Unità a sinistra
16 Dicembre 2007L’8 e il 9 dicembre si è riunita a Roma la nascente Sinistra Arcobaleno, finalmente un primo tentativo per mettere assieme forze spesso distanti. Non è stato un incontro facile ma ne eravamo tutti consapevoli non essendo i quattro raggruppamenti impegnati nel processo unitario in piena sintonia. Comunque il primo passo è stato compiuto e questa è una scelta molto importante. Fate in fretta – ha detto Pietro Ingrao. Mussi ha rafforzato questo invito affermando ‘travolgeteci con la forza della vostra partecipazione’. Sono proposte incoraggianti che interpretiamo come sollecitazioni rivolte non solo ai gruppi dirigenti ma anche a quella moltitudine di compagni che stanno fuori dei partiti. Facciamo in fretta dunque e in tutte le regioni e le città usciamo dai confini dove spesso vengono relegati discorsi e decisioni che riguardano decine di migliaia di persone. La Sardegna è una regione dove il dibattito politico presenta questi limiti. Per queste ragioni rivolgiamo ai gruppi dirigenti dei partiti della Sinistra Arcobaleno e a tutti coloro che intendono partecipare al processo unitario questa lettera/documento accompagnata da un invito a riprendere e rafforzare l’impegno politico.
Lettera aperta
Cari amici e compagni di RC, del Pdci, dei Verdi e della SD, la nascita del Partito Democratico ha riproposto un vecchio problema: l’accelerazione di un processo di ricomposizione di tutte le forze della sinistra che non intendono liquidare i valori e le conquiste del movimento operaio ma vogliono ribadirne la validità e l’attualità. Diciamo spesso che questo processo è nelle cose, è sollecitato da tanti cittadini che nel corso di questi anni si sono battuti contro le guerre e per condizioni di lavoro fondate sulla sicurezza, la stabilità e la salvaguardia del pianeta. Queste esigenze non sono affermazioni propagandistiche, anche la manifestazione del 20 ottobre le ha ribadite in modo inequivocabile.
Per queste ragioni riteniamo che l’incontro degli stati generali, avvenuto a Roma l’8 e il 9 dicembre, rappresenti un tentativo valido, pur tra molteplici difficoltà, di avvio del processo unitario.
Ma in Sardegna il processo di ricostruzione della sinistra, nonostante le diverse dichiarazioni di intenti, stenta a fare passi in avanti. Quante volte abbiamo detto che tutti coloro che intendono partecipare alla fase costituente di questa formazione devono mettere da parte sia il convincimento di detenere un primato per meriti pregressi sia la tentazione di assumere gli altri all’interno della propria organizzazione? Lo abbiamo detto ripetutamente perché consapevoli che tutti devono accettare e valorizzare le esperienze altrui se portatrici dei valori di libertà, giustizia e uguaglianza sociale, valori che devono essere non solo dichiarati ma anche praticati. Tuttavia permangono nei comportamenti quotidiani di singoli compagni o di gruppi dirigenti atteggiamenti che non rientrano in quella ispirazione unitaria che è necessaria.
Cari compagni dirigenti, i vostri/nostri partiti talvolta raggiungono livelli di conflittualità che logorano profondamente non solo le strutture organizzative interne ma anche il rapporto con chi ha seguito e segue ancora, pur con minore entusiasmo di prima, le iniziative dei vostri/nostri partiti. Voi sottovalutate le conseguenze di questa litigiosità e soprattutto non tenete nel debito conto che le vostre posizioni appaiono all’esterno dissonanti e contraddittorie: chi sostiene un’ipotesi, chi quella contraria; l’aspetto grave è che chi viene ritenuto dissidente viene considerato estraneo al processo unitario. Spesso i contrasti interni vertono su chi deve rappresentare la propria organizzazione nelle istituzioni, ci si divide sui gruppi consiliari, se ne formano di nuovi senza un’adeguata consultazione. Davanti a queste situazioni poco edificanti non si ha il coraggio di affrontare i problemi veri della politica, quelli che riguardano le condizioni di vita di chi lavora o è disoccupato e dei nostri rapporti con loro; si preferisce giustificare le nostre debolezze attribuendole ad ‘attacchi esterni’. Anche questa è una vecchia difesa diventata ormai poco convincente.
Cari compagni dirigenti, voi non avete il diritto di screditare non solo i vostri/nostri partiti ma tutta l’area della sinistra che intende avviare in tempi rapidi il processo unitario di cui c’è bisogno nel nostro paese. Pertanto, noi iscritti e non iscritti ai partiti, vi chiediamo con determinazione di cambiare comportamenti perché questo processo vada avanti; di contribuire al rinnovamento abbandonando quella concezione di ‘autonomia della politica’ che vi ha separato pesantemente dall’area sociale una volta di riferimento, perdendo rappresentatività e intendendo la politica come puro esercizio istituzionale e di potere. Crediamo sia necessario un passo indietro delle nostre classi dirigenti.
Riteniamo che l’attenzione principale debba essere rivolta verso la società, innanzitutto verso coloro che in modo attivo si sono battuti per la difesa del lavoro, della Costituzione e della legalità, troppo spesso messa in pericolo dalla politica aggressiva del centrodestra. Questa parte rilevante della società civile, nonostante abbia contribuito al difficile successo elettorale, oggi si riconosce sempre meno nella politica del governo Prodi. Bisogna ridarle fiducia e questo obiettivo può essere raggiunto soltanto da una sinistra che allontani da sé il sospetto dell’ambiguità e del trasformismo. Al tempo stesso non bisogna tralasciare quei settori che hanno scelto consapevolmente di stare lontano dalla politica perché ritenuta lontana dalle forme della democrazia partecipativa. Sono ancora molti coloro che non votano o comunque non partecipano alle scelte che danno un’impronta all’organizzazione della società, ci sono i giovani che subiscono la precarietà e quelli che hanno accettato l’illusione dell’arricchimento, conquistati da una pubblicità ingannevole. Tutti questi segmenti della società possono, devono ritrovare un ruolo attivo in un processo di trasformazione che trovi in una sinistra rinnovata un adeguato punto di riferimento.
Per tutte queste ragioni pensiamo che sia indispensabile avviare tra noi un confronto non solo sui temi dell’unità e della democrazia interna delle nostre attuali organizzazioni e di quella futura, ma anche sulle questioni che riguardano il lavoro e l’istruzione in Sardegna, le politiche legate allo sviluppo industriale sostenibile, la difesa dei beni comuni (a partire dall’acqua), nonché i temi della pace (contrastando la decisione incredibile e provocatoria di promuovere a La Maddalena il prossimo G8). Né va sottovalutato l’aspetto relativo alle istituzioni della nostra isola: lo statuto, la legge elettorale, i rapporti tra organi della Regione e le garanzie democratiche, il conflitto d’interessi. L’esito del referendum, per quanto non ci sia stata una partecipazione ampia al voto, ha certamente bloccato una deriva autoritaria. Esiste perciò la possibilità di realizzare nell’isola ciò che sinora non è stato fatto: la promozione di una discussione con il coinvolgimento dei cittadini attraverso i diversi strumenti della partecipazione democratica.
Inviamo questa lettera aperta agli organismi dirigenti nazionali e regionali dei partiti sopraelencati, agli organi di stampa locali e ai quotidiani nazionali il manifesto e liberazione. Riteniamo indispensabili la massima pubblicità e il più ampio coinvolgimento.
Cordiali saluti. (Seguono le firme)
Cagliari 11/12/07
Si tratta di un primo elenco di sottoscrittori tra cui un gruppo di sindacalisti, militanti e pensionati della CGIL di Cagliari. L’elenco verrà aggiornato sino all’uscita del prossimo numero del manifestosardo.
- 1. Andrea Pubusa
3. Cenzo Defraia
4. Cenzo Marongiu
5. Antonello Murgia
6. Gianna Lai
7. Marco Mameli
8. Marcello Mestosi
9. Enrico Palmas
10. Marco Ligas
11. Franco Tronci
12. Costantino Cossu
13. Canepa Serafino
14. Raffaello Ugo
15. Maurizio Farci
16. Emanuela Seconda Pedrazzoli
17. Gabriele Oggianu
18. Costanza Congiu
19. Marcello Melis
20. Murtas Sergio
21. Rosalba Loi
22. Lucia Deidda
23. Carlo Fadda
24. Maria Grazia Del Bene
25. Ugo Pirastu
26. Piero Piras
27. Fabrizio Melis
28. Giovanni Concas
29. Raimondo Onnis
30. Sandro Putzu
31. Roberto Pireddu
32. Lino Carta
33. Davide Meloni
34. Luca Locci
35. Giuseppe Scalas
36. Efisia Fronteddu
37. Giuseppe Sanna
38. Paolo Acciaro
39. Cristina Perra
40. Gesuino Cacciuto
41. Attilio Carcangiu
42. Giorgia Marras
43. Vittorio De Palo
44. Giuliana Lussu
45. Paolo Matta
46. Mario Orgiana
47. Antonio Murroni
48. Roberto Porcedda
49. Maria Bonaria Mazza
50. Rosanna Musu
51. Gianni Usai
52. Marcello Madau
53. Annamaria Janin
54. Ugo Ugo
55. Alberto Roascio
56. Andrea Zedde
57. Angelo Liberati
58. Antonietta Maria sanna
59. Andrea Sini
60. Carla Sini
61. Giuseppina Mula
62. Alberto Pinna
63. Ombretta Cocco
64. Viola Sini
65. Sante Maurizi
66. Giuseppina Manca di Mores
67. Patrizia Ferralasco
68. Giuseppe Maria Mura
69. Vittorio Macrì
70. Caterina Mura
71. Francesca Nurra
72. Tonino Dessi
73. Tonino Cugusi
74. Maria Teresa Lecca
75. Gian Gavino Irde
76. Laura Caddeo
17 Dicembre 2007 alle 10:30
Sì. Condivido la determinazione a far sentire ai nostri referenti nei partiti della sinistra che la pazienza sta per finire. Ci vuole unità e soprattutto non servono gli spudorati atteggiamenti di conservazione del proprio tornaconto, piccolo o grande che sia. Ci vuole una politica che torni ad occuparsi dell’interesse generale, dei bisogni di chi davvero ogni giorno lavora e soffre per mettere insieme un appena dignitoso futuro per sè e per i propri figli.
18 Dicembre 2007 alle 09:40
Condivido lo spirito e i temi posti dalla lettera, per questo la sottoscrivo. Così come ritengo utile sostenere tutte le iniziative che mirano a rafforzare il processo unitario a sinistra, che non solo è necessario, ma ormai (almeno spero) dopo aver assistito alla nascita della Sinistra-Arcobaleno,credo che sia ineludibile. Questo non può più essere, in particolare dopo l’8 e 9 dicembre, un percorso limitato ad una discussione tra gruppi dirigenti, magari tutto incentrato sulla ricerca di un punto comune, anche se di primaria importanza, come la legge elettorale. L’assemblea di Roma ha detto, tra le altre cose, che per costrire il nuovo soggetto della sinistra, non si può prescindere da un percorso democratico e partecipato, che coinvolga l’insieme del popolo della sinistra ambientalista, quindi non solo i partiti ma tutti quei soggetti individuali e collettivi, che in questi anni hanno saputo dare grande respiro alle battaglie per la pace , la giustizia sociale e l’ambiente. Solo unificando l’insieme di queste forze si avrà una sinistra politica, capace di incidere oggi nei processi di trasformazione economici e sociali. L’appello di fare in fretta l’unità, lanciato da Ingrao domenica 9 u.s., non era retorica, ma sintesi lucida della necessità storica della sinistra italiana se non vuole essere condannata alla marginalità. Vittorio Macrì
18 Dicembre 2007 alle 11:57
Condivido il documento e sopratutto faccio mie le osservazioni di Vittorio Macrì. L’assemblea di Roma è stato un fatto positivo e direi necessitato, visto il rischio che la frammentazione dei piccoli partiti della sinistra comporta, cioè quello di una scomparsa della sinistra in quanto tale nel nostro Paese. Ma ho avuto modo di scrivere anche sul Manifesto Sardo, nel suo secondo numero, che le attuali organizzazioni della sinistra non sono in grado di ricomprendere e di rappresentare nella sua interezza quel mondo ben più vasto di soggetti individuali e collettivi che costituisce la ricchezza ancora attuale della sinistra italiana. Il processo non può essere quello della costruzione di una informe “cosa rossa”, ma quello della costruzione di una casa comune del popolo della sinistra. Molti di noi hanno militato in partiti, ma la loro asfitticità ci limitava a suo tempo e ci rende indisponibili oggi a ripercorrere vie interne alle attuali forme organizzative. Ne occorrono di nuove, più aperte e più democratiche. A mio avviso il percorso unitario potrà considerarsi avviato solo se troverà i modi di restituire cittadinanza a tutti coloro che guardano ancora a sinistra anche al di fuori delle attuali organizzazioni.
19 Dicembre 2007 alle 19:32
Aderisco perché condivido la lettera, le riflessioni di Vittorio Macrì e di Tonino Dessì. Muoviamoci, non deleghiamo, il “che fare” dobbiamo deciderlo insieme. Subito. Per adesso un abbraccio e un anno che verrà senza guerre e senza unioni incivili.
Ciao Tonino Cugusi
21 Dicembre 2007 alle 14:03
A MARCO
Fa piacere leggere che siano già quasi cento le firme sotto la lettera che hai pubblicato. Vuol dire che i limiti denunciati nella condotta politica e nel costume democratico anche del mio partito ( e di cui mi assumo la mia parte di responsabilità) sono evidenti e ,quel che più conta , sono denunciati con l’intento di superarli. Bene; ma una critica e un impegno tanto grande va connesso a una precisa, esplicita, volontà politica di totale autonomia dal Pd, dalle scelte disastrose che sta compiendo, altrimenti non si capisce dove i firmatari vogliono andare a parare. Il che non significa che non potranno esserci momenti di confronto e di collaborazione col PD, ma che la ricerca della collaborazione, ad esempio per il governo, non va data per scontata e non viene prima della definizione di piattaforme sociali che, se non condivise, possono anche portarci a collocarci all’opposizione per tutto il tempo che sarà necessario a costruire un forte movimento in grado di far valere quelle scelte che sono state fino ad ora represse. Fare chiarezza su ciò è particolarmente importante in questa fase, perché dobbiamo avviare, anche in Sardegna, un processo che ci porti alla costruzione di una sinistra in grado di fare tesoro di tutte le culture, esperienze, lotte sviluppate in questi anni, senza ripetere gli errori di parzialità, settarismo, superficialità, senza pensare che l’unico modo per contare è stare in Giunta o al Governo.
In una frase: impariamo dagli errori degli altri ma evitiamo l’errore di spiegare continuamente ai gruppi dirigenti tanto vituperati cosa devono fare e come. Facciamo. La lettera è un buon inizio.
22 Dicembre 2007 alle 15:18
Il documento sarebbe pienamente condivisibile se non fosse per questa frase:
L’esito del referendum, per quanto non ci sia stata una partecipazione ampia al voto, ha certamente bloccato una deriva autoritaria.
Senza quella frase sarebbe stato realmente un documento unitario che avrebbe unito tutti coloro ricercano davvero l’unità delle sinistre. Così diventa il documento di chi ricerca l’unità delle sinistre e si è schierato contro la statutaria.
Quindi:
Da un lato dite BASTA alla sinistra che si vuole differenziare a tutti i costi. Dall’altro lato non resistete alla tentazione di differenziarvi a tutti i costi e inserite una frase che spacca il campo a metà e certamente non può essere condivisa da tutta la sinistra (PRC, PDCI, parte di SD hanno sostenuto il SI alla statutaria). Un classico esempio di cosa sia la vecchia sinistra che vorrei si superasse subito. Parlo in un modo e un secondo dopo smentisco me stesso per la voglia di apparire, di dividere, di differenziarmi. Sulla statutaria, sulla giunta, su Soru siamo liberi di pensarla in modi diversi. Unire la sinistra significa in primo luogo accettare pareri diversi e evitare di porre aut aut.
La lettura di documenti come questo fa si che non mi sorprenda dei tanti stop and go, anche a livello locale, che contraddistinguono il processo unitario.
Quando rivedremo il sole?
Saluti di sinistra.
23 Dicembre 2007 alle 13:24
Vista la vivace discussione, sia sui commenti che in altri interventi, suscitata dall’appello sull’unità a sinistra, stiamo per pubblicare i contributi in un nuovo articolo-dossier (con scritti per ora di Elio Pillai, Marco Ligas, Andrea Pubusa e Vincenzo Pillai ), che al suo interno contiene anche interventi prima parzialmente o integralmente pubblicati nei commenti o in “Interventi e opinioni”. Chi vorrà intervenire con maggiore ampiezza potrà perciò farlo nel contenitore che stiamo approntando (senza superare le 5000 battute) oppure continuando ad utilizzare, per brevi osservazioni (entro le 1500 battute) questo strumento.
2 Gennaio 2008 alle 20:50
Caro Marco e cari amici e amiche dell’associazione Luigi Pintor,
vi scrivo questo breve commento per esprimere la mia totale condivisione del commento e dell’opinione espressa da Palmiro Tolu.
Ho letto con molta attenzione il documento e ho ritenuto, inoltre, di porlo all’attenzione di diversi compagni e compagne. Anche io non posso condividerlo integralmente per le stesse identiche ( e spiegate a mio parere molto bene ) motivazione espresse da Palmiro Tolu. Credo che si sarebbe potuto e dovuto evitare di inserire quella frase. Attraversiamo una fase politica complessa e molto delicata. C’è bisogno di unità e di sintesi tra le diverse forze politiche della sinistra. Una lettera aperta, che auspica un cambiamento di rotta o una rinascita politica che ha la giusta e corretta ambizione di porre in discussione l’attuale forma partito e di spronare verso un reale cambiamento il suo stesso gruppo dirigente, non può contenere al principio un elemento di divisione e di distinzione. Dico questo perchè credo che a firmare quella lettera e a condividerla sarebbero state ben più di 100 persone. Abbiamo bisogno di lavorare assieme e di riscoprire l’entusiasmo del fare politica. Bisogna ridare un senso al nostro agire e dimostrare nuovamente che questo sistema si può cambiare in meglio e uscire dalla rassegnazione per cui è possibile solo amministrarlo cosi com’è.
Credo che quello che c’è in ballo oggi è troppo importante per permetterci ulteriori divisioni!
Questa volta bisogna fare uno sforzo più grande del solito e dobbiamo investire tutte le nostre energie in questo processo. Credo che se falliremo non avremmo altre opportunità.
a presto
con stima
Michele Piras -Segreteria Provinciale PRC-SE Cagliari