La Rete WarFree mette in luce i danni dell’industria bellica

24 Novembre 2021

[Arnaldo Scarpa]

È stato un successo il convegno organizzato dalla Rete WarFree nella mattinata di sabato 20 novembre, presso la Facoltà di Economia, Giurisprudenza e Scienze Politiche di Cagliari, in stretta collaborazione con alcuni docenti della stessa Facoltà.

Circa un centinaio i partecipanti, per la maggior parte in presenza, in rappresentanza delle tante organizzazioni che sostengono il progetto nato a Iglesias come alternativa all’economia predatoria e di guerra.

Numerosi i relatori, perlopiù del mondo accademico, a mettere in evidenza i danni dell’industria bellica, della chimica di base, dell’industria dell’alluminio e dei poligoni militari sull’ambiente, sulla salute e sul sistema valoriale dei sardi e, per contro, i benefici che progetti come WarFree possono portare.

Da una ricerca sul campo, intorno all’attività della fabbrica di bombe da guerra che si trova tra Domusnovas e Iglesias, condotta dal Comitato Riconversione Rwm negli anni scorsi, con l’impegno fattivo di un gruppo di laureandi e laureati dell’Università di Cagliari, è nato il progetto WarFree – Lìberu dae sa gherra, vera e propria ricetta alternativa all’estrazione di valore tipica dell’industria bellica e, in generale di tutte le attività produttive che non mettono al primo posto il benessere a lungo termine di tutti i soggetti coinvolti, dalla produzione all’utilizzo finale.

WarFree è una Rete di trentacinque microimprese che si riconoscono in una Carta dei Valori che ha come primo punto il rifiuto di ogni connivenza con l’economia di guerra. Esse si sostengono e si promuovono reciprocamente, nello sforzo di aumentare i fondamentali economici: fatturato, utili, occupazione, ecc., nell’attenzione costante alla sostenibilità etica ed ambientale.

Il Marchio Collettivo Europeo WarFree identifica i prodotti e i servizi del gruppo, caratterizzati da scelte concrete come la ricerca costante della sostenibilità ambientale, l’agricoltura naturale, l’impegno a sostituire le sostanze chimiche nocive e le plastiche per il confezionamento dei prodotti, la progressiva scelta di fonti energetiche rinnovabili e non inquinanti, il rispetto dei diritti dell’umanità, delle lavoratrici e dei lavoratori.

L’associazione che le rappresenta offre formazione permanente, consulenza rapida tramite una serie di professionisti esperti in vari campi e assistenza per l’accesso a finanziamenti agevolati.

I servizi di packaging, marketing e comunicazione digitale sono invece disponibili per i soci attraverso la Cooperativa WarFree Service, costituita da giovani comunicatori, in prevalenza donne, vincitrice di un premio di oltre 10.000 euro messo a bando dal programma europeo Success, condotto in Sardegna dalla Camera di Commercio di Sassari.

Il progetto è stato sostenuto fin dal principio dalla Chiesa Protestante del Baden (Germania), dalle Chiese Evangeliche italiane, e da altri partner, tra i quali l’associazione Link – Legami di Fraternità (del Movimento dei Focolari), i soci e le socie di Banca Etica – Sud Sardegna, oltre che dal citato Comitato Scientifico, costituito da alcuni docenti dell’Università di Cagliari.

Al convegno hanno inviato messaggi di saluto e sostegno i Vescovi di Cagliari e di Iglesias, così come i responsabili degli Uffici diocesani per i Problemi sociali e il Lavoro e per l’Ecumenismo di Cagliari mentre non hanno partecipato, pur essendo stati tutti invitati, i responsabili della amministrazione regionale e delle principali organizzazioni datoriali e sindacali della Sardegna. Assente anche il Comune di Iglesias, sede, oltre che della fabbrica di bombe, anche della Rete WarFree.

Arnaldo Scarpa è il co-presidente dell’associazione di categoria Rete WarFree

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