Menotrentuno

16 Gennaio 2009

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Antonio Mannu

Da giovedì 15 gennaio l’Accademia di Belle Arti di Sassari ospita in mostra gran parte dei lavori che han dato forma  all’edizione 2008 di Menotrentuno, rassegna internazionale di fotografia dedicata a giovani autori europei. Si tratta di un’iniziativa di Su Palatu, lo spazio culturale di Villanova Monteleone, curata da Salvatore Ligios, che nasce con una prima edizione nel 2006.  In quell’occasione fu proposto a quindici fotografi, che non avevano  ancora compiuti i trentun anni, di lavorare sul tema del turismo. “Tourism Revolution-La rivoluzione del turismo” fu allora il titolo. Lo scorso anno l’argomento, per i fotografi invitati a dare il loro contributo,  è stato il mondo dei giovani, da cui l’ appellativo della rassegna 2008: “Il delirio giovanile- Ecstasy of Youth”. Quindici i protagonisti anche all’ultima edizione, Menotrentuno ha cadenza biennale, tra cui sei italiani, che hanno lavorato in Sardegna, esplorando aspetti diversi dell’universo giovanile isolano. Tra loro anche due sardi: Luca Spano, cagliaritano che vive ed opera tra la città natale e Roma, nel suo lavoro in bianco e nero  “Oltre il fiume” ha fotografato persone appartenenti alla comunità cinese dell’area metropolitana di Cagliari; la nuorese Stefania Mattu, che ha scelto il colore per il suo “Senza un perché”, interessante galleria di ritratti di alcuni giovani della sua città. Serena Reverberi  affronta un tema in bilico tra le due edizioni di Menotrentuno. “…E poi si vedrà” è il titolo evocativo del suo lavoro a colori,  che racconta degli stagionali precariamente occupati nelle zone turistiche del nord dell’isola. Il lavoro è ancora il centro di attenzione degli altri tre autori che hanno lavorato in Sardegna, tutti realizzando immagini a colori:  il mondo pastorale delle zone interne dell’isola è il tema di “Il tempo sospeso” del catanese Francesco Millefiori; il romano Fabrizio Nacciaretti ritrae efficacemente i pescatori algheresi nel suo “Fuori dell’ orizzonte”. Conclude Emanuele Cremaschi con “Delirio di normalità”, dedicato al lavoro contadino nel sud Sardegna. Seguono gli altri autori, protagonisti di Menotrentuno 2008: la turca Burgu Göknar, che ha presentato un intenso racconto in bianco e nero dal titolo “Alla danza del ventre”, immagini che seguono le storie di  alcune danzatrici di Istanbul; ancora bianco e nero per la francese Agnes Dherbeys con “Il tempio dei condannati”, forte e dura testimonianza sulla condizione di alcuni malati di AIDS in Tailandia raccolti, è il caso di usare questo termine, nel tempio buddista di Wat Prah Bat Nam Phu, non lontano da Bangkok. Inquietante il lavoro del norvegese Eivind H. Natvig “L’utopia allargata”: immagini a colori scattate in occasione di un grande raduno di entusiasti del computer che, per cinque giorni, si riuniscono ad Hamar, una cittadina norvegese, per una immersione profonda nel mondo virtuale. Oltre 5000 persone, radunate all’interno di un immenso capannone, che navigano, giocano, condividono e dialogano, tra loro stessi e con il resto del mondo, attraverso le loro macchine e i loro schermi.  La svedese Elin Berge presenta un reportage a colori  costruito attraverso dei ritratti realizzati parte a Los Angeles, parte in Svezia. “Ragazze suicidio / ragazze velate” è il titolo del lavoro che mette a confronto due mondi femminili: quello delle spogliarelliste legate al sito  suicidegirls.com, sono queste le immagini realizzate negli Stati Uniti, con quello di alcune giovani musulmane che vivono nel paese scandinavo ed hanno deciso di portare il velo. Qualcosa accomuna queste donne le cui scelte appaiono così diverse e distanti: sostengono tutte che le loro decisioni sono libere e consapevoli, e che il il fine é  quello di avere il controllo del proprio corpo. La francese  Alexa Brunet si preoccupa di un mondo marginale, in verità non necessariamente legato ai giovani. Con il suo  “Abitanti atipici” presenta le case alternative e originali  di famiglie, singoli o gruppi di persone, che in qualche modo rifiutano di vivere in maniera omologata. Il tedesco Tobias Kruse si confronta con quel particolare momento della vita studentesca che è l’esame di maturità:  nel  2006 e nel 2007 ha seguito alcune classi del ginnasio Carl von Ossietzky di Berlino Pankow, durante i giorni dell’esame e nella liberatoria festa collettiva che segue. Il suo è un lavoro  intitolato “La campana delle otto”,  realizzato con rigore e con la giusta distanza. Di drammatica attualità è invece il contributo del bosniaco Ziyha Gafic, tra i più interessanti della rassegna. Nativo di Sarajevo,  fin da giovanissimo ha vissuto la violenta e assurda esperienza della guerra. Il suo “Nei campi di marte” racconta con efficacia, attraverso immagini poetiche e delicate, luoghi di guerra o luoghi per i quali la guerra è ferita recente: la sua Bosnia, il Libano nel 2001, l’Afghanistan e l’Iraq, la martoriata Striscia di Gaza in Palestina, oggi irraggiungibile per la stampa internazionale, un fatto che parla da se. Fotografie dolenti ma non solo: in alcune c’è come un senso di grazia e di speranza, un momento di gioco, un sorriso. Questo il catalogo completo dei fotografi  i cui lavori saranno esposti sino al 30 di gennaio all’Accademia di Belle Arti di Sassari. Mancano all’appello i lavori della rumena Dana Popa e dello svizzero Yann Gross, in mostra altrove.  Yann Gross  ne “Il sogno della lotta” ha esplorato il mondo del wrestling, realizzando ritratti posati, distaccati e il più impersonali possibile, così come si usa oggigiorno. Dana Popa ha raccontato invece la tratta femminile in Europa, moderna schiavitù che alimenta il mercato del sesso, in un lavoro davvero commovente, forse il più significativo di Menotrentuno 2008, delicato composto e terribile. In Dana Popa non c’è distanza, non c’è timore di apparire coinvolta, non ci si interroga sulla necessità, sul “dovere”, di negare la propria presenza di autore. Sono altri, così traspare, i bisogni a cui risponde con le sue immagini la fotografa rumena. A quelle giovani donne crocifisse, a volte poco più che adolescenti, lei presta tutta intera la sua lieve e tenera attenzione.
Accademia di Belle Arti di Sassari dal 15 al 30 di gennaio.
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 18; il sabato dalle 10 alle 13.

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