La rivoluzione economica che arriva dallo spazio

16 Febbraio 2023

[Amedeo Spagnuolo]

La crisi in Barbagia e nel Centro Sardegna va avanti ormai da decenni, per rendersene conto è sufficiente farsi una passeggiata lungo le strade del capoluogo barbaricino.

Nuoro, infatti, è forse l’epicentro di questa crisi economico – sociale che sta devastando il territorio più genuino e autentico della Sardegna. Proprio in questi giorni mi sono soffermato sui tanti esercizi commerciali che da mesi, anzi anni, hanno chiuso i battenti e non hanno più riaperto, i cartelli ormai ingialliti sui quali campeggiava la scritta affittasi sono stati sostituiti da quelli che indicano la volontà di vendere, anzi di svendere locali commerciali grandi e piccoli che nessuno più vuole.

Lungo il corso Garibaldi, interi edifici versano in uno stato di completo abbandono, morti i genitori, i figli non sono più tornati e quelli che erano eleganti palazzi che si affacciavano sul corso principale di Nuoro sono diventati dei ruderi che rischiano di crollare da un momento all’altro. I medici, almeno quelli più giovani, appena possono, scappano via dall’ospedale San Francesco che la miope politica sanitaria regionale sta cercando in tutti i modi di smantellare. Le scuole subiscono un continuo processo di dimensionamento e il diritto allo studio non può più essere garantito a tutti. Giovani brillanti che si diplomano a pieni voti hanno la valigia pronta per andare via per studio o per lavoro e non hanno alcuna intenzione di tornare.

La biblioteca Satta, Il Museo del Costume, il MAN, il teatro Eliseo ecc. continuano con coraggio a portare avanti le loro iniziative culturali, ma si comincia a percepire una cupa sensazione di sopravvivenza che nessuno sa quanto possa ancora durare. Insomma, la situazione generale del territorio della Sardegna centrale è devastante e chi continua ad abitare in questi luoghi, pur avendo imparato a essere resiliente, comincia a barcollare sotto il peso di una crisi che sembra essere senza via d’uscita. Eppure in questi giorni sta accadendo, o meglio potrebbe accadere qualcosa che, almeno in parte, potrebbe invertire questo plumbeo stato di cose.  

Infatti, una grande opportunità si presenta per il Centro Sardegna e, dunque, per una volta, proviamo a essere ottimisti e a valorizzare al massimo questa flebile luce che, inaspettatamente, sta penetrando con tenacia nel tunnel della crisi economico – sociale che da anni attanaglia la Barbagia, il cuore malato della Sardegna. Stiamo parlando del progetto che potrebbe concretizzarsi nelle ex miniere di Lula, piccolo paese in provincia di Nuoro, nelle quali dovrebbe essere costruito l’osservatorio delle onde gravitazionali con il quale il premio Nobel Parisi sogna di mappare l’universo.

Tutto ciò, ovviamente, se non si metteranno di traverso i soliti noti che antepongono da sempre l’interesse personale a quello generale o, per essere più precisi, sfruttano la disperazione della comunità barbaricina per mantenere quel consenso che gli consente di sedere da decenni sulle appetitose poltrone del Consiglio Regionale. Se il progetto dell’osservatorio delle onde gravitazionali diventasse realtà, potrebbe iniziare quel riscatto economico – sociale che la Barbagia aspetta ormai da decenni. Per fare ciò si è pensato di sfruttare le vecchie miniere di argento, piombo e zinco utilizzate sin dai tempi dell’impero romano e che ora potrebbero ospitare il rilevatore di onde gravitazionali di terza generazione, l’Einstein Telescope (Et). Perché proprio in Sardegna, a Lula, nella localita di Sos Enattos?

Perché per ascoltare la voce che ci giunge dall’universo c’è bisogno del silenzio assoluto, un silenzio che può essere garantito dalle miniere di Lula collocate a circa 300 metri di profondità in un territorio scarsamente popolato, insomma lontano dal parossismo tipico della civiltà occidentale. L’Et avrà il compito di captare il rumore degli eventi cosmici più violenti ovvero la fusione di buchi neri e stelle di neutroni, eventi talmente potenti da essere capaci di modificare la struttura della realtà, per essere più precisi, d’increspare lo spaziotempo, così come fa un sasso quando viene lanciato in uno stagno. Per realizzare questo progetto però bisognerà portare in Barbagia le infrastrutture che al momento non ci sono per cui diventa fondamentale il ruolo della politica, anzi della volontà politica, soprattutto di quella regionale che, fino a ora, per la Barbagia e per il centro Sardegna in generale, non ha fatto nulla.

Questa assenza della politica, probabilmente, è la preoccupazione maggiore che assilla le popolazioni di questi territori. Infatti, Il progetto concorrente, quello proposto da Germania, Olanda e Belgio, d’infrastrutture è ben dotato, ciò che gli manca e il silenzio di Sos Enattos. La decisione verrà presa entro il 2024, mentre i lavori inizieranno l’anno successivo, per cui diventa fondamentale, a partire da oggi, una massiccia mobilitazione popolare e istituzionale volta a sensibilizzare il governo centrale sulla necessità che si compiano tutti gli sforzi possibili affinché il progetto Et possa essere realizzato nel nuorese. Tale necessità nasce dal fatto che la Barbagia è una delle regioni d’Europa più depresse economicamente, dunque, l’entità degli investimenti previsti potrebbe rappresentare, per queste comunità, una vera svolta economico – sociale.

Per comprendere meglio tutto ciò è sufficiente pensare alla quantità d’investimenti previsti: solo il costo del telescopio è di due miliardi di euro; si stima un costo complessivo dei lavori di oltre 6 miliardi di euro, con la creazione di circa 36.000 posti di lavoro; Arriverebbero decine di aziende che si occuperebbero di scavi, infrastrutture e tecnologie; giungerebbero tanti scienziati e tecnici e con loro le famiglie, insomma, nella povera Barbagia potrebbe nascere una nuova economia.        

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