Per una legge elettorale sarda, democratica e proporzionale

15 Aprile 2022

[red]

È nata in Sardegna, una vasta aggregazione di soggetti politici, partiti, movimenti, associazioni che procederà nei prossimi mesi a vaste azioni, su tutto il territorio regionale, finalizzate a riportare l’attenzione su una pesantissima sottrazione di democrazia della quale sono vittima le cittadine e i cittadini della Sardegna.

La legge elettorale sarda non è democratica e, attraverso diversi artifici normativi, produce consigli regionali che non rispecchiano la volontà espressa dai sardi attraverso il voto.

Con l’entrata in vigore di questa legge, nel 2013, si è messo a punto un sistema che vedrà a lungo avvicendarsi al governo della regione i due principali schieramenti, impedendo che altre istanze, pur fortemente presenti nella società sarda, trovino rappresentanza in Consiglio Regionale.

Si è costruito, sostanzialmente, un falso bipolarismo che pur non esistendo nella legittima complessità che arricchisce il pensiero politico dei sardi, si materializza artificiosamente nel momento in cui si compone il Consiglio regionale il quale, al contrario, per conservare l’autorevolezza e la centralità che si addice alle assemblee legislative, per produrre leggi che guardino al bene comune, per esercitare le sue funzioni nell’interesse di questa terra, dovrebbe davvero rappresentare tutti.

Le quote di sbarramento al 5% per le liste singole e al 10% per le coalizioni lasciano privi di rappresentanza decine di migliaia di cittadini e cittadine, scoraggiano l’esercizio del diritto di voto per coloro che non si riconoscono negli schieramenti più forti e incrementano l’astensionismo in una regione in cui già non va più a votare quasi la metà degli aventi diritto.

Agli effetti distorsivi della volontà popolare dovuti alle quote di sbarramento, si sommano quelli causati dal premio di maggioranza. La legge elettorale sarda attribuisce al presidente eletto il 60% dei seggi se raggiunge il 40% dei voti e il 55% dei seggi se raggiunge il 25% dei voti.

Occorre riflettere su questi numeri e cogliere lo squilibrio profondo che si determina tra il risultato elettorale e la composizione del Consiglio Regionale, il quale finisce per fotografare una Sardegna che non c’è e consegnare il governo regionale a maggioranze finte ed artefatte. 

A questo si aggiunge la possibilità del voto disgiunto che consente allo stesso elettore di votare, liste e presidente di schieramenti contrapposti. Tale alchimia, che non trova giustificazione né logica né politica, combinata al fatto che il premio di maggioranza viene attribuito al presidente, determina la possibilità, che si è già concretamente realizzata nel 2014 (Pigliaru /Capellacci), di consigli regionali a maggioranza di centrosinistra, nonostante le liste di centrodestra avessero raccolto più voti.

Rimane inoltre irrisolta la questione della rappresentanza femminile in consiglio regionale. L’introduzione della doppia preferenza di genere ad opera della maggioranza a guida Pigliaru ha dimostrato nei risultati l’assoluta inefficacia rispetto all’obiettivo di portare la rappresentanza femminile a livelli minimi di civiltà.

Per tutto ciò noi riteniamo, in Sardegna, di trovarci di fronte ad una vera e propria emergenza democratica sulla quale è necessario intervenire con urgenza e con un’azione generalizzata che veda coinvolti tutti coloro che sono portatori di sani valori di cittadinanza e di democrazia. E avendo preso atto della assoluta indifferenza del Consiglio Regionale che si traduce in una tranquilla e interessata inerzia e nella conservazione della situazione attuale, noi pensiamo che non rimanga se non la via della informazione e della sensibilizzazione dei sardi e delle sarde rispetto all’esproprio di democrazia e di rappresentanza a cui li condannano i due principali schieramenti di centro destra e di centrosinistra artefici di questa legge e della sua conservazione.

Noi pensiamo sia necessario finalmente superare tutti gli artifici normativi, quali quote di sbarramento e premi di maggioranza, che producono distorsione della volontà espressa dalle elettrici e gli elettori. Pensiamo sia necessario restituire centralità alle assemblee elettive, ridimensionando esecutivi sempre più forti e trasbordanti che tendono ad occupare impropriamente spazi di potere legislativo attraverso operazioni pericolose che risultano tanto più facili quanto più i parlamenti sono resi scarsamente rappresentativi.

Per far ciò è necessario avere il coraggio di dire che non è più derogabile una riforma della legge elettorale sarda in senso proporzionale, senza quote di sbarramento se non quelle naturali derivate dal numero dei seggi da attribuire in Consiglio Regionale, senza premi di maggioranza, superando l’elezione diretta del presidente, con l’introduzione di meccanismi di stabilizzazione già presenti in altri sistemi elettorali che non distorcano la volontà popolare (quali la sfiducia costruttiva) e con l’adozione di norme efficaci che garantiscano la parità di genere in Consiglio Regionale.

Firmato:

Lucia Chessa segretaria nazionale Partito RossoMori

Davide Meloni segretario regionale Partito Comunista Italiano

Enrico Lai segretario regionale Partito Rifondazione Comunista

Salvatore Multinu segretario regionale Sinistra Italiana Sardegna

“ProgReS – Progetu Repùblica de Sardigna”

Simonetta Satta per Comitato Cittadini Liberi Sardegna

Roberto Loddo per Il Manifesto Sardo

Antonio Muscas per Assemblea Permanente di Villacidro

Giovanni Fancello per Potere al Popolo

Graziano Pintori per Anpi Nuoro

Stefano Puddu Crespellani Esponente dei movimenti per l’autodeterminazione, in Catalogna e in Sardegna.

Francesco Desogus Candidato Presidente per i 5 stelle alle elezioni regionali del 2019

Luca Pizzuto Segretario Regionale di Articolo 1

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