Le proposte soddisfacenti!

16 Novembre 2012
Graziano Pintori
Il 3 novembre leggo la notizia: Tore da Villasor, ex operaio dell’Eridania, anni 51, si è tolto la vita davanti alle bollette non pagate.
Il 7 novembre, pensando a lui, ho iniziato a scrivere questo intervento.
Nella provincia più povera d’Italia l’Alcoa ha spento le ultime celle. Gli operai manifestano lavando i vetri delle auto per far capire a Passera, Barca e De Vincenti che la strada sarà l’unico luogo in cui potranno sopravvivere da disoccupati. Con i ministri è fissato un appuntamento per il 13 novembre.
Da Nuoro si ricorda che la Sardegna non finisce nel capo di sotto, perciò il 13 novembre si aspettano i ministri montiani, per chiedere loro più attenzione e sensibilità da parte del Governo romano: si vuole far capire che anche il nuorese è sull’orlo del baratro economico e sociale. Anche le autorità del capo di sopra, tramite il prefetto, chiedono agli autorevoli rappresentanti del governo di fare tappa da loro. La visita si rende indispensabile perché anche lì, nel sassarese, si soffrono gli stessi drammi che caratterizzano tutti i territori della Sardegna.
Queste attese non sono casuali, sono fatte lievitare in modo abnorme, secondo una tecnica collaudata, dalle forze politiche, sindacali e dalle forze produttive locali per sfuggire alle proprie responsabilità. La frase: “Lo Stato si ricorda dei sardi solo per le tasse” è diventata un luogo comune, un paravento obsoleto per chi millanta di rappresentare gli interessi dei sardi. Ormai è noto che i fallimenti di certi piani di sviluppo e accordi di programma sono naufragati nel mare nostrum dei mille consigli di amministrazione, delle mille presidenze e degli innumerevoli convegni, divenuti strumenti per alimentare il clientelismo nel sottobosco del potere consociato. Perciò, inchinandoci davanti  a Tore da Villasor, dobbiamo dire basta a tutti quelli che utilizzano le sofferenze dei lavoratori, dei disoccupati, dei cassintegrati, dei pensionati, dei giovani, dei senza voce per farne strumento di pressione nei confronti del governo centrale: un paravento, ripeto, non più sufficiente per nascondere incapacità programmatiche, gestionali tutte in salsa sarda. Sarebbe ora di cambiare disco anche nei confronti di chi pretende di rappresentare la Sardegna sempre con il cappello in mano davanti ai Passera di turno, sempre disposti ad accettare qualsiasi aiuto calato dall’alto. Ritengo che sia giunta l’ora di non chiedere più, ma di pretendere, dietro opportune proposte, quanto di più utile sia necessario per la ripresa economica, sociale dell’isola.  La nostra terra è stata utilizzata come luogo di sbarco per esercitazioni militari, come luogo di carceri speciali e di poli industriali, dimostratisi nocivi, economicamente fragili, perciò fallimentari. Non dobbiamo aspettare tanti altri Tore da Villasor, suicida davanti alle bollette non pagate, per capire che bisogna difendere la nostra dignità e i nostri diritti,  conquistati come la nostra storia dimostra. Per evitare altri Tore da Villasor i tre rappresentanti del governo devono essere accolti non con bandierine multicolori di saluto e timore di dire qualche parola fuori protocollo: devono capire che il  dramma della Sardegna non potrà essere affrontato con le solite passerelle e lauti pranzi. Devono capire che rifiutiamo qualsiasi forma di assistenzialismo, ma pretendiamo lavoro, lavoro, lavoro.
Oggi è il 14 novembre, riprendo questo intervento, leggo la cronaca dal Sulcis: i ministri fuggono protetti dalla polizia e lasciano l’isola a bordo di due elicotteri. Significa che non c’è stata passerella: gli operai dell’Alcoa l’hanno impedita.  Leggo ancora: per il Gotha delle istituzioni regionali sono soddisfacenti le proposte avanzate dai rappresentanti del governo Monti. Inoltre, senza mezzi termini, condannano l’intemperanza operaia. Gli operai denunciano che otto minuti di colloquio tra loro e i ministri non erano sufficienti, perciò decidevano di conquistarsi il loro spazio sottraendolo al consociativismo. La polizia l’ha impedito contrapponendosi a oltre 200 operai puri, ossia non infiltrati e contraffatti come i maestri del consociativismo vogliono far credere.
Ancora una volta, in Sardegna, ai margini dell’impero, “sos tres re” non portano in dono oro, incenso e mirra. Ancora una volta portano in dono promesse e rinvii.
Altri Tore da Villasor ci saranno.

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