Oristano transfemminista e la legge Zan

16 Luglio 2020

Foto di Francesca Chessa

[Cristina Ibba]

Un pomeriggio di Luglio, esattamente sabato 4, in una città di mare, Oristano, una sessantina di persone si sono riunite nel bellissimo giardino della libreria Librid per un incontro dal titolo evocativo: Black Trans Lives Matter.

Organizzata dal Collettivo Oristano Femminista, COF, e da Asce Trans Sardegna, questa coraggiosa iniziativa è partita con un bellissimo cerchio in cui ognuno/a, a partire da se, ha raccontato il proprio percorso personale e politico. C’erano giovanissimi femministi, eterosessuali bianchi e neri, lesbiche, gay, trans, queer, femministe della prima e dell’ultima generazione, attivisti antirazzisti. Poi il gruppo si è trasferito al centro della suggestiva piazza Eleonora dove altre decine di persone si sono unite al sit-in.

Al megafono si sono alternate testimonianze di trans con alle spalle decenni di lotte a Roma e in Emilia Romagna, giovani femministe, studenti africani e attivisti per i diritti civili.

Il discorso di chiusura di Giulia Carta, organizzatrice dell’evento, è stato molto appassionato, soprattutto nel passaggio dove ha raccontato di quanto fosse orgogliosa di poter parlare da quella piazza, dove ricorda ancora quando, venti anni fa, doveva camminare a testa bassa perché la società non la riconosceva, anzi la respingeva.  Adesso Giulia è fiera avvolta nella bandiera trans colorata di rosa, celeste e bianco e mostra la statua al centro della piazza che rappresenta Eleonora d’Arborea che ha in mano le leggi portate avanti durante il suo giudicato, dove si parla , per la prima volta, di giustizia, libertà e uguaglianza.

Giulia ha ricordato gli anni sessanta, anni di lotte contro tutte le discriminazioni, gli Stati Uniti d’America, le lotte degli afrodiscendenti, ma soprattutto la famosa notte tra il 27 e il 28 giugno del 1969: la rivolta di Stonewall, le mitiche Sylvia Rivera e Marsha P. Johnson, e di come, già da quegli anni,  siano iniziate le discriminazioni da parte dei gruppi gay e lesbici nei confronti dei/lle trans.

L’argomento è ancora attualissimo vista la polemica che ha suscitato la proposta di legge contro l’omotransfobia e la misoginia presentata dal deputato del PD Alessandro ZAN. Si sono messi di traverso non solo i gruppi fondamentalisti cattolici e di estrema destra , ma anche SNOQL (se non ora quando libere), e Arcilesbica. La contrarietà di questi ultimi due gruppi è indicata nel concetto di identità di genere, che loro vorrebbero sostituire con identità fondata sul sesso.

Il femminismo non è mai stato, fortunatamente, un monolite tutto omogeneo. In una grande pluralità di voci, pensieri, prese di posizione, azioni , c’è sempre stata, da anni,  una grande discussione sul rapporto sesso/genere. In questi cinquant’anni di storia del femminismo in Italia ci sono stati contrasti, divergenze, collisioni, divaricazioni su parecchi temi. E questo è certamente uno dei tanti. Ma questa presa di posizione da parte di alcune femministe rispetto alla proposta di legge ZAN in questo momento storico, a mio avviso, è molto pericolosa perché presta il fianco alle destre più reazionarie e perché ci fa arretrare tutte/i/u di parecchi decenni. È da cinquant’anni che lottiamo per la nostra autodeterminazione e autorappresentanza , perché adesso dovremmo negarla ad altri soggetti politici?  Abbiamo da sempre criticato con forza tutti gli stereotipi e tutte le false verità passate dalla biologia (narrata dagli uomini) sull’istinto materno, sulla nostra maggiore propensione alla cura, al legame con la natura, alla nostra maggiore sensibilità e capacità empatica. Abbiamo dimostrato come ogni corpo è costruito da millenni di storia, di storie di violenza , di ruoli imposti, di gabbie di genere, di eterosessualità normata. Quindi l’identità di genere si colloca in questo grande percorso di liberazione dei corpi e delle vite. Perché quindi questo arretramento?

Non ho mai pensato che le leggi siano il fine ultimo, ma sicuramente danno corpo a dei cambiamenti sociali già avvenuti all’ interno della società. La legge ZAN andrebbe ad allargare la platea prevista dalla legge Reale-Mancino che punisce i crimini e i discorsi d’odio fondati su caratteristiche personali come la nazionalità, l’origine etnica e la confessione religiosa, darebbe maggiore possibilità di esprimere la propria soggettività e identità di genere nel modo più libero e manifesto.

Anche la pluralità dei soggetti politici presenti al sit-in di Oristano ha mostrato, ancora una volta, quanto sia fondamentale per produrre reali cambiamenti nelle proprie vite e nella società, vedere tutti i nessi che legano le diverse forme che il dominio patriarcale ha assunto nel corso della storia e ancora assume : razzismo, sessismo, colonialismo, capitalismo, specismo. Il femminismo negli ultimi decenni si è arricchito di tutte le dinamiche e le lotte dei movimenti LGBTQIA+. Quindi quanto è dirompente, quanto è rivoluzionario un movimento che porta in piazza tanti corpi, che con le loro vite, le loro scelte, le loro emozioni, stanno demolendo millenni di potere patriarcale ? Tanto , tantissimo. Ancora una volta partire da se per cambiare il mondo.

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