A Cagliari la giunta di destra vuole strumentalizzare la storia

1 Febbraio 2020
[red]

Pubblichiamo il testo della nota stampa dei 13 consiglieri del centrosinistra del consiglio comunale di Cagliari relativa alla mozione sulla strumentalizzazione delle foibe, approvata con i voti di tutti i consiglieri della maggioranza di destra.

La memoria non deve essere depurata dalla proprie responsabilità, non deve essere ridotta o parziale, nel rispetto della storia e nel rispetto soprattutto delle giovani generazioni che hanno il diritto di conoscere la complessità degli eventi e i contesti in cui si inquadrano. Ciò vale a maggior ragione quando si trattano temi altamente strumentalizzabili in chiave politica come quello delle foibe.

Sugli accadimenti storici che dal 1943 al 1945 interessarono la frontiera adriatica esiste una vasta bibliografia, che non a caso prende le mosse da ricerche promosse all’interno degli Istituti per la Resistenza, come per esempio il lavoro di Raoul Pupo, Trieste ’45, o il volume curato da Giampaolo Valdevit, Foibe, il peso del passato. Basterebbe consultare queste pagine frutto di ricostruzioni scientifiche per evitare di fornire informazioni volutamente omissive.
Che senso ha nel 2020 tacere sulle responsabilità del fascismo italiano riguardo alle violenze sulla popolazione civile del confine orientale per esempio esplicate dalla Circolare 3C del generale Mario Roatta del 1942? Tacere sulle deportazioni di massa di donne e bambini nelle isole dalmate, sulle strage di Podhum vicino a Fiume, sul campo di concentramento di Gonars? Basterebbe digitare questi nomi in Rete e trovare fonti attendibili per capire cosa è accaduto.

Il “Giorno del ricordo”, celebrato il 10 febbraio e istituito nel 2004 intende “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Pertanto la solennità civile auspica non a caso una riflessione sull’ampiezza e sulla complessità dei fatti che hanno riguardato il confine adriatico.

Stranamente invece la mozione a firma dei consiglieri comunali di Fratelli d’Italia, dimentica le violenze e le prevaricazioni a danno di croati e sloveni all’indomani dell’annessione delle loro terre alla fine della Prima guerra mondiale operate dagli italiani e finalizzate a sradicare le tradizioni culturali slave dei territori appena assimilati. La mozione dimentica i campi di internamento di Arbe (oggi Rab) o di Gonars, Monigo e Renicci costruiti e gestiti dal Regio Esercito. La mozione dimentica l’italianizzazione forzata operata dal regime fascista, l’occupazione militare, la proibizione delle associazioni dei partiti, la soppressione della stampa, l’impedimento a croati e a sloveni dell’utilizzo della loro lingua nelle scuole come nei luoghi di culto, la distruzione della struttura economico-sociale locale.

La mozione dimentica le uccisioni perpetrate dagli italiani a Pola nel 1929, a Basovizza nel 1931 e i fucilati di Trieste del 1941. È importante ricordare e studiare cosa sono state le foibe ma è altrettanto importante ricordare e studiare cosa sia stato il nazionalismo italiano prima e il fascismo poi, le violenze a cui furono sottoposte le popolazioni slave ad opera del nostro Paese dal 1918 al 1943. Ha senso contestualizzare vicende storiche all’interno di antagonismi nazionali che affondano le radici nell’800. Il “Giorno del ricordo” perde valore tutte le volte che veicola ricostruzioni ridotte a fini politici estrapolate dalle cornici necessarie alla compressione profonda degli eventi.

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