Monte Ricciu tu sei la mia patria

1 Luglio 2009

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Giovanni Oliva

Su Monte Ricciu e la vicina Matteatu, con una decisa operazione della Procura della Repubblica contro l´abusivismo edilizio nel territorio di Alghero, gravano 89 avvisi di garanzia e 213 procedure di sequestri preventivi. L´accusa è lottizzazione abusiva. L’anno scorso scrivevamo che “paesaggi culturali significativi e identità diffuse vengono ridotte in frantumi: guardate ad esempio come si è trasformato in pochi anni il tratto Olmedo-Alghero dal bivio Uri-Olmedo alla bella città catalana.”. Pochi mesi prima in un articolo sulla Nuova Sardegna poco mancava che venissero esaltate le ‘magnifiche sorti e progressive’ dell’espansione sempre a Monte Ricciu, vero e proprio paradiso di posti letto, energie alternative e percorsi culturali organizzate da capitani coraggiosi. Cosa dirà la Regione Sardegna?
Pubblichiamo la parte conclusiva dell’intervento che Giovanni Oliva fece al convegno su Antonio Simon Mossa, svoltosi proprio ad Alghero nell’ottobre scorso. (RED)


La pianificazione come “baluardo contro i balordi”.

Alla fine degli anni sessanta gli scritti di Antonio Simon Mossa rivelano una posizione sempre più convinta a favore della pianificazione urbana e territoriale. Nel 1969 in un intervento pubblicato sulla rivista Realtà del Mezzogiorno, affronta le tematiche dell’urbanistica e della pianificazione paesistica: “In Sardegna le risorse paesistiche sono notevoli tanto sulle coste come nell’entroterra, cui è doveroso aggiungere l’aspetto dei nuclei abitati ad insediamento antico, che si inserisce stupendamente nelle zone di maggior interesse. Il pericolo di aggressione al paesaggio, dal quale ci si difende con i piani territoriali paesistici, rappresentato dall’avanzata del cemento è presente in Sardegna tanto sulle cose e nei territori vergini, quanto nei nuclei abitati, ove un’edilizia e un’urbanistica balorde stando lentamente distruggendo i valori ambientali più genuini”.
La scelta dell’aggettivo “balorde” riferito a una certa edilizia e urbanistica che in quegli anni iniziava a produrre vere e proprie devastazioni merita alcune considerazioni. L’etimologia del termine “balordo” rimanda a una persona “vittima di ebbrezza” ma soprattutto “smemorata”. E probabilmente Antonio Simon Mossa imputava ai sardi, che si facevano protagonisti di questa stagione negativa, proprio la perdita della coscienza della propria identità. Nello stesso articolo appunta: “La carenza legislativa dell’urbanistica italiana si manifesta nell’isola in proporzioni ancora maggiori”.
Antonio Simon Mossa negli ultimi anni della sua carriera sembra sempre più consapevole della necessità dell’urbanistica e della pianificazione paesistica, piuttosto che come prefigurazione di nuovi assetti spaziali dettati da esigenze di sviluppo economico e modulati per consentire il dispiegarsi di una eccezionale pulsione edificatoria esogena, invece come strumenti culturali per la difesa della genuinità dei luoghi e delle popolazioni, baluardi contro i balordi, Sembra riconoscere all’urbanistica e alla pianificazione territoriale una valenza, non in quanto scienze esatte o applicazione di criteri oggettivi, ma piuttosto come impegno militante, elaborazione culturale per la gestione della realtà sociale in conflitto.
Il suo ultimo lavoro di pianificazione: Il Piano Territoriale Paesistico di Alghero-Fertilia
Su incarico della Soprintendenza e della Cassa del Mezzogiorno. Antonio Simon Mossa, come coordinatore di un gruppo di lavoro, nel 1971 elaborò il Piano Territoriale Paesistico di Alghero Fertilia. Questo in effetti potrebbe essere considerato il primo studio sul territorio di Alghero in cui si ritrovi, anche se solo accennato nella premessa metodologica, il concetto di “ecologia del paesaggio” e i temi a questo connesso utili per la “comprensione integrata del paesaggio”.Nella redazione del piano, dal punto di vista metodologico si fa esplicito riferimento agli studi analoghi per alcune aree della Sardegna già prodotti da Moroli e Insolera e ai piani affini per le coste del Languedoc e del Roussillon in Francia e per le coste slovene e dalmate in Jugoslavia.
Fra le molte scelte ancora oggi interessanti e valide mi sembra che qui merita segnalarne almeno due: la destinazione urbanistica di Maria Pia che, a differenza di precedenti Piani dello stesso Antonio Simon Mossa, è totalmente indicata come Zona T (tempo libero) destinata ad attività sportive e simili con un massimo di 1000 mc edificabili; la salvaguardia integrale di Scala Piccada che prevedeva l’inedificabilità delle sue falde (!!! oggi si presenta terreno di conquista di lotti edificabili con vista panoramica).
In conclusione credo che si possa senza dubbio parlare di una evoluzione nella storia professionale di Antonio Simon Mossa della sua visione della pianificazione urbana e territoriale di pari passo al radicalizzarsi del suo pensiero politico. Se in una prima fase della sua formazione
intellettuale l’urbanistica e la pianificazione hanno avuto un ruolo marginale e egli ha vissuto immerso in una atmosfera ottimistica rispetto ai compiti dell’architetto, credo che nel corso della sua esperienza professionale e politica Antonio Simon Mossa si sia sempre più convinto della necessità di progettare alla scala territoriale un valido sistema di difesa dei paesaggi naturali e umani, un antidoto alla smemoratezza,

Oggi: Vorrei fare alcune considerazioni per attualizzare il mio discorso. Quasi per rispondere alla domanda che si poneva l’Assessore all’Urbanistica del Comune di Alghero. Che cosa direbbe oggi Antonio Simon Mossa vedendo la nostra città? Sono certo che reagirebbe con forza e userebbe tutta la sua verve polemica se vedesse le trasformazioni in atto nella nostra città e nel suo territorio. Lo ripeto: sia quelle nell’ambito urbano che nel suo vasto territorio. E mi voglio riferire qui, per citare solo un caso, a zone del territorio di Alghero (Matteattu e Monte Ricciu) che sembravano fino a qualche anno fa ignorate da tutti (come per esempio la zona di “Iscala Mala” il cui toponimo sembrava già proteggerla apotropaicamente), e quindi meno bisognose di tutela, e che oggi, forse a causa proprio del loro essere appartate e indifese, come fanciulle ingenue, sono cadute vittime di
uno stupro, oggetto di un assalto all’arma bianca di cui sembra sfuggire il senso (una passione travolgente e incontenibile per quei luoghi? certo non si tratta di amore a vedere come sono stati ridotti) e non si capisce come questo scempio sia stato consentito con permessi o come sia stato reso possibile grazie a disattenzioni, dimenticanze e omissioni. “Balordaggine” avrebbe detto Antonio Simon Mossa.

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