Pecore e Alcoa

16 Gennaio 2012

Stefano Deliperi

L’ultimo anno della Terra – almeno come la conosciamo noi – è iniziato bene, qui nel bel mezzo del Mediterraneo.  A noi, evidentemente, nemmeno le antiche credenze Maya ci scuotono un po’. Il 10 gennaio 2012 Paolo Villaggio – nella fucina di pensieri di Oliviero Beha (“Brontolo”, Rai 3) dedicato alla crisi economica e alla condizione femminile – non ha trovato di meglio da dire che la scarsa natalità in Sardegna dipende dalle abitudine sessuali convergenti di pastori e pecore.   Battuta greve, fuori luogo, grezzotta.   Anche vecchia e scontata. Una delusione, visto che arriva da un maestro della comicità nazionale.  Ricorda il solito stereotipo dei siciliani tutti mafiosi e via cretinando.
Insomma, una boiata pazzesca.   Oliviero Beha ha glissato e cambiato discorso, qualche suo ospite (Alessandra Mussolini) ha fatto lo stucchevole sorrisetto di circostanza. Amen. Certamente dalla TV pubblica ci aspettiamo cultura, approfondimenti, informazione, come ricorda il segretario nazionale della F.N.S.I. Flavio Siddi. Anche ironìa, aggiungerei.  In questo caso non c’è nulla di tutto questo.  Però il bello viene dopo. Il Presidente della Regione autonoma della Sardegna Ugo Cappellacci, memore d’altro Ugo più famoso, ha tuonato, il capogruppo P.D.L. al Consiglio regionale Mario Diana, ha protestato veementemente, “i pastori isolani (chi? Quali?, n.d.r.) sono sul piede di guerra e hanno già dato mandato all’avvocato cagliaritano Anna Maria Busia di querelare Villaggio per le sue dichiarazioni”, fioccano migliaia e migliaia di messaggi e commenti di vibrante protesta sul web.  
Sembra quasi l’inizio di una primavera sarda. Ma non finisce qui: il Movimento Pastori Sardi di Felice Floris esige – tramite l’avvocato Patrizio Rovelli – una puntata riparatrice, mentre, dal canto suo, Gavino Ledda, autore dell’indimenticabile “Padre padrone”, ricorda “che se un ragazzo di 14-15 anni, per curiosità, ha avuto qualche rapporto con le pecore pensando ad una bella donna, lui evidentemente quando va con una donna pensa alle capre. I pastori sardi non hanno niente di cui vergognarsi, questa gente da salotto dimentica cos’è la specie umana”. A parte il fatto che si presume siano la stragrande maggioranza anche in Sardegna gli appartenenti a quella “specie umana” che non hanno mai avuto alcuna dimestichezza sessuale con le pecore (qualcuno, poi, ha l’insana preferenza per le cagnette), le reazioni comunque continuano per giorni e giorni. Paolo Villaggio ha subito chiesto scusa e per penitenza si è detto “pronto ad andare in traghetto a Olbia e poi, vestito da francescano o da Gesù Cristo con le spine in testa, a farmi tutta la Sardegna a piedi e fermarmi ogni 500 metri a chiedere scusa per la battutaccia”.  Ma, forse, non sarebbe sufficiente per la battagliera avvocata kasteddaia che dovrà pur distinguersi dal più noto Collega: si potrebbe aggiungere – così, per insaporire la scena – il cilicio e un sardo pellito accompagnato da una pecora che ogni 10 metri gli allunga una frustata.  Tutta pubblicità, per Villaggio, per l’avvocata e pure per il più noto Collega. Sempre il 10 gennaio 2012, la multinazionale Alcoa annuncia la chiusura degli impianti industriali sardi di Portovesme. 501 lavoratori licenziati, altre centinaia di lavoratori delle imprese connesse sulla via della disoccupazione.   Almeno 10 mila residenti in quel Sulcis già allo sbando ne risentiranno.  Come ecologisti, l’avevamo purtroppo preventivato.  Un panorama di inquinamento ambientale e di disastro economico-sociale presenti e futuri. Reazioni?  Quelle dei sindacati e quelle routinarie delle Istituzioni.  La solita vertenza.  Poi stop. Resta da chiedersi se in questa Sardegna-Sardistàn il “problema del giorno” sia la battuta infelice di un comico o le prossime serissime difficoltà quotidiane di migliaia di persone. In assenza di una vera politica economica della Regione. Vada per Cappellacci e la Busia, ma gli altri sardi non hanno nulla di più importante a cui pensare? Questo sì che è molto preoccupante.

2 Commenti a “Pecore e Alcoa”

  1. Gabriele Ainis scrive:

    E’ bizzarro che un richiamo alla mancanza di una politica industriale da parte della classe dirogente (tutta, non solo l’attuale amministrazione regionale) debba venire da un ecologista (per di più bravo), così come la perplessità per il vuoto culturale nel quale ci agitiamo (quello responsabile del fatto che ci si indigna per una battuta di Villaggio e non si discute, per l’appunto, di industria in disfacimento).
    Però mi permetta di non essere d’accordo su Villaggio: è bastata una battuta per mettere a nudo impietosamente la nostra fragilità etnica. Non siamo capaci di ridere di noi stessi e si meraviglia che la chiusura di ALCOA/ALSAR/Alluminio Italia/ALUMINIA susciti così poca reazione?
    Guardi, cento volte meglio un Fracchia, che con una battutaccia rivela il nostro ridicolo, degli ‘intelletuali’, quelli davvero pessimi, impegnati a parlarsi addosso tra Limba e sardità.

  2. Stefano Deliperi scrive:

    grazie per la stima! Sono d’accordo, è bastata una battuta (pessima) per mettere in luce fragilità, permalosità, incapacità e inconcludenza, anche istituzionale. Continuo a pensare che bisogna fare ancora molta strada per emanciparsi dal “Sardistàn” e diventare “Sardegna”.

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