In lode della Cinetheca

1 Luglio 2008

Cinema
Bastiana Madau

Fervono nell’isola le iniziative in favore della Cineteca Sarda della Società Umanitaria, la cui esistenza è messa in discussione da questioni di ordine politico-legislativo. Per arginare il rischio della sua chiusura si tenta di mantenere aperto il dialogo con le istituzioni , e da qualche giorno circola una petizione che fa discutere (vedi in particolare il blog http://cinetecasarda.blogspot.com), rivolta al Presidente della Regione Sarda e, per conoscenza, alla Società Umanitaria di Milano; autori ne sono le sezioni sarde della Federazione Italiana Circoli del Cinema, la Federazione Italiana Cineamatori, l’Unione Circoli del Cinema ARCI, il Movimento di Coop. Educativa, il Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti e il LEND; tra i primi firmatari, dentro e fuori l’isola: Vittorio De Seta, Dario Fo, Tonino Guerra, Carlo Lizzani, Ugo Gregoretti, Mimmo Calopresti, Giuseppe Bertolucci, Morando Morandini, Silvano Agosti, Gianni Canova, Enrico Ghezzi, Elena ledda, Mauro Palmas, Gavino Murgia, Enrico Pau, Enrico Pitzianti, Giovanni Columbu, e tanti altri registi, attori, critici cinematografici, insegnati, cinefili, cittadini sensibili.
Tutti si dicono d’accordo con la decisione della Giunta regionale di promuovere la costituzione della Fondazione “Cineteca regionale sarda” (L.R.15 del 20/09/2006) e di apprezzare il testo di legge che riconosce l’importanza dell’attività svolta nell’isola dalla Cineteca dell’Umanitaria; contestano invece il successivo schema di Statuto della Fondazione (approvato il 20/12/2007) là dove non viene chiaramente definito il suo ruolo, dicendosi anzi preoccupati che iniziative quali la neonata Sardegna Digital Library e altri progetti annunciati (vedi l’utilizzo di una parte della ex Manifattura Tabacchi di Cagliari per ospitare la Cineteca Regionale e il centro di restauro delle pellicole) ignorino di fatto l’attività svolta sin dal 1966, a tutt’oggi vitalissima. Come previsto dalla legge, chiedono dunque che la Regione costituisca una fondazione mista pubblico-privato che ne garantisca il suo coinvolgimento, potenziamento e radicamento dei servizi storicamente erogati a tutti coloro che in Sardegna operano con gli audiovisivi; a tal fine auspicano che la Società Umanitaria di Milano si impegni affinché il patrimonio di materiali ed esperienze sia “inglobato” all’interno della futura “Cineteca regionale sarda”, compiendo da subito un’azione di confronto e mediazione con la Regione.

Fin qui la sintesi del testo della petizione che è anche la cronaca di una situazione che si presenta complicata. Il dialogo è infatti ancora poco chiaro, nonostante parrebbero esserci, tra Cineteca ed estimatori da un lato e Regione dall’altro, tutte le migliori intenzioni: prova ne sia che l’intervento che voleva essere rassicurante dell’Assessore regionale alla Cultura nella lista di discussione del blog degli “Amici della Cineteca”, non è servito a dissipare la paura della fine di un’esperienza che – seppur di emanazione amministrativa milanese – è riconosciuta come sarda, sardissima, per autonomia e radicamento nel territorio. Tanti e interessanti sono i problemi che solleva la questione del progetto di una Cineteca Regionale, tuttavia mi limito ad alcune brevi osservazioni. Personalmente sono tra chi ha salutato molto favorevolmente il varo di Sardegna Digital Library, strumento che permette la fruizione in tutto il mondo del bene informativo senza mettere a repentaglio la conservazione del supporto originale (bene museale) ed evitando il dispendio di energie amministrative: mi riferisco soprattutto alla possibilità di visionare i materiali provenienti dagli archivi pubblici e privati che attualmente partecipano al sito e che non sono mai stati di facile accesso, anche per l’identificazione – dovuta ai compiti istituzionali o alla loro interpretazione – delle bibliovideofonoteche specialistiche col pubblico specialistico, piuttosto che con i pubblici la cui molteplicità è data dai differenti livelli dei bisogni informativi sulle stesse discipline. Tuttavia il portale della biblioteca digitale della Sardegna è a sua volta limitato a chi conosce i propri bisogni di informazione e sa dove e come trovare una risposta. Questo è anche uno dei principali motivi per cui è illogico metterlo in “competizione” con la Cineteca Sarda della Società Umanitaria, luogo di promozione e di educazione culturale territoriale attraverso il linguaggio audiovisivo, che da sempre si rivolge a una utenza reale e potenziale, ossia a chi conosce i propri bisogni informativi e culturali e sa come soddisfarli, a chi li conosce ma non sa come trovare una risposta, e anche a chi non sa di averli. Questo è testimoniato dai servizi erogati quotidianamente, essendo, oltre che sede di incontro e di scambio di idee, luogo di raccolta e organizzazione dei materiali attraverso standard di catalogazione che puntano a creare interfaccia di natura logica e filologica tra i documenti e i diversi utenti (singoli, associazioni, scuole, università, ecc.) al fine della loro reperibilità e fruizione, e quindi al concreto lavoro di risposta, grazie al reference degli operatori della Cineteca. Ma soprattutto illogica è la competizione che misconosce l’identità bella e complessa di una realtà operativa sarda legata a filo doppio alla storia sociale dell’animazione culturale italiana, a sua volta imparentata alla formidabile esperienza francese ed europea, in un “gioco” di eterni e fertili scambi, dove a tutti noi è stato dato – lo è ancora – imparare e insegnare, insegnare e imparare. Riconoscere il patrimonio della Cineteca Sarda nella progettazione regionale, proteggendolo e potenziandolo, significherebbe garantire vita a una di quelle sempre più rare e preziose realtà pubbliche che ancora riescono a creare competenze di “lettura” dell’arte, quindi della realtà, e che si presentano ancora miracolosamente come luoghi di produzione di pensiero critico. Perché non si pensa invece serenamente e sobriamente a migliorarla? A farla più bella e accogliente, questo sì, come belle e accoglienti sono la Cinemateca Portuguesa di Lisbona o la Cinémathèque Française di Parigi, ed esempio. O ancora: perché non rafforzare gli interventi anche in favore di altri territori dell’isola? A Nuoro, ad esempio – dove nonostante spazi eternamente inadatti e politiche carenti sopravvivono grandi curiosità culturali e amore per il cinema – si potrebbero “animare” fondi, spazi e istituzioni dotate di un potenziale altissimo ma carenti di una progettualità costante nel tempo, realmente a servizio dei diversi pubblici del territorio. Un rinnovato impegno in questo senso sarebbe auspicabile, per trasformare ancor di più le foglie secche in forma in movimento, con quello spirito che ha animato e che anima le esperienze migliori, fatto di imprescindibile competenza scientifica, passione civile, curiosità intellettuale e “vicinanza” alle cose… Già, nonostante tutto, un po’ “sognatori” lo siamo ancora. Ma spero non sia dovuta soltanto a questo la convinzione che non vi sia malafede nell’evidente omissione della realtà didattica offerta negli anni dalla Cineteca dell’Umanitaria, quanto piuttosto un equivoco, un misconoscimento, forse per il poco tempo o la poca volontà di dialogare con chi opera e conosce temi e problemi, o forse anche per quell’umano, troppo umano bisogno di lasciare un’originale impronta di sé. Come se, tanto tempo fa, iniziando a prender piede – con internet e gli e-book – le teorie sulla superfluità del cartaceo e della fisicità dei luoghi, si fosse programmato di smettere di far libri e organizzare biblioteche… o come se, nelle capitali del Portogallo e della Francia – per restare nell’esempio precedente –, si fosse pensato di abbattere le cineteche storiche per far nascere il Centro Cultural de Belém e il Centre Pompidou… Ma non è accaduto, per fortuna, non accade, forse anche soltanto perché tutti sappiamo che l’originalità non esiste, avendo noi origine in punti molto più lontani della punta del nostro naso. Né, per nostra fortuna, siamo a Ground Zero. Vivano le biblioteche digitali, allora, e nascano a nuova vita le vecchie industrie ristrutturate per la fruizione sociale di arte e cultura, ma che si resti nell’ambito della valorizzazione e dell’ottimizzazione, che siano ascoltate e supportate con serenità, chiarezza e maggior convinzione realtà funzionanti come la Cineteca Sarda, con i suoi cataloghi, i suoi operatori, il prestito degli audiovisivi, le visioni collettive, i dibattiti partecipati, la sua tradizione, suo inquantificabile patrimonio.

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