Lettera all’amico Carlo Lisci, dottore e allevatore

16 Settembre 2015
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Claudia Zuncheddu

Pubblichiamo volentieri la lettera che Claudia Zuncheddu invia al suo amico e collega Carlo Lisci. Carlo svolge la sua professione di specialista in “Scienza dell’alimentazione e della nutrizione umana” tra Cagliari e Oristano ma per l’attaccamento alle proprie radici, non ha mai abbandonato l’attività agro-pastorale della sua famiglia.  Oggi quell’azienda agrozootecnica tra Pabillonis e Mogoro, tra le più colpite dalla tromba d’aria, lotta insieme alle altre per risollevarsi. La lettera, simbolicamente a Carlo Lisci, è un’esortazione per tutti i nostri giovani a non abbandonare la propria Terra. (red)

Ci mancava solo la tromba d’aria con i disastri dei primi di settembre, l’inclemente colpo di grazia per le nostre economie agro-pastorali nel sud dell’Isola: nel Guspinese, nella Marmilla, nell’ Alto campidano, per cancellare in un attimo il frutto di tanta fatica e di sacrifici delle nostre famiglie. E’ sconfortante avere la “storia” contro, mio caro amico. Come un sortilegio, tutto rema contro noi sardi e la nostra Terra, dalla Politica, ai cambiamenti climatici, alle calamità naturali e a quelle innaturali. Fuochi, alluvioni, trombe d’aria che distruggono le nostre case, le nostre aziende, le nostre vigne, i nostri allevamenti. Per non parlare delle devastanti calamità meditate nelle alte sfere del potere politico oltretirreno, quelle che troppo spesso contano su complicità locali, per stabilire il destino da riservare alla Sardegna e alle nostre future generazioni.
La tromba d’aria del 4 settembre che ha raso a suolo le aziende che hanno resistito alla crisi economica globale dell’Isola in questi anni: fiore all’occhiello della nostra Resistenza, anche se ci condanna a retrocedere, non deve intaccare la nostra volontà e la nostra determinazione nel persistere lungo il cammino intrapreso e nell’ennesima ricostruzione. La nostra direzione è giusta e niente e nessuno può disorientarci.
Noi non possiamo fare a meno della nostra storia, della nostra cultura, del nostro ambiente e della nostra economia tradizionale, che sono parte integrante della nostra identità senza la quale non esisterebbe né la Sardegna né il Popolo sardo.
Caro Carlo, noi siamo medici sardi, dottori speciali perchè figli di una società agropastorale che si è voluta emancipare facendoci studiare. La nostra società non può far a meno di noi e ancor meno noi rinunciamo alle nostre radici. Il costo della rinuncia sarebbe troppo alto perché implicherebbe la perdita della nostra identità. Per questa ragione dopo l’ennesimo dramma con la distruzione delle economie e la morte degli animali, è nostro dovere morale e naturale ricostruire e resistere.
Noi abbiamo la forza e la resistenza dei ginepri del Supramonte e come loro siamo cresciuti in terreni difficili, sino a far affiorare le proprie radici, come se fossero fossili, dalle rocce. E’ per questa forza, così straordinaria, che cureremo gli animali feriti sopravvissuti, tireremo su ancora le nostre vigne e i nostri alberi… anche nel silenzio assordante e colpevole di chi vorrebbe che la Sardegna rinunciasse a esistere, nel nome dell’ innovazione, svuotandosi delle sue risorse e della sua bellezza per divenire un deserto spopolato e probabilmente un contenitore di rifiuti tossici d’oltre Tirreno. Le nostre famiglie hanno voluto che ci emancipassimo con lo studio, non certo in nome della discontinuità culturale, ma per essere garanti della nostra identità.

Foto di Stefano Pia – Morimenta, Comune di Mogoro

 

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