Alghero che viva

31 Gennaio 2012

Marcello Madau

La verità è che le elezioni di Alghero non rappresentano solo una questione algherese, ma un’occasione inedita per costruire un modello di governo e di società diverso da quello proposto dalla destra. Da declinare con quella nuova economia che sul pregio della cultura e delle produzioni ambientali (frutto di grandi tradizioni lavorative come pesca, agricoltura, allevamento e pastorizia), può costruire storie e lavoro duraturi rispettando il territorio.
Di ostacolo a tale possibilità si frappongono da sempre (ciò che fa dire ad alcuni che Alghero è, senza scampo, una città socialmente moderata) poteri forti legati a terra, mare e cemento.
Ad Alghero le primarie si avvicinano. Il 12 febbraio. La situazione, come previsto, si complica. Se preferite un linguaggio più anodino, si articola.
Come la destra, anche il PD cala i poteri forti: innanzitutto Stefano Lubrano dirigente di Confindustria e reo confesso di voto disgiunto alle ultime elezioni regionali, avendo votato Mario Bruno come candidato e lista, ma Cappellacci come Presidente della Regione (suscitando le ire del consigliere regionale PD Giampaolo Diana , a cui ha seccamente replicato Mario Bruno dicendogli in pratica di non farsi gli affari algheresi). Poi il compagno Gavino Scala – tradizionalmente con forte seguito e accreditato a sinistra – ed infine Enrico Daga, che non vuol dire se allearsi o meno con il terzo polo…
L’indicazione di Lubrano ha agitato il quadro politico. Anche il PD…: dopo il ricordato scontro fra Diana e Bruno, è sceso in campo nientemeno che Renato Soru, chiedendo conto a Lubrano, elettore di Cappellacci, del suo atteggiamento verso il PPR.
La sinistra presenta Rosa Accardo e Maria Graziella Serra, mentre Valdo Di Nolfo ha ritirato la sua candidatura per appoggiare quella di Rosa Accardo. Italia dei Valori propone Gianni Piredda.
Dalle due candidate verrà la vera sfida al PD. L’ottima Maria Graziella Serra guida ‘Un’ Alghero migliore’, nata da una costola del ‘cantiere del Buon Governo’ alias ‘Alghero Bene Comune’, da un pezzo minoritario di SEL e da molti cittadini, con intellettuali militanti come Arnaldo ‘Bibo’ Cecchini e Ivan Blecic.
L’altrettanto ottima Rosa Accardo guida il gruppo ‘Rosa Accardo sindaco per Alghero’ (una lista appoggiata da aggregazioni civiche radicate come Alghero Viva (Giovanni Oliva e Antonio Torre, ad es.), Cantiere Sociale (Valdo di Nolfo, a sua volta capogruppo consiliare di Alghero Viva), e due formazioni della sinistra: PdCI-Federazione della Sinistra (guidata da Elias Vacca) e Sinistra Ecologia e Libertà (guidata dall’ex-sindaco e consigliere regionale Carlo Sechi).

Nessuno mi convincerà della coerenza democratica del rituale delle primarie di coalizione che fanno scegliere per una coalizione che non c’è. Una pratica di democrazia molto confusa, dove – dopo essere partiti da esperienze politiche molto vivaci, un vero valore aggiunto, basate sul coinvolgimento di strati diversi e partecipate di cittadini e partiti – si partecipa, ma prevalgono troppo spesso i personalismi e la rappresentazione di un gioco pirotecnico di correnti all’interno di una coalizione inesistente: almeno tre nel PD, due nella sinistra più o meno nuova (per non parlare di quelle interne), il candidato IDV.
Però tale rituale ha il non trascurabile merito di trovare un sistema per condizionare, ed eventualmente indebolire, le scelte moderate dentro lo spazio istituzionale del centro-sinistra.
Alle richieste di valutare la possibilità di contrapporre una candidatura unitaria di sinistra al PD, le risposte non sono, almeno sinora, granchè confortanti (“la candidatura unitaria c’è già, ed è la nostra”).
E non sono meravigliosi i più o meno espliciti anatemi incrociati, come l’essere considerati gli uni minoranza perché meno formalmente rappresentati, o gli altri non di movimento nonostante vi siano due rilevanti movimenti algheresi, presenti ben al di là delle elezioni e del loro analcolico aperitivo (le primarie). D’altronde, non è neppure convincente parlare di rappresentanze di movimento per aggregazioni nate elettoralmente a ridosso delle elezioni.
La situazione sembra bloccata. Ma la qualità dei due quadri politici potrebbe fare il miracolo atteso. Magari sarebbe anche bello che il compagno Gavino Scala, sinistra PD, confluisse sulla candidata di sinistra o su una delle due, comunque espressioni di movimenti reali che non ci sono più dietro al PD. Lasciando il PD ai suoi poteri forti e alle possibili alleanze con il terzo polo. Consegnando tale linea ad una probabile e sonora sconfitta.
Più utile occuparsi del richiamo al territorio e del confronto programmatico. Per il primo punto, davvero essenziale per Alghero, anche dal PD si sono mosse dirette e pertinenti critiche, perché Renato Soru ha ben indicato la contraddizione della candidatura Lubrano: ma alcune passate predilezioni soriane verso un ulteriore incremento del turismo di élite in Sardegna, come nei tentati affidamenti delle aree minerarie e nell’alberghiero di lusso a La Maddalena, ci ricordano che non basta un buon PPR per produrre scelte di sinistra.
Dopo aver rilevato alcune criticità, dobbiamo dire delle molte cose pregevoli dei due programmi Accardo e Serra. Alcune simili, come l’accento alla trasparenza amministrativa, alle scelte delle persone effettuate non in base a criteri politici, ma di competenza, allo sviluppo sostenibile. La rivoluzione del ‘bilancio partecipato’.
Programmi che riflettono le storie dei loro animatori, il diretto riferimento al PUC in ‘Alghero Migliore’ della Serra, o l’attenzione ai servizi sociali e all’inclusione in ‘Rosa Accardo sindaco di Alghero’. Senza che ciò significhi, ovviamente, che le due formazioni non siano ambedue sensibili su questi temi.
E mentre nel programma della Serra vi è una forte sottolineatura del turismo (che “deve durare tutto l’anno”) come motore socio-economico, in quello di Rosa Accardo si percepisce un’attenzione più articolata alle varie storie lavorative di Alghero. Ovvero la presenza del lavoro e della sua identità.
Anche l’ambiente ha un ruolo di rilievo: non si tratta solo dell’eccezionale possibilità del Parco di Porto Conte, perché la Nurra di Alghero è davvero un territorio complesso, dove vivono non pochi dei modelli evidenziati dal grande storico del paesaggio agrario Emilio Sereni.
Meritava forse maggiori precisazioni – ma linee generali di programma tali sono – lo sviluppo dei temi culturali. Anche in questo caso, comunque, la sinistra è attenta. Indicazione di centralità per il ruolo dell’Università nel programma della Serra, e attorno ‘le attività culturali’, ovvero eventi e creazioni artistiche; nel programma della Accardo l’accento va alla creazione di luoghi autonomi di cultura, e alla sacrosanta fine delle società partecipate, uno dei cavalli di battaglia dell’opposizione guidata da Di Nolfo alla giunta di Marco Tedde: con ripresa diretta della gestione di beni e attività culturali (ricordo, con qualche memoria personale, che Alghero fu il primo comune italiano, sotto la giunta di Carlo Sechi, a sperimentare la gestione diretta delle sue splendide aree archeologiche).

Programmi di sinistra che sarebbero in buona parte integrabili, purtuttavia segnano nella differenza di localizzazione, e non solo di elaborazione, gioie e dolori delle nostre divisioni: così spesso disarmanti rispetto alle aspettative e alle necessità unitarie. Eppure vi è un retroterra comune che ha lavorato e prodotto, che va recuperato e valorizzato. Sarebbe allora almeno auspicabile, se non si riuscisse a produrre una candidatura unitaria, che le due aggregazioni, riconoscendo l’esistenza di tale storia comune si impegnassero, nel prevalere degli uni, al reciproco appoggio e all’inclusione degli altri.
Nel prossimo numero ci troveremo a commentare i risultati, a capire se potremo sperare in Alghero per cambiare la Sardegna in direzione progressista.

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