Sulla Palestina, una risposta a Cristiano Sabino

2 Gennaio 2024

[Giovanni Fara]

Pubblichiamo un intervento sotto forma di lettera aperta rivolta a Cristiano Sabino in merito al suo intervento sulla manifestazione Dritti al Cuore del 23 dicembre, e più in generale sull’approccio alla mobilitazione in solidarietà alla Palestina.

Caro Cristiano Sabino,

ho letto con attenzione la tua critica riguardo alla manifestazione Diritti al Cuore, convocata, secondo te, appositamente un giorno dopo la mobilitazione per il boicottaggio dei marchi legati ad Israele. Desidero condividere alcune riflessioni su questo argomento.

Si vede benissimo l’intenzione di costruire un’argomentazione che altera la realtà a premessa del tuo ragionamento. Allargare la mobilitazione e la protesta non implica necessariamente includere nella protesta chi è filosionista e favorevole alle politiche di occupazione di Israele. Questa è una fantasia che hai creato per giustificare l’atteggiamento settario e frazionista portato avanti da mesi dall’associazione culturale che rappresenti. Affermare che l’allargamento della base di protesta e solidarietà verso i palestinesi possa sottintendere la mancata condanna dell’occupazione israeliana e il sostegno alla legittima resistenza del popolo palestinese dal 1948 ad oggi è una pura invenzione, una mistificazione dei fatti.

Sostieni questa tesi portando le dichiarazioni dei “giovani palestinesi d’Italia” che hanno contestato posizioni politiche interne al mondo palestinese. Il buon senso avrebbe dovuto suggerirti di non entrare troppo nel merito della discussione fra gli stessi palestinesi, onde evitare di rendersi faziosi e “sovradeterminanti”, mantenendo un atteggiamento minimamente dignitoso e rispettoso verso chi prospetta soluzioni politiche che non siano il proseguimento della guerra e che verosimilmente ha parenti, amici e conoscenti sotto le bombe. Un approccio maggiormente rispettoso non guasterebbe, specialmente davanti al numero crescente di morti e sfollati e una emergenza umanitaria che coinvolge oltre due milioni di civili costretti ad abbandonare le proprie case e a vivere in tendopoli improvvisate. Ci vuole rispetto, ma soprattutto buon senso, prima di porsi in un’ottica di tifo da stadio con il sangue agli occhi.

Riguardo alla tua affermazione che il problema dell’occupazione militare in Sardegna e l’utilizzo dei poligoni italiani da parte israeliana sembra esser stato depennato dalla mobilitazione del 23 dicembre, ritengo che tu non abbia prestato sufficiente attenzione. La posizione di  Caminera Noa, che compare tra le forze che hanno aderito, è ben nota[1] e, nel corso della manifestazione, più di una delle sue componenti ha denunciato apertamente le responsabilità occidentali in questo conflitto e l’uso dei poligoni militari siti in Sardegna per l’addestramento degli israeliani, oltre agli accordi di ricerca tecnologica e militare tra lo Stato italiano e Israele. Quindi, non nascondere posizioni ben note.

Abbiamo denunciato questi fatti prima e continuiamo a farlo dopo la manifestazione del 23. La nostra apertura alla società civile ha permesso di evidenziare le contraddizioni della politica occidentale e la sua responsabilità in ciò che sta accadendo a Gaza. Altre piazze hanno parlato fra loro in un’ottica autoreferenziale, ma noi abbiamo cercato di mantenere un approccio più aperto. Allargando il dibattito e non riducendolo a pura faziosità e radicalismo belligerante.

Ti dimentichi di dire che alcune sigle firmatarie della manifestazione del 22 erano presenti anche il 23. E viceversa, molti degli attivisti e volti che sono stati tra i protagonisti della mobilitazione di sabato, hanno preso parte alle iniziative portate avanti anche dal tuo gruppo. In tutte le mobilitazioni susseguitesi in questi mesi erano partecipi e presenti palestinesi e rappresentanti di altre comunità. Questo voler cercare di dimostrare come esistano manifestazioni che hanno più legittimità di altre porta solo verso una frattura insanabile di rapporti politici ed umani che potevi sinceramente risparmiarti.

Mi trovo costretto a partecipare a un dibattito surreale, poiché le mie parole vengono citate senza citarmi. Un lettore distratto potrebbe non arrivare a comprendere che nell’ambito del dibattito cittadino c’è chi porta avanti un percorso di confronto con parole chiare, senza nascondere le proprie posizioni contro la NATO, contro la guerra e gli investimenti bellici, contro l’occupazione militare e il silenzio verso il genocidio palestinese ad opera di Israele.

Non tutto il movimento anticoloniale si muove su posizioni chiuse e refrattarie a qualsiasi tipo di dibattito orizzontale. C’è pure chi porta avanti una strategia di avanzamento del movimento anticoloniale all’interno della società sarda partecipando alla costruzione di spazi di lotta condivisi, attraverso un confronto con il mondo civico e dell’associazionismo. Questo contrasta la tendenza frazionista di chi pare essere più interessato a costruire spot personali che a parlare di progetti e proposte reali.

Il livello più basso si raggiunge quando, per dare sfogo al proprio personalismo, si arriva persino a rivendicare l’esclusiva sulla solidarietà. Non dobbiamo stupirci se il movimento indipendentista è giunto a uno stadio di liquefazione pressoché totale. È la conseguenza di anni di lacerazioni in cui alla costruzione dialettica si è preferito la pratica della denigrazione fine a sé stessa.

Le modalità politiche portate avanti da un certo periodo a questa parte da “sa domo” non mi rappresentano e mandano al macero quella che è nata come una interessante esperienza civica e politica. Ma quando a prevalere sono le personificazioni e personalismi i percorsi muoiono da soli. Le persone semplicemente si allontanano. Avrei tanto da ridire sul contenuto di alcune posizioni espresse negli ultimi tempi, ma il nocciolo della questione è che arrivare a mettere la bandierina per primo non ti attribuisce nessuna esclusività.

Cercare di fare passare come sionisti e sostenitori di partiti filosionisti quelli che hanno preso parte alla manifestazione del 23 porta la discussione a un livello infimo. Tra i manifestanti c’erano esponenti del partito democratico? Ma chi se ne frega! Non si comprende in che misura ci si debba sentire responsabili per le contraddizioni interne ai partiti politici italiani nell’ambito di una mobilitazione finalizzata a portare a conoscenza del più alto numero di persone il dramma palestinese e alla condanna senza mezzi termini delle politiche coloniali e di apartheid di Israele.

Torno a ripeterlo, questo è frazionismo, con una discreta dose di personalismo costruito in modo strumentale sugli oltre ventimila morti palestinesi. Questo non aiuta ad allargare il fronte della protesta ma serve a dividerlo e di conseguenza lo indebolisce. 

Nel tuo lunghissimo intervento fai l’analisi del testo dei volantini e degli appelli cercando un appiglio per sostenere una tesi che fa acqua da tutte le parti. Dettata da un livore e da una frustrazione palpabili, specialmente nelle continue contraddizioni finalizzate a eludere il vero problema. Se si chiamano le mobilitazioni in modo autoreferenziale con il solo scopo di inibire la partecipazione di altre componenti del fronte di solidarietà alla Palestina, a cui si chiede sostanzialmente di accodarsi senza alcun confronto o discussione preliminare, è ovvio che ci sia almeno quel pizzico di diffidenza dovuto a un vecchio e pessimo modo di fare politica e di relazionarsi con il resto del mondo civico e politico. E questo è ancor più grave quando tale trattamento è riservato ai movimenti anticoloniali, visti come concorrenti politici anziché come alleati.

Quando poi citi con enfasi il gran numero di mobilitazioni organizzate dal tuo gruppo, cercando di dimostrare la primogenitura della lotta, dimentichi le iniziative altrui. Da mesi a Sassari, come nel resto della Sardegna, si susseguono appelli, dibattiti, proiezioni, letture e tanto altro ancora, vedendo la partecipazione e il protagonismo di rappresentanti del mondo palestinese e delle più svariate comunità. Se il tuo non è distacco dalla realtà (e “celolunghismo” da prima elementare), mi domando cosa sia.

Voi avete tutta la libertà di inneggiare ad Hamas e di sostenere l’idea della distruzione dello Stato di Israele. Altri possono avere dubbi sulla validità di queste posizioni, e si badi bene, non sto dando un giudizio sui fatti del 7 ottobre o sulla complessità e la legittimità della lotta di resistenza palestinese. Non spetta a noi decidere come i popoli debbano lottare; il nostro compito è far emergere le nostre contraddizioni e responsabilità, contrastare il sistema di potere che favorisce le complicità tra Israele e gli stati occidentali. Abbiamo il dovere di fare questo, se davvero vogliamo legare la questione sarda alla questione palestinese e rilanciare così il principio di autodeterminazione nazionale di tutti i popoli, e quindi anche del popolo sardo. 

Nel sentire parlare di “movimento decoloniale del Nord Sardegna”, mi scappa da ridere. Facciamo chiarezza: disporre di un circolo e avere un minimo di radicamento territoriale non significa essere o rappresentare il movimento decoloniale del Nord Sardegna. È un po’ come sentire dire ancora “noi siamo la sinistra indipendentista” con l’esistenza di una decina di sigle indipendentiste di sinistra. Capite che questa pratica fa un po’ ridere? Più che argomentazioni politiche serie, si tratta di deliri di onnipotenza e del solito settarismo gruppettaro.

Argomentazioni farcite da un numero esagerato di citazioni e di copia e incolla sotto la cui crosta si nasconde, evidentemente, il nulla.

Note:

Adesione di caminera noa alla manifestazione del 23 dicembre

Il mio post del 25 dicembre che Sabino definisce “delirio”

«La manifestazione è stata aperta e condivisa e non di carattere divisivo e frazionista, lontana da facili parole d’ordine semplicistiche più simili a un tifo da stadio che a un ragionamento politico adatto alla contingenza storica e politica da cui nasce il dramma vissuto dai palestinesi.

Le parole d’ordine di ieri non erano orientate a chiedere la distruzione di Israele, per esempio, ma piuttosto a richiedere un ragionamento logico: Un immediato cessate il fuoco a Gaza»


[1] https://www.camineranoa.org/2023/11/caminera-noa-contro-i-festeggiamenti-delle-forze-armate.html

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