La tragedia di Hebron

1 Ottobre 2015
SHUSHADA STREET
Nicole Argenziana

A soli 30 km a sud di Gerusalemme si trova Hebron, tra le città più importanti della Cisgiordania, casa di 150.000 palestinesi e 600 coloni israeliani, che le hanno regalato un triste primato: è l’unica città della Cisgiordania occupata ad avere delle colonie nel centro della città vecchia.

Un po’ di storia. Hebron ha avuto fin da tempi lontani una componente ebraica nella sua città. Le due comunità convivevano pacificamente e condividevano gli affari e il governo della città. La situazione iniziò a deteriorare negli anni ’20 quando le prime voci del progetto colonialista ebraico in Palestina arrivarono alle orecchie degli autoctoni che nel 1929 si rivoltarono a Gerusalemme. Le notizie della rivolta giunsero fino a Hebron e la popolazione araba si rivoltò a sua volta, accanendosi sulla comunità ebraica. Coloro che si salvarono dalla folla inferocita devono grazie ai loro vicini arabi. Le poche famiglie ebree sopravvissute fuggirono dalla città per poi farvi ritorno nel 1931 e venire nuovamente evacuate nel ’36 dagli inglesi con lo scoppio della seconda rivolta araba. La comunità ebraica ritornerà a Hebron solo nel 1968. Dopo la guerra dei sei giorni la città venne occupata militarmente e al rabbino Levinger, che si finse un turista, venne l’idea di festeggiare la Pasqua ebraica nel Park Hotel nel centro della città per poi dichiarare, insieme ai suoi adepti, che non lascerà mai l’edificio. L’allora primo ministro israeliano Rabin e il ministro della difesa Moshe Dayan evacuarono Levinger e gli altri ‘’turisti’’ permettendogli di stare in una base militare che diventerà poi la colonia di Kyrat Arba situata appena fuori Hebron. Una colonia illegale che oggi conta più di 7000 abitanti. Da lì a poco il centro della città vecchia venne occupato da altre famiglie ebraiche che tutt’oggi rivendicano la loro presenza dichiarandosi ‘’discendenti’’ dell’antica comunità ebraica di Hebron, nonostante questa si sia completamente dissociata dai coloni. Ad oggi intorno a Shushada Street, la strada principale del centro storico, si trovano quattro colonie: Tel Rumeida, Beit Hadassah, Beit Romano, Avraham Avinu. In tutti i coloni sono 600 e sono protetti da più di 4000 soldati.

La strage di Baruch Goldestein e Oslo II. Nei pressi della città di Hebron si trova la grotta di Macpela luogo di culto per ebrei, cristiani e musulmani in quanto ritenuta il luogo dove riposano Abramo, Isacco e Giacobbe. Nei pressi della grotta si trova la moschea di Abramo che nel 1994 fu teatro di una vera e propria strage: Baruch Goldestein, un estremista religioso israelo-americano connesso con il gruppo terrorista Kach, si recò nella moschea e aprì il fuoco uccidendo 29 palestinesi in preghiera e ferendone 125. Dopo questo massacro l’Autorità palestinese e Israele decisero di prendere provvedimenti e nel 1997 (nel quadro degli accordi di pace di Oslo) siglarono il protocollo di Hebron e la città fu divisa in due zone: H1, sotto il controllo dell’Autorità palestinese e H2, sotto il controllo dell’esercito israeliano. Le due zone sono separate dal compound militare di al-Shalala e ai palestinesi di H1 è assolutamente vietato recarsi nella città vecchia di Hebron, H2.

Hebron oggi. Gli oltre 40’000 palestinesi che vivono in H2 sono sotto assedio militare e non solo. Vivono in funzione di una manciata di coloni illegali che dettano legge. Le umiliazioni e le privazioni sono all’ordine del giorno e con queste l’impossibilità per i palestinesi di vivere una vita normale. Shushada Street, il cuore della città, dal 2000 è stata chiusa per ‘’ragioni di sicurezza’’. I negozi sono stati chiusi per ordine militare e le porte sono state sbarrate con delle lastre di ferro. La maggior parte della case sono state espropriate dai coloni e i pochi che non l’hanno perduta sono stati costretti a mettere delle reti metalliche alle finestre per difendersi dai continui attacchi degli stessi. I palestinesi vivono chiusi in una gabbia. Gli è proibito camminare per Shushada Street costringendo i residenti a fare delle acrobazie circensi per entrare in casa, andare a trovare i vicini o andare a scuola. Ma il vero problema sono i coloni che vivono nel centro città. Violenti e razzisti, sottopongono i palestinesi a continue angherie. Il Rabbino Levinger il primo ‘’pioniere’’ che si insediò a Hebron è uno dei fondatori di Gush Emumin (il cui braccio armato è Kach, di cui Goldestein faceva parte). Questo movimento religioso, integralista ed estremista, crede fermamente che gli ebrei abbiano il dovere di estendere il governo di Israele su tutta la West Bank. Sono convinti di possedere un mandato divino e che la redenzione del popolo ebraico iniziò con il sionismo moderno. Tutte queste considerazioni, il mandato e la concezione che ogni luogo del ‘’regno di Israele’’ sia sacro, spiega l’ostilità di questi estremisti religiosi nei confronti dei palestinesi a Hebron, divenuta roccaforte del movimento. Gli autoctoni sono considerati dei residenti senza alcun diritto nella terra promessa da Dio, che deve essere abitata solo ed esclusivamente dal popolo ebraico. Non basterebbe un romanzo per descrivere le torture a cui i palestinesi sono sottoposti a Hebron. Ad esempio i bambini dei coloni sono incoraggiati dai genitori a lanciare pietre e insulti contro i bambini palestinesi mentre questi si recano a scuola, sopra Shushada Street. Sulla porta dell’edificio si legge la scritta ‘’gas the arabs’’. Attivisti internazionali fanno da scudi umani per fare in modo che i bambini tornino sani e salvi a casa. O ancora Ahmed* racconta quello che deve subire tutti i giorni. Ahmed vive a Tel Rumeida una colonia situata su una collina adiacente la città vecchia. A Ahmed è stato offerto di tutto per abbandonare la sua casa da soldi a donne. Ma orgogliosamente dichiara di non aver mai ceduto. Tuttavia i coloni fanno di tutto per farli rimpiangere questa scelta. Hanno aggredito due volte la moglie mentre era incinta facendole perdere due bambini. Gli hanno tagliato due volte i tubi che portano l’acqua a casa sua. Gli hanno avvelenato le piante del giardino e gli lanciano la sporcizia dalle finestre. D’altronde i coloni non nascondono che vogliono fare di Hebron una città ebraica. Questo obiettivo coincide perfettamente con quello dello stato di Israele. La strategia politica è quella di annettere le West Bank e le colonie fungono da perfetti avamposti di conquista. Questo spiega la totale complicità dell’esercito in questi soprusi e le agevolazioni finanziarie che lo stato elargisce a coloro che decidono di stabilirsi nei territori occupati.

[Foto Nicole Argenziana, Shushada street, Hebron]

Ahmed* nome di fantasia

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