Questi giorni in compagnia del male di vivere

1 Marzo 2022

[Amedeo Spagnuolo]

Queste ultime settimane di lezione, insegno in una scuola superiore di Nuoro, sono state tra le più grigie della mia intera carriera d’insegnante.

Arrivo in classe e mi ritrovo, soprattutto nel triennio, ragazzi con gli occhi spenti e disillusi che sembrano guardare il monitor del loro smartphone ma che in realtà sono persi nei loro pensieri che a una prima e inevitabile superficiale percezione mi sembrano piuttosto lugubri. Come sempre chiedo loro di riporre lo smartphone nell’apposita cassettina convinto che riuscirò, in un modo o nell’altro, a strappare quei ragazzi, per qualche ora, ai pensieri cupi che ormai da almeno due anni affollano la loro mente.

Comincio a parlare di Pirandello, il mio cavallo di battaglia, lo scrittore che più di ogni altro ha sempre attirato, negli anni, l’attenzione dei miei studenti, in questi due ultimi anni però faccio molta fatica, anche con l’aiuto di Pirandello, ad attirare un po’ della loro attenzione, continuano imperterriti a guardarmi con quell’insopportabile sguardo vuoto che mi toglie la voglia di continuare a parlare dell’”Enrico IV” e della meraviglia della rivoluzione del teatro pirandelliano.

Capisco che, almeno in quella giornata di lavoro, non è il caso di continuare con lo scrittore siciliano dunque spengo il tablet con lo schema della lezione che mi ero preparato e li fisso negli occhi per qualche istante, poi dico loro: “allora cosa intendete fare’, vogliamo continuare a prenderci in giro per tutta la mattina, voi facendo finta di ascoltarmi e io facendo finta di non vedere le vostre facce arrabbiate? “No prof. Non si tratta di rabbia è il nulla. Il nulla esistenziale di cui parlava quel filosofo che lei ci aveva detto di non emulare, ma di utilizzare come stimolo per non cadere nella depressione e reagire sempre e tenacemente all’assalto dei pensieri cupi e depressivi”.

Rimango perplesso e, lo confesso, piacevolmente colpito, allora qualcosa rimane del fiume di parole con il quale a volte li sommergo senza rendermene conto. “Beh a questo punto spiegatemi cosa vi succede”, non è difficile capire cosa gli sta succedendo, sono più di due anni che le loro giovani vite stanno scivolando via perdendosi il meglio che avrebbero potuto sperimentare nel loro percorso esistenziale. Il Covid ha devastato i corpi ma anche le menti e gli adolescenti sono, probabilmente, la categoria maggiormente interessata da questo triste fenomeno. Poi comincio, anche con un po’ di prepotenza, a cercare di coinvolgerli tutti nella discussione, non sopporto i loro sguardi persi nel vuoto, mi fanno tornare alla mente sentieri oscuri della mia esistenza che vorrei cercare di contribuire a non far percorrere loro.

Comunque dopo due o tre interventi sullo stesso tenore, si arriva al tema caldo, caldissimo della guerra scatenata da Putin. Uno dei ragazzi è completamente terrorizzato, ha ascoltato l’ex funzionario del KGB affermare che se ce ne sarà bisogno non ci penserà due volte a ricorrere all’opzione nucleare. A questo punto mi sento veramente disarmato, non ce la posso fare da solo, ci provo, ma è inutile, per questi ragazzi che hanno dovuto sacrificare gli anni più importanti della loro adolescenza, prima terrorizzati dal Covid e dall’isolamento sociale e poi dalla prospettiva di una guerra mondiale o peggio nucleare non è più sufficiente l’intervento di un gruppo d’insegnanti seppur tenaci e volenterosi, dobbiamo capire, o meglio il nostro ministro dell’istruzione e il Governo devono capire che ci troviamo di fronte a un’emergenza sociale che deve essere affrontata con il supporto dagli specialisti del disagio mentale, insomma bisogna arrivare a comprendere la necessità della figura dello psicologo all’interno dei nostri istituti scolastici, ma non alla vecchia maniera ovvero attraverso “progettini” di qualche mese durante i quali il povero psicologo/a neolaureato/a rimaneva inutilmente ad aspettare per alcune ore che venisse qualche studente a parlare con lui/lei.

Come accade già all’estero, la figura dello psicologo o comunque di chi abbia le competenze per poter affrontare il disagio mentale dei nostri giovani, ma anche degli stessi docenti che hanno dovuto fare fronte a una situazione veramente complessa, deve essere intesa come quella di un dipendente fisso dell’istituzione scolastica, pronto a intervenire quando la situazione lo renda necessario.

Viviamo in una realtà che abbiamo reso, per molti aspetti, invivibile per noi ma soprattutto per le nuove generazioni che, loro malgrado, sono figli del mondo delle “merci” e delle “cose” e hanno conosciuto poco la dimensione dei valori che rendono l’uomo autentico e capace di dar vita a prodotti “spirituali” che rendono felice l’anima di tutti e non solo il portafoglio dei pochi ricchi che dominano il mondo.

Il Dipartimento di Scienze Biomediche di Humanitas University ha portato avanti uno studio sull’impatto della pandemia di Covid – 19 sulla popolazione e i risultati, piuttosto inquietanti, dimostrano che essa si è mostrata devastante sulla sfera psicologica ed emozionale degli individui. Lo studio si è concentrato su un campione di 2400 persone e i risultati sono stati piuttosto allarmanti: durante la pandemia il 21% degli intervistati ha verificato un peggioramento dei rapporti con il partner e il 13% con i propri figli. Il 50% del campione afferma di percepire una maggiore fatica nello svolgimento delle proprie normali attività lavorative mentre addirittura il 70% degli studenti ha evidenziato un sensibile calo della concentrazione nello studio.

Per non parlare dell’aumento del consumo di ansiolitici e antidepressivi nel periodo della pandemia, in questo caso, infatti, il 14% degli intervistati ha affermato di aver iniziato ad assumere ansiolitici e sonniferi e il 10% ha fatto ricorso ad antidepressivi.

Da marxista convinto, anche se di un marxismo riveduto e corretto alla luce dei nostri tempi, non posso non sottolineare, ancora una volta, l’importanza determinante nel creare le condizioni per il  mutamento delle condizioni economiche, sociali e ambientali in chiave anticapitalista affinché si possa raggiungere una decente qualità della vita, però in attesa che ciò si realizzi (rimango fiducioso!), bisogna resistere e allora aiutiamoci e aiutiamo i nostri giovani con l’intervento di professionisti: psicologi, consulenti filosofici, neuropsichiatri infantili ecc. che possano alleviare il loro e il nostro attuale “male di vivere”.

Nell’immagine, un murale di Blu realizzato nel 2010 su Köpenicker Straße a Berlino, nel parcheggio di un supermercato, intitolato Wall.

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