Cosa fare dei giovani fascisti di Blocco studentesco?
23 Maggio 2025[Roberto Loddo]
Cagliari, come tutte le città europee che subiscono la marea nera dei giovani adulti e dei giovanissimi dell’estrema destra antagonista, ha un grosso problema. Fino ad oggi sottovalutato. L’irruzione violenta e prepotente nelle scuole dei giovani fascisti di Blocco Studentesco tra il silenzio del ministero dell’Istruzione.
Questa mattina al Liceo Siotto l’immagine del loro striscione “Antifascimo è mafia, dal ’43 servi del potere” mi ha fatto riflettere sul ruolo della comunità educante nei confronti della devianza rappresentata da questa organizzazione studentesca di estrema destra vicina a CasaPound e tollerata dal governo.
Il problema non riguarda l’offesa alla memoria della lotta di Liberazione e della Resistenza o l’aggressione ai principi della Repubblica, ma l’associazione tra mafie e l’antifascismo, idea prodotta dall’ignoranza e dalla crisi che vive oggi la scuola, non più presidio di democrazia ma terreno sempre più fertile di bande criminali violente che inquinano la nostra comunità.
E allora che fare? Ritengo non sia sufficiente il limitarsi a togliere gli striscioni inneggianti a questa macabra propaganda all’ingresso delle scuole o coprire le scritte sui muri. Il problema è l’applicazione della nostra Costituzione, della XII disposizione transitoria e finale e della legge Scelba del giugno 1952 che impedisce la riorganizzazione del Partito Nazionale Fascista e contrasta ogni forma di apologia del fascismo insieme all’istigazione e la reiterazione delle pratiche fasciste.
Ma che fare con le persone minori? È una domanda che pongo a me stesso e a voi. Sono consapevole del disorientamento che ciò possa provocare ma se le leggi sono abbastanza chiare su chi, adulto, non accetta la dialettica democratica e diffonde idee di intolleranza e violenza neofascista, non lo è per ciò che riguarda questa forma di devianza sui minori.
Come affrontare l’enorme “passo indietro” della comunità educante nei confronti di queste persone minori? È possibile associare alla loro forma di devianza la stessa risposta sanzionatoria e “rieducante” della giustizia penale minorile che si ha nei confronti di altri reati commessi da autori minorenni?
Mi spingo oltre. Quanto potrebbe essere utile e funzionale un temporaneo allontanamento del minore coinvolto in queste pratiche pericolose dalla famiglia e un inserimento in una comunità all’interno di un percorso personalizzato di emancipazione dalle idee di intolleranza e di violenza? Quanto potrebbe essere utile prima di un passo avanti da cui non si può più tornare indietro?
Un percorso comunitario potrebbe essere d’aiuto alla costruzione di un futuro progetto di vita che aiuti la persona minore a gestire, modificare e migliorare le sue relazioni problematiche? Parlo di relazioni problematiche perché è evidente che il punto centrale della contaminazione della persona minore con il neofascismo di strada e muscolare non è il fascismo stesso e nemmeno la nostalgia del ventennio.
Chi fa parte di queste organizzazioni giovanili trova una casa, un luogo accogliente, uno spazio di condivisione per l’odio verso la diversità, gli stranieri, le donne e talvolta anche la scienza (penso alla negazione della crisi climatica e del valore del vaccino). Non si arriva a aderire a Blocco Studentesco attraverso i libri, la cultura e il solo amore per l’autoritarismo del Duce.
Ritengo che il percorso più facile sia quello di sentirsi spesso discriminati dalla società, come “incel”, i cosiddetti membri di una subcultura, prevalentemente online, costituita da persone che si autodefiniscono celibi involontari e attribuiscono il fatto di non avere una relazione sentimentale o sessuale al loro non essere attraenti, secondo alcuni criteri a loro dire oggettivi e indipendenti dalla loro volontà. Uomini, in questo caso giovani adulti e giovanissimi che si sentono discriminati dalle donne e soprattutto dalle donne in quanto soggetto politico, dal transfemminismo e da tutto ciò che è bandiera di cambiamento sociale.
In questo mondo sbagliato e dominato dal grande culto della efficienza e della prestazione, dalle disuguaglianze prodotte dal neoliberismo, la risposta delle persone più fragili (purtroppo) non è mai la medicina contro ogni sopraffazione, oppressione e privilegio. Se lo fosse realmente, la Germania non avrebbe nuovamente i nazisti dell’AFD come primo partito, non ci sarebbe estrema destra al governo in Italia e Trump negli Usa non sarebbe il presidente.
In questo quadro di fragilità della persona minore, che rifiuta ogni forma di via d’uscita dalla liberazione umana, persino dalla storia e dalla cultura, si deve inserire la nostra risposta, la risposta della comunità educante, della scuola, della famiglia e delle istituzioni democratiche.
La persona minore che appartiene a Blocco Studentesco lo è perché non si sente cittadino della repubblica antifascista, perché rifiuta le voci mainstream del Matrix e cerca un’alternativa violenta che possa fornire una sua opportunità di sfogo alla propria personale frustrazione contro la società, ritenuta colpevole di non essere stata in grado di aiutarli e di includerli e di preferire a loro femministe, stranieri, comunisti, scienziati e intellettuali. Non necessariamente in questo ordine.
Con le loro polo nere Pivert, si sentono probabilmente dei piccoli Commander della Repubblica di Gilead, per citare il romanzo de Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood. Per questo è necessario spezzare il legame del potere che oggi vivono nelle scuole. Un primo elemento di depurazione potrebbe essere rappresentato dal far decadere le loro rappresentanze studentesche all’interno degli organismi di rappresentanza delle scuole.
Il secondo elemento è l’eliminazione della cultura dell’oppressore. È il più difficile da praticare. Ma ritengo che sia di fondamentale importanza agire adesso e oggi con le persone minori, anche prevedendo forme di accoglienza comunitaria, per evitare per evitare di ritrovarci domani a vivere in una società contaminata da un sistema che vorrebbe costringerci a stare nella solitudine della discriminazione e senza diritti.