Storia di una batteria costiera, a Punta Giglio, Alghero

1 Aprile 2021

[Stefano Deliperi]

Nella seconda metà degli anni ’30 del secolo scorso, su terreni dell’allora Ente Ferrarese di Colonizzazione (dal 1942 Ente Sardo di Colonizzazione), i militari del Genio della Regia Marina realizzarono la Batteria costiera SR 413Punta del Giglio, sulla costa algherese, presso la cinquecentesca Torre del Giglio.

Armata con quattro cannoni Schneider-Ansaldo da 102/35 (gittata massima 9.500 metri nel tiro contraereo e 12.000 metri nel tiro anti-nave), aveva una guarnigione di 2 ufficiali, 5 sottufficiali e 60 marinai del 394° Battaglione costiero. Era coadiuvata da due Stazioni fotoelettriche del Regio Esercito (la 184^ e la 228^), mentre nel maggio 1943 si aggiunse anche un primordiale radar tedesco Freya e alcune mitragliere.

Faceva parte del settore difensivo della Sardegna nord-occidentale (da Poglina all’Argentiera) e affrontò – silente, per mancata autorizzazione superiore al fuoco – solo le due cacciatorpediniere britanniche Cossack e Maori che spararono alcune bordate al buio la notte fra il 31 luglio e l’1 agosto 1941.

Finita la guerra, un po’ di munizioni vennero buttate in mare e, un po’ alla volta, ritornarono i suoni della natura e del vento nella macchia mediterranea sulla falesia di Punta Giglio. Così fin quasi ai nostri giorni, quando un diverso conflitto – evitabilissimo – si è riacceso sul promontorio.

La Batteria costiera fa parte di una serie di beni demaniali gestiti dall’Agenzia del Demanio inseriti nel programma Cammini e Percorsi, rientrante a sua volta nel più ampio programma Valore Paese – Italia, relativo al recupero e alla valorizzazione (anche a fini economici) di beni demaniali in disuso o sottoutilizzati (fari, caserme, postazioni, ecc.) comprendente altri siti costieri, per esempio, torri, edifici vari e numerosi fari

Non molto diverso da quanto ha fatto anche la Regione autonoma della Sardegna. “CAMMINI e PERCORSI gode del sostegno e del contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ANCI, FPC, Istituto del Credito Sportivo, Ente Nazionale per il Microcredito, Invitalia, CONI, Young Architects Competition, Agenzia Nazionale Giovani, e, per il settore privato, Touring Club Italiano, FederTrek, Legambiente, Italiacamp, AICA, Associazione Borghi Autentici, Cittadinanzattiva”.

E il Comune di Alghero ha stipulato con l’Agenzia del Demanio il protocollo d’intesa n. 6229/2017del 12 luglio 2017 con il quale, fra l’altro, si impegna “a garantire la piena conformità e coerenza  dei programmi di valorizzazione con le previsioni dei vigenti strumenti di pianificazione urbanistica, in particolare, verificando la compatibilità dello status urbanistico degli immobili rispetto all’iter di valorizzazione, provvedendo – ove necessario – all’attivazione delle opportune procedure amministrative di adeguamento urbanistico e semplificazione amministrativa”.

Insomma, il Comune di Alghero s’impegna a far quadrare i cerchi per portare a compimento il previsto “iter di valorizzazione”.

Nel caso del programma Cammini e Percorsi si punta al recupero e riutilizzo di beni situati lungo percorsi religiosi e ciclopedonali, anche mediante concessioni in uso gratuito novennali ai sensi dell’art. 11, comma 3°, del decreto-legge n. 83/2014 convertito nella legge n. 106/2014 in favore di “imprese, cooperative e associazioni giovani, finalizzata proprio alla realizzazione di circuiti nazionali di eccellenza e alla promozione di percorsi pedonali, ciclabili e mototuristici”.

E’ il caso della Batteria costiera di Punta Giglio, sito lungo la ciclopista del sole: nel 2017, proprio per partecipare al relativo bando, si costituisce la milanese Cooperativa Quinto Elemento, aggiudicataria del bene.

Il progetto iniziale prevedeva varie strutture diffuse nell’area in concessione (8 ettari) e ben 70 posti letto, poi ridotti a 20 con un punto ristoro, dopo limitazioni apportate da Soprintendenza sassarese per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e Comune di Alghero.

Alla fine, come afferma la stessa Cooperativa aggiudicataria, dopo “un complesso iter autorizzativo che ci ha fatto rimodellare il progetto sulla base delle prescrizioni degli Enti coinvolti.  Il percorso è stato lungo e non sempre lineare, ma alla fine grazie al contributo di alcuni interlocutori – in primis la Soprintendenza e il Parco Naturale Regionale di Porto Conte”, si è giunti all’emanazione da parte del Comune di Alghero del provvedimento unico SUAPE n. 79967/2020 del 28 ottobre 2020, condizionato alla seguente serie di ulteriori approfondimenti:

“- documentazione attestante la natura no profit della cooperativa;

– atto di convenzione con il Comune di Alghero nel quale la cooperativa si impegni a
mantenere la stessa ragione sociale e lo stesso statuto per tutta la durata della
concessione, comprese eventuali proroghe;

– documentazione di approfondimento relativamente al piano interrato (stato attuale e in
progetto);

– elaborati grafici e relazionali aggiornati con il numero massimo di posti letto prescritto
dall’ufficio edilizia privata.

Inoltre, l’atto “non costituisce titolo abilitativo al fine dell’esercizio dell’attività. A tal fine, terminati i lavori edili, il richiedente dovrà presentare presso il SUAPE una nuova pratica, comprendente:

– la dichiarazione di agibilità

– ogni ulteriore eventuale adempimento in materia di igiene, sicurezza ed ambiente“.

Con determinazione Ass.to reg.le Difesa Ambiente – S.V.A. n. 2020 è, poi, giunto il provvedimento favorevole al termine della procedura di valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), mentre l’Azienda speciale per la gestione del parco naturale regionale di Porto Conte ha espresso in sede di conferenza di servizi il parere favorevole (art. 21 della legge regionale Sardegna n. 4/1999) con varie prescrizioni, chiedendo, fra l’altro, “che tutte le attività di cantiere, sia per gli interventi sui manufatti, sia per le sistemazioni esterne, che si attuano a meno di 100 metri dal margine di falesia, siano interrotte nel periodo compreso fra il 15 marzo e il 30 settembre dell’anno solare”.

Ma com’è stato possibile? Lo dice chiaramente, in sede di conferenza di servizi (verbale Comune Alghero n. 76672 del 15 ottobre 2020) l’ing. Michele Fois dirigente comunale: “non è stato semplice ricondurre il progetto a un alveo di conformità urbanistica”, in quanto l’area è zona “G”, servizi generali d’interesse pubblico, dove non possono sorgere esercizi ricettivi-commerciali privati, per cui il progetto deve esser disegnato quale struttura museale e di servizio al parco.  

Insomma, urbanistica creativa. Da ciò discende, per esempio, la necessità di realizzare gli allacci alle reti idriche e fognarie, con condutture chilometriche scavate nella roccia.

L’intera area costiera di Porto Conte, compresa Punta Giglio, rientra nell’omonimo parco naturale, è tutelata con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.) e con vincolo di conservazione integrale (legge regionale n. 23/1993piano paesaggistico regionale – P.P.R.), rientra, inoltre, inoltre, nella zona di protezione speciale –ZPSITB013044 enelsito di importanza comunitaria – SIC “Capo Caccia (con le Isole Foradada e Piana) e Punta del Giglio” (codice ITB010042), ai sensi delle direttive n. 92/43/CEE sulla tutela degli habitat e n. 09/147/CE sulla salvaguardia dell’avifauna selvatica.

Le strutture della Batteria costiera sono, inoltre, tutelate con vincolo culturale (artt. 10 e ss. Del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

Tutto questo è stato fatto ben presente da Gruppo d’Intervento Giuridico, LIPU-BirdLife Italia, Nel Vivo della Storia, WWF e Legambiente (locale, quella nazionale sostiene il programma Cammini e Percorsi) fin dall’agosto 2018 e ancora nel gennaio 2021, ripreso fin da subito anche dalla Stampa regionale.  

Nel 2018 nessuna reazione da parte della classe politica locale e dell’opinione pubblica.

Ora, nel 2021, a lavori iniziati, la Batteria costiera conosce una vera e propria guerra verbale dove in tanti sono scesi in campo, a iniziare dal battagliero Comitato per Punta Giglio.

Di sicuro l’Amministrazione comunale algherese ha dato il proprio concreto sostegno all’iniziativa con troppo silenzio e troppa leggerezza, non considerando l’attaccamento dei propri cittadini a quel luogo del cuore.

Non sono mancati, purtroppo, atti di violenza nel cantiere che non avremmo certo voluto vedere.

Polemiche, accuse, personalizzazioni, contestazioni, risposte piccate e quant’altro si vuole.   Qui il dossier dell’Azienda speciale per la gestione del parco naturale regionale di Porto Conte, qui le repliche della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari.

Sul piano giuridico, sarebbe bene ricordare che nel nostro ordinamento può esser chiesto all’amministrazione pubblica che ha emanato l’atto di approvazione del progetto definitivo (in questo caso il Comune di Alghero) l’adozione di un provvedimento di revoca “per sopravvenuti motivi di pubblico interesse ovvero nel caso di mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell’adozione del provvedimento“, ricordando che “se la revoca comporta pregiudizi in danno dei soggetti direttamente interessati, l’amministrazione ha l’obbligo di provvedere al loro indennizzo” (art. 21 quinques della legge n. 241/1990 e s.m.i.).       

Nel caso specifico, non ci sono sopravvenuti motivi di pubblico interesse nè mutamento della situazione di fatto, men che meno si può pensare che il Comune voglia liquidare un qualche indennizzo al Soggetto titolare della concessione.

Oppure  può esser chiesto all’amministrazione pubblica che ha emanato l’atto l’adozione di un provvedimento di annullamento d’ufficio “sussistendone le ragioni di interesse pubblico, entro un termine ragionevole, comunque non superiore a diciotto mesi” (art. 21 nonies della legge n. 241/1990 e s.m.i.), di un atto “adottato in violazione di legge o viziato da eccesso di potere o da incompetenza” (art. 21 octies della legge n. 241/1990 e s.m.i.).   

Una revoca o un annullamento in via di autotutela appaiono ragionevolmente ben lontani dagli orizzonti di Punta Giglio, anche alla luce delle verifiche recentemente effettuate congiuntamente da Corpo forestale e di vigilanza ambientale e Azienda speciale per la gestione del parco naturale regionale di Porto Conte.

Un paio di cose, invece, non sembrano così lontane: la Batteria costiera fa parte di un elenco di 30 immobili d’interesse storico-culturale individuati nel marzo 2018 e in via di trasmissione dal demanio dello Stato al demanio della Regione autonoma della Sardegna. Vien da se che la concessione in uso al Soggetto privato potrebbe avere vita non lunga. 

Altro aspetto non marginale: ma la Cooperativa Quinto Elemento s’è fatta bene i conti? Riuscirà a rientrare nei costi (beneficia di un finanziamento di Banca Etica) e a retribuire adeguatamente il lavoro svolto e da svolgere?  Quanto pensano di ricavare dal Rifugio di Mare?  Davvero difficile prevederlo.

Un’ultima considerazione, fondamentale: la Batteria costiera, bene storico-culturale inserito in un contesto naturalistico di primario interesse, necessitava semplicemente di un restauro conservativo (e qualche centinaio di migliaia di euro per i lavori sarebbero saltati fuori da varie fonti), della cura della sentieristica e di un paio di pannelli descrittivi.  E basta.

Siamo in un parco naturale, è così difficile ricordarlo?

Stefano Deliperi è il portavoce del Gruppo d’Intervento Giuridico odv

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI