Vaccinazioni: egoismi scatenati da incompetenza e incertezza

10 Aprile 2021

[Ottavio Olita]

Qualche giorno fa uno dei tanti social attribuiva all’assessore Nieddu più o meno questa dichiarazione: “In coda per il vaccino? Che c’è di strano? Non la si fa anche per un biglietto per lo stadio?”.

Ora, la frase può anche essere stata inventata di sana pianta (visto anche che il riferimento agli stadi chiusi da un anno aggiungerebbe ignoranza a disprezzo), ma lo spettacolo al quale si assiste ogni giorno davanti a quasi tutti i centri di vaccinazione riproduce esattamente la situazione descritta in quella frase. Con una decisiva variante, sul piano umano. Davanti alla Fiera stamane, o nella via Romagna, a Cagliari, da prima delle 15 di ieri, così come in altri comuni sardi, in coda, al freddo, in piedi, in condizioni di estremo disagio, si trovavano non agguerriti tifosi del Cagliari ma anziani che non hanno altro modo, date l’approssimazione e l’incompetenza dell’organizzazione, per far valere un proprio diritto. Diritto calpestato dai furbi, dai parenti, dai clientes dei detentori delle leve di comando.

          Di fronte a questo scenario, aggravato ulteriormente dalla totale mancanza di indicazioni per i portatori di patologie ai quali è preclusa la prenotazione sulla piattaforma regionale, c’è chi preferisce puntare il dito contro gli egoismi individuali, la mancanza di solidarietà e spirito comunitario piuttosto che sulle responsabilità di chi ha determinato questa situazione indecente.

          Certo, la magistratura svolge correttamente la sua azione verso i prevaricatori, ma è altrettanto importante, anche se ha fatto meno scalpore, la decisione di quella signora di 88-89 anni che ha denunciato il fatto di essere stata completamente ignorata da chi avrebbe dovuto chiamarla tra i primi, date le indicazioni governative.

          Non è giustificabile, ma comprensibile, la corsa ad assicurarsi un posto nel paradiso delle vaccinazioni quasi come forma di autodifesa. Ma non è altrettanto comprensibile ed è totalmente ingiustificabile il fatto che nessuno sia intervenuto per ostacolare questa prassi che affonda nelle peggiori tradizioni italiche.

          Se anche Draghi ha sentito la necessità di condannare quei comportamenti, vuol dire che sul suo tavolo sono giunte innumerevoli segnalazioni. In attesa che l’approvvigionamento di vaccini assuma le dimensioni ripetutamente preannunciate (anche in quel caso seguendo un’inveterata tradizione nazionale) dal generale Figluolo, quanto si diffonderà la corsa a scavalcare gli aventi diritto?  E  quando, finalmente, si potrà assistere ad un’organizzazione che rispetti uomini e donne di qualunque età, rendendo in qualche modo confortevoli le attese e facendo al più presto dimenticare le immagini delle centinaia di persone in coda come avveniva durante la guerra per poter avere qualcosa da mangiare. Mi auguro che non sia questo il modo in cui è stata interpretata l’infelice frase del capo nazionale della Protezione Civile, Curcio, il quale poco tempo fa ha dichiarato (e in questo caso non ho incertezze nell’attribuirgli la frase): “Siamo in guerra e quindi si devono adottare metodi di guerra!”.

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