Assessore Doria, fermiamo il disastro della salute mentale in Sardegna

17 Dicembre 2022

[Gisella Trincas]

Pubblichiamo la lettera aperta della presidente dell’associazione sarda per l’attuazione della riforma psichiatrica Gisella Trincas all’assessore regionale alla sanità in Sardegna Carlo Doria che richiede un incontro urgente per la definizione di un Piano Regionale Salute Mentale e l’attivazione del Tavolo Tecnico Regionale per la Salute Mentale (red).

Gentile Assessore, le scriviamo questa lettera che riveste carattere di urgenza a conclusione dei lavori svoltisi a Cagliari in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani. Un confronto nazionale tra esperti impegnati nel campo della salute mentale e delle dipendenze, oltre a esperti intervenuti sulle questioni dei migranti e richiedenti asilo e delle persone private della libertà. Tante persone e tante organizzazioni che si fanno carico di questioni che attengono alla vita di milioni di persone che vede i governi regionali e il governo centrale non particolarmente attivi nella piena tutela dei loro diritti.

Il quadro che emerge è drammaticamente sconfortante e, in questa sede, ci preme porre con forza la questione dei Diritti e dei Bisogni delle persone che vivono la condizione della sofferenza mentale; sia le persone che vivono nel territorio, sia le persone ristrette in Carcere o in REMS. Da troppi anni poniamo con forza la questione della fragilità e inadeguatezza dei servizi di salute mentale e delle dipendenze che di tali bisogni e tali diritti dovrebbero occuparsi. Inadeguatezza determinata non dalla volontà o negligenza degli operatori dei servizi ma dalla incapacità della politica di organizzare adeguatamente i servizi dotandoli di risorse umane e finanziarie adeguate e di programmare interventi orientati alla prevenzione, cura e riabilitazione nell’ottica dei Diritti Umani.

Abbiamo assistito non senza protestare alla distruzione di ciò che negli anni, nella nostra Regione, si era realizzato di importante per la Salute Mentale della popolazione. Abbiamo presentato proposte senza aver mai, da almeno dieci anni, ricevuto attenzione. Persino la Commissione Regionale Salute Mentale (di cui facevamo parte), istituita presso l’Assessorato Regionale alla Sanità, è stata eliminata, privando così (non solo la nostra Associazione) del diritto alla partecipazione democratica delle scelte politiche e organizzative. Abbiamo assistito, non senza protestare, alla distruzione dei Dipartimenti di Salute Mentale (da otto ridotti a tre) e alla chiusura di centri di salute mentale e ambulatori periferici. E all’impoverimento graduale delle piante organiche, drammaticamente ai minimi storici. Tutto questo ha impattato gravemente sulla vita delle persone che vivono una condizione di disturbo mentale anche grave e sulle nostre famiglie.

Non esiste alcuna possibilità concreta (oltre all’intervento farmacologico che non può essere l’unica risposta – neanche sempre utile e dagli esiti da verificare) di un percorso di presa in cura condiviso per le persone affette da un disturbo mentale in carico nei nostri servizi di salute mentale, attraverso l’offerta di un progetto personalizzato di cura e di ripresa orientato alla guarigione possibile, come indicato dalle norme nazionali e dalle raccomandazioni internazionali.

L’attività svolta dai centri di salute mentale, ridotti ad ambulatori psichiatrici, non risponde quindi ai nostri bisogni, nonostante l’impegno notevole dei pochi operatori in servizio. E non sono certamente i Centri Diurni o l’invio nelle Comunità (seppure utili temporaneamente in determinate situazioni) la risposta alla complessità dei bisogni che le nostre famiglie esprimono.

Mancano figure professionali centrali e fondamentali per i percorsi di cura e di ripresa orientati alla restituzione di una vita soddisfacente e pienamente integrata nella società (che non significa istituzionalizzazione o infantilizzazione ma emancipazione attraverso la risposta a bisogni concreti individuali e non predefiniti). Certo è drammatica l’assenza dei medici psichiatri ma altrettanto drammatica e inaccettabile è l’assenza quasi totale di quelle figure professionali più orientate ai percorsi abilitativi e emancipativi: psicologi, assistenti sociali, educatori.   

Ogni giorno, nella nostra sede, incontriamo familiari disperati, lasciati soli a gestire situazioni ingestibili (a volte drammatiche che tolgono sonno e respiro) con le persone con disturbo mentale importante che vengono lasciate sole nella loro disperata sofferenza e sfiduciate e impaurite verso il mondo circostante. Le persone hanno bisogno di servizi forti e capaci di comprendere e affrontare i loro dolori e le loro angosce, hanno bisogno di parole di comprensione e incoraggiamento, hanno bisogno della competenza di professionisti della salute mentale capaci di indicare strade e offrire opportunità e capaci e disponibili ad accompagnarli in un processo di ripresa, non facile ma possibile.

Occorre quindi che ci si attrezzi per garantire alla nostra Regione un Piano strategico per la salute mentale che metta risorse umane e finanziarie certe in grado di rispondere in maniera tempestiva e adeguata alla complessità dei bisogni espressi da chi vive una condizione di disturbo mentale.

Chiediamo il pieno rispetto della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità psichica e fragilità sociali. E chiediamo l’urgente apertura di un tavolo di confronto regionale e tempi definiti per la realizzazione di un Piano che dia risposte concrete e non più rinviabili alla drammatica domanda di salute e di benessere sociale.

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