’abbondanza della storia umana è stata quella del paleolitico, perché allora gli uomini avevano pochi bisogni e potevano soddisfare tutte le loro necessità con solo due o tre ore di attività al giorno. Il resto del giorno veniva dedicato al gioco, alla festa, allo stare insieme. Se gli adulti avessero conosciuto e riflettuto su questo fatto storico avrebbero una bella storia da far conoscere e da spiegare ai bambini, al posto del solito classista babbo natale, dispensatore di inutili e costosi regali. Sarebbe un modo per iniziare a spiegare ai bambini che l’universo esiste prima degli uomini e delle donne, prima della fame e delle guerre, prima del bullismo e delle play station, prima di tutte le religioni.

Si sarebbe potuto dire ai nostri bambini che l’universo ha organizzato il sistema solare, vitale per la nostra esistenza, facendo in modo che la luce del giorno, o del sole, sia dosata secondo regole che nessuno può condizionare e tanto meno governarle con il petrolio, l’inquinamento e con le navette spaziali, che galleggiano nello spazio. Sarebbe un bel modo per iniziare a parlare ai bambini del solstizio d’inverno in cui una nuova luce dovrebbe bandire le oscurità delle guerre, delle violenze della fame e della discriminazione, anziché abbagliare gli sguardi e le coscienze con le luci artificiali delle luminarie natalizie. Sarebbe un bel modo convincere i bambini a rinunciare ai doni natalizi per aiutarli a riflettere su altri bambini migranti, nonostante le magliette rosse, scomparsi nelle profondità del Mare Nostrum. Di aiutarli a riflettere sulla piccola Amal, morta di stenti nello Yemen,sotto le bombe mady Sardinja. Sarebbe un modo per convincere i bambini di dedicare questo natale alla luce, quella che tutti gli anni il solstizio d’inverno ci annuncia regolarmente. Come natura vuole.
Buon Natale e Felice Anno Nuovo

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