Città Sant’Angelo, una domenica tra arte contemporanea, gatti neri e Resistenza

1 Ottobre 2023

Foto di Greta Di Naccio

[Roberto Loddo]

Mentre passeggio tra i vicoletti di Città Sant’Angelo noto l’enorme bastione dell’antico convento delle Clarisse accanto alla chiesa di Santa Chiara, un complesso del XVIII secolo, in stile barocco, collegato con il parlatorio cappella del vecchio convento delle Clarisse che contiene la ruota degli esposti.

Questo spazio è stato tante cose nel corso del ‘900, una manifattura tabacchi, un lanificio, una scuola elementare e fino al 2018 anche un asilo per bambini, gestito dalle suore del Divino Amore. Poco distante dal convento si trova il Museolaboratorio d’arte contemporanea, sede della mostra conclusiva della Scuola Estiva, organizzata dall’Accademia di Belle Arti dell’Aquila e curata da Andrea Aquilanti, Maurizio Coccia, Enzo De Leonibus e Franco Fiorillo che sarà inaugurata questa sera alle 19.00.

Foto di Greta Di Naccio

Proseguo la mia passeggiata verso il Museolaboratorio e mi fermo davanti a vivaci assembramenti di gatti neri in uno degli angoli meno frequentati del borgo. Un anziano lancia da mangiare agli affamati felini dalla sua finestra e una signora si ferma a raccontarmi le loro storie. Brave persone a Città Sant’Angelo, penso, e mi ricordo di una descrizione letta nel QR code che definiva la città “il paese della gente buona”, una definizione del codice degli agenti segreti alleati durante la Seconda guerra mondiale. È bello pensare che la popolazione della città trovò il coraggio di andare oltre il terrore e la paura, per ribellarsi alla guerra e al regime, fornendo sostegno e accoglienza nelle loro case alle persone sfollate, fuggiasche ed ex internate. Anche a costo delle ritorsioni delle truppe nazifasciste.

Proprio la memoria in relazione al concetto di progetto è il tema della residenza delle artiste e degli artisti che si è svolta dal 25 al 30 settembre nel Museolaboratorio. Un tema che è stato declinato dalle artiste e gli artisti in mostra in tutte le dimensioni della contemporaneità. Perché oggi viviamo un tempo di epocali rivolgimenti, la pandemia, i mutamenti climatici, la guerra in Ucraina alle porte dell’Europa, il rischio una guerra fra Paesi africani e l’ombra di una nuova crisi finanziaria che farà pagare le conseguenze alle classi sociali più esposte alla marginalità e all’emergere dei nuovi fascismi.

Anche il Paese della gente buona è stato contaminato dal fascismo. L’antico edificio dell’ex convento delle Clarisse, dal 1941 al 1944, fu utilizzato come campo d’internamento per antifascisti e oppositori politici. Centocinquanta persone internate tra comunisti e socialisti, liguri e triestini, un anarchico toscano, numerosi ebrei originari di Fiume, molti nazionalisti croati, sloveni e monarchici serbi della Dalmazia.

Foto di Greta Di Naccio

La mia passeggiata si conclude di fronte alla facciata di un vecchio palazzo in Corso Vittorio Emanuele 89, alla destra del portone di ingresso leggo una lapide in marmo dedicata Francesco Innamorati, antifascista e partigiano della città che per le sue idee fu licenziato dal lavoro e si impegnò nell’attività politica clandestina con il Partito d’Azione ed entrando nel gruppo partigiano di Giustizia e Libertà. Un impegno politico interrotto il 17 giugno 1944, quando la sua rete clandestina fu scoperta e lui fu arrestato dai fascisti della Repubblica fantoccia di Salò. Morì nel campo di concentramento nazista di Dachau.

È stato bello scoprire questo pezzo di storia di Città Sant’Angelo. Perché il fascismo non è un capitolo del libro di storia che parla di un’epoca lontana che non ritornerà. Il fascismo è un’ombra infestante di ogni spazio di cambiamento sociale. Essere antifascisti oggi significa riconoscere chi vuole rendere costituente una nuova forma di appartenenza che si basa sull’esclusione, sull’odio e sul disprezzo per gli esseri umani che si vuole considerare altri e diversi da noi.

Premesse che attraverso il tema della memoria e del progetto saranno declinate nella mostra di questa sera al Museolabortorio con le opere di Mara Albani, Chiara Aliprandi, Francesca Chiola, Vincenzo Damiano Cristallo, Sara Dias, Paolo Dibattista, Alessandra Di Mizio, Greta Di Naccio, Alessia Di Giannatale, Dorina Manari, Davide Mariani, Névoanarua, Sabrina Iezzi, Francesca Perniola, Ernesto Pugliese, Lisa Rastelli, Susanna Sforza, Alice Tonelli e Luigi Vetuschi.

Curare la memoria significa prenderci cura delle sofferenze causate dal nostro mondo sbagliato e fallito. Pensare al progetto significa assumerci noi il compito. La responsabilità. In prima persona.

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