Crenos. La Sardegna è povera e senza cure ma la giunta contesta i dati

18 Giugno 2023

[Mario Fiumene]

Da alcuni giorni è un gran parlare dello studio di ricerca che il CRENOS (Centro di ricerche economiche nord-sud) braccio e mente delle due Università sarde, ha presentato come rapporto annuale sulla analisi statistica ed economica della Sardegna.

Il can-can è attorno ai dati e alle opinioni espresse da quei cittadini che hanno risposto alle domande dei ricercatori. All’atto della presentazione ufficiale del documento, viene messo in dubbio il metodo della ricerca: a dir di qualcuno, non proprio anonimo rispetto all’Uniss e all’Assessorato alla Sanità e politiche sociali, il metodo non sarebbe scientifico.

C’è da porre alcune domande: la prima è: chi per conto delle due Università, controlla i documenti che CRENOS elabora? E ancora: se codesto Centro di ricerche è stato fondato dalle due Università (1993), ci sarebbe da aspettarsi un riconoscimento dei documenti prodotti; c’è al contrario una presa di distanza, peraltro a posteriori.

Ma soprattutto si prospetta una indagine interna riguardante proprio materiali e metodi di raccolta dati e successiva elaborazione degli stessi (in soldoni tutto il lavoro svolto). Un’ altra domanda è la seguente: quanti tra gli addetti ai lavori in ambito socio sanitario e quanti, in anni precedenti, tra i componenti il Consiglio e la Giunta, hanno letto ed esaminato i dati del CRENOS? Dal dibattito che si è aperto questo giugno 2023, appare che tanti troppi, sono lontani dal vero significato che concerne una raccolta dati.

Utilizzare la pandemia come parafulmine è un tentativo fallito in partenza. Appare un gioco di prestigio mal riuscito che a utilizzare il presunto parafulmine siano persone che a vario titolo attualmente e altre in passato, tutte coinvolte nelle Giunte Regionali; questo giochino lascia alquanto basiti. Trattandosi di ricerca universitaria abbiamo il dovere di credere che il rapporto riporti dati veri e altrettanto dicasi di quelle che sono raccontate come percezioni negative dei sardi, riguardo la condizione di vita e la possibilità di usufruire adeguatamente del Servizio Sanitario Regionale.

Questa percezione ha una sua concreta e reale materializzazione attraverso le decine e decine di manifestazioni, che tanti cittadini dei vari ambiti territoriali organizzano: o si vuole negare anche questi eventi? La cosa che mi colpisce e mi rende perplesso è che tutti i piani di salvataggio della sanità pubblica in circolazione (a livello sardo si pensi alle proposte dei tanti Comitati (alcuni hanno tra i componenti coloro che ci hanno portato a questa condizione) tutte hanno da rivendicare di essere il meglio del meglio. Purtroppo i proponenti poco si confrontano su materiali e metodi da seguire per un Piano di Rinascita della Sanità sarda.

Per non parlare di quanto avviene a livello nazionale, pensiamo al piano Gimbe, a quello di  Cittadinanzattiva, alle proposte di Asiquas) tutti gli appelli lanciati per difendere la sanità pubblica (la sanità è sotto attacco) tutte le piattaforme sindacali per esempio quella della Cgil per uno stato sociale forte, pubblico e universale o quella recente dell’intersindacale medica salviamo la sanità pubblica sono tutte concepite a sostenibilità assente, cioè come se la principale obiezione politica di questo governo in quanto tale fosse del tutto ignorata.

E altrettanto dicasi per la posizione della Giunta sarda: la cui posizione sulla sanità pubblica è forse anche peggio di quello nazionale. Il fatto che sia stato l’Assessore alla Sanità e politiche sociali della Sardegna a firmare a favore dell’autonomia differenziata la dice lunga, sulla sua personale posizione e su quella degli altri componenti, compreso il Presidente della Giunta. Sono fuori dal tempo e dallo spazio (forse sono storditi dalle onde gravitazionali del telescopio di Sos Enattos a Lula?). Dovrebbero provare ad entrare nelle case dei Sardi che vivono nei piccoli paesi dell’interno e anche in quelli costieri; per capire cosa significa prenotare una visita specialistica, per capire quanto costa pagare un’auto privata per farsi accompagnare ad effettuare la visita.

Forse si è convinti che con gli ambulatori AsCot si fa sanità di qualità e di prossimità? I Professionisti che vi operano hanno le loro competenze e nessuno mette in dubbio la professionalità; ma sono convinto, che anche loro affrontano un modo di lavorare, sicuramente inadeguato alle aspettative. All’atto della presentazione del Rapporto CRENOS è stato detto: «È necessario definire con urgenza un progetto condiviso di rinnovamento, basato su alcuni pilastri fondamentali: innovazione tecnologica, istruzione, ambiente, equità, qualità istituzionale, identità ed autonomia».

Chiedo quale sia la progettualità in Sardegna riguardo l’ambiente, gli esseri viventi vivono nell’ambiente sardo; la domanda è rivolta al mondo dell’Università e chi fa politica senza distinzione di partiti. È noto che in Sardegna abbiamo dei Siti di interesse nazionale per bonifiche e i SIR Siti di interesse regionale, in tutto 18 aree a forte impatto ambientale, tra cui le aree riservate alle servitù militari, un insieme di territori sottoposti ad esposizione pluridecennale di fattori inquinanti.

Non mi pare che nel pensare al futuro del SSR si intraveda rivedere cosa ha davvero funzionato, e cosa meno. Ovviamente significa decidere verso quali nuovi confini spingersi per una sua necessaria ed inevitabile riorganizzazione, partendo da alcuni principi: Centralità del paziente: abbattendo definitivamente tutti i silos esistenti, rivalutando il percorso di cura che segue le esigenze della persona/paziente, e non obbligarlo ad adeguarsi alla nostra offerta di servizi.

Offerta resa, da decenni, rigida e complicata in accesso, ripensando agli esiti di salute che già oggi, a parità di risorse impiegate, avremmo potuto raggiugere. Se vogliamo rendere il paziente centrale, accettandolo con tutti i suoi diversi e complessi bisogni, dobbiamo essere in grado di fornirgli risposte differenziate, ovvero smettere di dare risposte uguali a bisogni diversi e quindi individuare cosa serve a quello specifico paziente ed essere in grado di fornire esattamente quello che serve a lui. Niente di più e niente di meno.

Sarà poi necessario Rivedere e azzerare i costi della non qualità, ovvero tutte le attività che facciamo costantemente che non producono “valore”, ma consumano solo risorse per fare bene cose inutili o sbagliate. Questo vuol dire affrontare il tema della appropriatezza basata sulla evidence based medicine. E infine rivedere in modo integrale i sistemi di pagamento delle prestazioni, prendendo in considerazione l’intero percorso del paziente, in modo da rendere sostenibili i servizi sia ospedalieri che territoriali.

Se ci addentriamo su temi quali: innovazione tecnologica, istruzione, equità, qualità istituzionale, identità ed autonomia, ho la certezza di smarrirmi nel labirinto delle incompiute sarde sia perché non c’è il filo di Arianna; filo inteso come sinonimo di programmazione almeno per i prossimi 10 anni. Se avessimo innovazione tecnologica avremo un aumento dei consumi, della produttività e dell’occupazione: invece abbiamo una scuola che perde pezzi, una sanità che è lontana dalla digitalizzazione, un’agricoltura che arretra, un sistema di trasporto interno inadeguato anche per gli studenti, solo per citarne alcuni. Se parliamo di istruzione, dobbiamo scalare la montagna degli abbandoni scolastici, manca una ampia offerta di master universitari in ambito sanitario.

La qualità istituzionale: quali sarebbero le strutture istituzionali efficienti che garantiscono lo sviluppo economico? penso ai mancati progetti per il PNRR, per mancanza di professionisti capaci di avviare i progetti; il livello culturale di partecipazione dei cittadini è testimoniato dalla bassa affluenza alle urne e dalla ridotta partecipazione alla composizione delle liste elettorali. Della politica e gestione sanitaria si è già detto. Se per identità si intende quella etnica, allora non ci sono confronti con altre popolazioni: noi sardi abbiamo una nostra idea chiara di identità!! Purtroppo non ci è altrettanto chiara una nostra idea di autonomia.

Concludo nel dire che anche CRENOS dovrebbe essere affrancato dalle ingerenze dei partiti, non dalla Politica quella vera in quanto servizio.

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