Il rifiuto della solidarietà

Mario Pireddu

L’Italia è un paese unico al mondo. L’ingovernabilità strutturale, l’ineffabile astuzia di una classe politica del tutto originale per vizi e virtù, condannati in via definitiva che siedono in commissioni antimafia, un groviglio di leggi che si contraddicono in continuazione, proprietari di televisioni/gruppi editoriali/assicurazioni/squadre di calcio che diventano presidenti del consiglio, un ministro della giustizia che fa rimuovere i magistrati che indagano su di lui, e a voler continuare l’elenco sarebbe infinito. Anche il concetto di “solidarietà” assume in Italia una connotazione tutta particolare: il “modello italiano” di cui qualcuno ha parlato per la celebre Legge 40, e che forse tra poco si farà carico di ‘ammodernare’ la legge 194 sull’interruzione di gravidanza, si applica finalmente anche alla solidarietà. Già la parola riempie la bocca, quasi la si gusta, è intrinsecamente piacevole parlare di solidarietà. Soprattutto, è davvero appagante sentirsi solidali, in un modo del tutto unico poi… Ci si sente un po’ speciali e un po’ più buoni, un po’ come quando si esporta la democrazia.
In effetti appare allo stesso modo unica e speciale la situazione che si è venuta a creare intorno alla questione della spazzatura campana, ormai diventata questione anche sarda. Al governo di Romano Prodi è sembrato del tutto normale, e anzi opportuno, scegliere un uomo come Gianni De Gennaro nel ruolo di commissario straordinario per risolvere quella che viene definita “emergenza”. Evidentemente grati per le brillanti operazioni condotte a Genova nel 2001, nonché impressionati dalle onorificenze al Merito della Repubblica ricevute negli anni dal neocommissario, gli uomini di Prodi hanno pensato che la situazione in Campania dovesse risolversi con la polizia e l’esercito piuttosto che con una noiosa iniziativa politica di trasparenza verso i cittadini e di rigore con chi ha mal governato. Solo in un paese unico come questo una emergenza dura quattordici anni, come ha avuto modo di ricordare lo scontato (ed evidentemente invidioso) commissario europeo all’ambiente Stavros Dimas. In un’intervista su Repubblica del 6 gennaio scorso Dimas ha detto: “in quattordici anni non avete fatto nulla…il decreto adottato dal governo offre soluzioni limitate, non impedisce le discariche abusive e incontrollate…se è possibile rispettare la legislazione sui rifiuti negli altri paesi, e anche in altre regioni italiane, non vedo perché non dovrebbe essere possibile in Campania”. Il commissario europeo ha sottolineato che si rifiuta di parlare di emergenza, perché le emergenze per definizione non durano così a lungo. Visibilmente impegnato per rendere i paesi europei tutti uguali tra loro, Dimas non riesce ad apprezzare l’unicità dell’“italian way” sui temi ambientali. Eppure la soluzione del governo di centrosinistra è chiara e semplice: qualche mese di De Gennaro a Napoli, e la spazzatura campana smistata per tutto il territorio italiano.
La versione ufficiale è che finalmente la politica si sta responsabilizzando e agisce unicamente in nome della “solidarietà”. Questa è anche la versione della presidenza della Regione Sardegna, che prima di tutte le altre ha accettato, senza condizioni, di smaltire diverse migliaia di tonnellate di spazzatura campana non differenziata, in modo equo e solidale. E a rileggere il programma di Progetto Sardegna, si osserva che “La risorsa ambiente è la fonte, il mezzo ed il fine di ogni politica che voglia considerarsi ispirata al rispetto della vita”, o ancora: “La Sardegna ha nell’ambiente la principale carta da giocare per il suo sviluppo futuro.
Questa grande risorsa è in pericolo: il turismo mal governato, l’incuria nella gestione del territorio, il fatto che siamo la regione d’Italia con la minore superficie protetta, le continue aggressioni al paesaggio minacciano il futuro dei nostri figli”.
Se a questo aggiungiamo che il territorio sardo deve accogliere circa il settanta per cento delle servitù militari di tutta l’Italia (ma i soliti sovversivi dicono anche le sperimentazioni di armi e le ovvie conseguenze), che ha accolto per più di trenta anni una base degli Stati Uniti per sottomarini nucleari, che ospita pescatori i quali non riescono più a pescare (si veda il film “Piccola pesca” di Enrico Pitzianti), si capisce bene perché la Sardegna dovesse essere la prima ad accogliere senza riserve la richiesta di Prodi e del Partito Democratico. In qualche modo la Sardegna è una terra abituata a essere pattumiera, e dunque può sopportare questo peso meglio di altre, che altrimenti ne risulterebbero senza dubbio turbate – come alcune regioni del Nord che peraltro i rifiuti in Campania li scaricano da anni grazie ai bassi prezzi offerti dai commercianti degli operatori ecologici camorristi.
Ci sono poi quelli che non capiscono, e suggeriscono che le decisioni della presidenza regionale sarda siano motivate, più che dalla ‘solidarietà’ – tra l’altro ben pagata –, da motivi tutti interni al Partito Democratico. Dal bisogno del PD di risolvere la questione campana dando almeno un’immagine rapida di bontà, efficienza e rigore, dato che di rimuovere Bassolino e i responsabili del caos non se ne parla nemmeno. Secondo queste persone, il governo del PD avrebbe tutto l’interesse a mostrare che le manifestazioni di dissenso contro l’arrivo della spazzatura campana in Sardegna sono unicamente “cose di destra” e dei gruppi di ultras, dimenticando i cittadini che hanno manifestato spontaneamente in modo pacifico a Ozieri e anche a Cagliari, così come altri movimenti politici che con la destra non hanno niente a che fare e che da anni si battono per la tutela ambientale. La scarsità di comprendonio di queste persone le porta anche a dire che la presidenza regionale deve aver contrattato qualcosa con il governo centrale, per questa mano tesa senza condizioni, giacché in politica niente si fa per niente, e qualcuno parla di ‘sblocco’ di leggi impugnate, o chissà quale altra ricompensa. In realtà è la via italiana alla solidarietà, e dovrebbe essere chiaro a tutti che la polizia in tenuta antisommossa, i lacrimogeni, le botte, quando sono date da un governo di centrosinistra, sono per il bene della collettività. Difatti Romano Prodi parla di “responsabilità collettive” per la situazione campana, perché in fondo a che serve chiedere le dimissioni dei responsabili per nome e cognome? Quello lo si fa in altri paesi, forse nell’Europa del commissario Dimas. Ma qui c’è bisogno di qualcosa di diverso, adatto a un paese unico come l’Italia. Ce lo ricorda ancora il sito di Progetto Sardegna: “occorre recuperare la visione del territorio come ‘bene comune’ e rilanciare l’idea che tutelare l’ambiente rappresenta la più forte battaglia autonomistica a favore di uno sviluppo sostenibile e duraturo che la Sardegna possa intraprendere. La tutela dell’ambiente è proprio questo, un modo esigente di realizzare e difendere l’Autonomia della Sardegna”.