Che cosa aspettarci dal congresso di Rifondazione Comunista in Sardegna

20 Maggio 2025

[red]

Il Partito della Rifondazione Comunista in Sardegna va al suo congresso regionale ad Iglesias nei giorni 24 e 25 maggio 2025 al Teatro Electra.

Dopo aver svolto numerosi congressi di circolo e i quattro congressi di federazione, che ricalcano le aree territoriali delle quattro province storiche, nonché il congresso nazionale, il partito dovrà decidere quale linea politica condurrà il PRC in Sardegna nel prossimo triennio.

La platea congressuale sarà composta da circa 40 delegate/i provenienti dal tutto il territorio sardo in rappresentanza di oltre 400 iscritte/i di tutta la Sardegna, che saranno chiamate/i ad affrontare un dibattito autentico davanti alle grandi sfide e contraddizioni che la realtà contemporanea pone davanti. Dai conflitti internazionali, l’antimilitarismo, il ruolo del pubblico in sanità, istruzione e trasporti fino all’imminente referendum sul lavoro e sulla cittadinanza.

Iglesias e più in generale tutto il Sulcis-Iglesiente, è tutt’oggi il fulcro storico delle battaglie sui diritti sul lavoro e sull’occupazione. Sentimentalmente la scelta di svolgere il congresso regionale in questa città è ispirata appunto a tale simbolismo. Il partito in questi anni è stato presente nelle elezioni regionali con il suo simbolo, in coalizione con altre forze politiche con candidato presidente Renato Soru, sino all’attuale impegno di governo in alcune realtà locali, nonché in impegni profusi con altre liste di scopo in diverse esperienze locali e nelle elezioni europee con la lista “Pace, Terra, Dignità”.

Il partito in Sardegna eredita dal congresso nazionale due documenti congressuali e una tesi congressuale specifica sulla realtà sarda e in tal senso il segretario regionale uscente Enrico Lai dichiara: “non si tratta di un congresso che ha come solo obiettivo il rinnovo del gruppo dirigente sardo, ma un congresso che sappia sapientemente cogliere le grandi contraddizioni nel mondo capitalista e che restituisca una visione e una proposta politica sarda, di sinistra e sinceramente autonomista vicina alla grande domanda di cambiamento e di giustizia sociale tra i ceti popolari, ad oggi non assolta dall’attuale forza di governo regionale. Una strada che auspico non si voglia condurre in solitudine da una parte o con percorsi segnatamente elettoralistici dall’altra, ma che sia sedimentata nei rapporti politico-sociali con altre soggettività, istituzionali o meno, per la messa a dimora di una proposta che sottragga l’elettorato dall’astensionismo al fine di rinnovare e avanzare politicamente nella sua proposta complessiva il quadro politico in termini di diritti e occupazione per le sarde e i sardi”.

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