Lavoro e concertazione

15 Gennaio 2008

Vincenzo Pillai

Provo a mettere in successione alcune questioni per vederne, poi, le relazioni. Sembra che tutti concordino sul fatto che il potere di acquisto dei salari è sceso talmente da far scendere in campo lo stesso governo. Sembra vi sia condivisione sulla necessità di rilanciare i consumi interni e che per fare ciò sia necessario anche aumentare salari e pensioni Sono aperte trattative per contratti nazionali di alcune categorie per oltre sei milioni di lavoratori, fra cui i metalmeccanici ,che va preso come riferimento perché il loro contratto è nodo di varie questioni.
E’ aperto fra le confederazioni un dibattito non sempre esplicito sul valore da dare al contratto collettivo nazionale rispetto ai contratti territoriali, di comparto, di luogo di produzione. Qui vi è una delle questioni più delicate perché la linea CISL che spinge verso una valorizzazione di questi ultimi ridimensionando il CCNL, a mio avviso, gioca un ruolo importante nel dibattito interno alla CGIL, al PD, e offre una sponda importante alla soluzione che il governo sta preparando.
Vi sono, infatti, azioni che convergono su un unico risultato molto pericoloso:
– ritardare come fa confindustria la firma dei contratti nazionali
– anticipare aumenti salariali con azioni separate di singoli imprenditori o di comparti, in nome della necessità di recuperare la capacità di acquisto dei lavoratori, riduce fino ad annullare, nella sostanza, l’importanza del CCNL
– la richiesta del ministro Damiano ai sindacati di pazientare in modo da avere il tempo per fare i conti della prossima finanziaria, così da poter precisare le somme che il governo può mettere sul tavolo dei contratti, utilizzando la leva fiscale.
– le difficoltà tecnico – giuridiche a realizzare una riduzione fiscale sugli aumenti degli eventuali CCNL.
– Anche nella CGIL molti dirigenti vedono di buon occhio la linea CISL, anche se non hanno il coraggio di sostenerla apertamente. Lo scontro in corso fra la maggioranza dei dirigenti CGIL e la maggioranza della fiom ruota in gran parte intorno a questa questione.
– In questo contesto Prodi rilancia la concertazione con esplicito riferimento al ‘93.
Il fatto che i lavoratori abbiano già sperimentato i danni di una simile proposta non fornisce sufficienti garanzie sulla loro tenuta, in presenza di un forte impegno del PD sulla concertazione per cogliere anche il risultato politico di isolare ulteriormente la sinistra della CGIL e facilitare cosi il processo di composizione di un unico sindacato confederale, disponibile a realizzare il modello di relazioni sindacali che da sempre la CISL sostiene.
Considerazioni:
sembra che utilizzando la crisi salariale e la crisi dei consumi come movente, maggioranza confederale e PD, colgano l’occasione per stravolgere il modello contrattuale e il governo, agendo con la leva fiscale, voglia apparire sensibile ai bisogni dei salariati mentre, nei fatti, favorisce ancora le aziende aiutandole a concludere contratti che potranno apparire accettabili perché rimpinguati con risorse sottratte alla fiscalità generale che, invece, dovrebbero essere aggiuntive per sostenere i salari dal lato degli ammortizzatori sociali, scuola, trasporti, sanità.
E’ un pericoloso gioco delle tre carte e non manca neppure il compare occulto.
Non sarà facile smascherare il trucco perché i salariati hanno urgente bisogno di soldi e i dirigenti confederali hanno bisogno di firmare contratti per riacquistare credibilità e non lasciare alla sinistra arcobaleno la rappresentanza del mondo del lavoro. Da come si sono mossi fino ad ora è possibile dedurre che le confederazioni non impiegheranno le enormi risorse di uomini e mezzi di cui dispongono per costruire un forte fronte di lotta che includa anche i precari, in una vertenza generale su salari e diritti.
Del resto il loro comportamento in occasione del dibattito sulla finanziaria è illuminante della volontà di isolare la sinistra arcobaleno anche se sosteneva, nello scontro con la maggioranza di governo, quanto era già presente nelle piattaforme sindacali e che viene ora formalmente ricollocato sul tavolo delle trattative, ma per indurre il governo a rimpinguare le offerte contrattuali dei padroni, stato compreso.
Ci aspetta un duro lavoro di informazione da svolgere in tutte le assemblee dei lavoratori e in quelle che dovremo fare, sia per radicare nei territori la scelta della sinistra arcobaleno, sia per fare la verifica che ci siamo riproposti sul nostro rapporto con il governo e con i movimenti. Se da un lato dobbiamo evitare di sostituirci ai sindacati, né va data l’impressione di volerlo fare, d’altra parte dobbiamo avere la consapevolezza che intorno al modello di concertazione si giocano non solo i contratti ma un modello di relazioni sociali che sarà determinante per le future lotte, qualunque sia la collocazione istituzionale di rifondazione e della sinistra arcobaleno.
Bisogna evitare di ritrovarci nella tragica situazione di apparire contrari agli interessi dei lavoratori per il fatto di essere gli unici che coerentemente contrasteranno il nuovo patto concertativo.

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