Se poi il rogo dei libri brucia davvero

16 Giugno 2012

Natalino Piras

Giovedì 7 giugno, a Nuoro, in piazza Satta, si è cercato di fare rogo di libri. L’idea era stata annunciata il giorno prima in una conferenza stampa congiunta tra presidente della Provincia Roberto Deriu, sindaco Alessandro Bianchi e rispettivi assessori alla cultura. Una provocazione per mettere all’attenzione dell’opinione pubblica il caso “Biblioteca Satta”, 18 dipendenti di ruolo più 9 soci di una cooperativa. Comune e Provincia sono i due maggiori enti che formano il Consorzio per la pubblica lettura “S.Satta”, nome ufficiale della Biblioteca. Del Consorzio fanne parte pure una trentina di paesi della provincia di Nuoro, ripartiti tra le due ex  Comunità montane numero 9 e 10. Tutti questi Enti concorrono al finanziamento della vita della Biblioteca, più uno stanziamento regionale. Tutto a rischio di estinzione, la vita ordinaria di un Ente che gestisce un patrimonio documentale di oltre centomila tra libri e altri media catalogati e messi a disposizione di un vasto pubblico. Considerando pure  una notevole attività di presentazioni, perfomances, promozioni di libri, dvd, animazioni con bambini e ragazzi,  collaborazioni con le scuole, con altre istituzioni e associazioni.
Una vita ordinaria che va avanti da oltre un trentennio. Tutto a rischio di estinzione, di fumo.
Causa ritardi nelle erogazioni dei  contributi spettanti alla Regione sarda, causa il rischio di scomparsa dell’istituzione Provincia, e consequenzialmente della sua quota monetaria, dopo i  referendum per l’abrogazione appunto delle provincie: quelle di più recente  conio e quelle storiche.
Da considerare che ormai è diventata annosa la questione di chi deve o dovrebbe sostituire la quota spettante alle Comunità montane da tempo disciolte. Debbo dire, e lo dico da bibliotecario della Satta da oltre un trentennio osservatore dei fatti della politica che fanno stare in crisi da oltre un trentennio i fatti della vita culturale nel territorio,  che questo stato di crisi ha accompagnato la vita della Biblioteca.
Forse si tratta di interpretazione delle norme, da parte della politica, forse di un’attenzione, da parte della politica nei confronti della Biblioteca, non sempre elaborata in termini di servizio.
L’annuncio del rogo dei libri come provocazione, come richiamo al rischio di estinzione della Biblioteca da parte degli amministratori comunali e provinciali ha coinciso con la forzata sospensione dal lavoro dei soci della cooperativa, da tempo senza stipendio, per ritardo dell’arrivo del contributo regionale. Sono stati e sono giorni drammatici. Il rogo di libri non c’è stato e tutto, almeno pubblicamente, è finito a piazza Satta con un gavettone preso in pieno, insieme a una buona dose di insulti dal sindaco, dal presidente della Provincia e qualche assessore.
Gli spegnitori di un fuoco mai acceso sono stati  dei volenterosi,  a metà gente del libro a metà gente che del libro gli interessa sino a un certo punto.
La cosa, va da sé, è stata ripresa e raccontata dai media regionali e pure da qualche testata nazionale. Molte pagine e parole e ovviamente una montagna e una marea di elaborazioni specie su facebook
Anche qui un coro di volenterosi a metà tra gente del libro e a metà altro, la provocazione del rogo spesso capita e spesso strumentalizzata. Anche da parte di scrittori e scrittrici che più che alle sorti della Biblioteca sembrano interessati al loro apparire come opinionisti  di cose e di storie di cui non hanno reale esperienza. 
In questi drammatici giorni l’utenza bibliotecaria è spaventosamente aumentata. Dico “spaventosamente” perché siamo  in pochi a gestire un servizio che comprende sede centrale e sezione sarda di piazza Asproni, la rionale di Monte Gurtei chiusa per l’assenza dei soci della cooperativa. Una marea di gente che va e viene a prendere libri e dv  in prestito, una marea di studenti che bisogna seguire nella preparazione delle tesine d’esame, che vogliono e ottengono risposta a tanti loro quesiti. Una situazione drammatica perché siamo in pochi a sostenere la frequenza del pubblico nelle due sedi quotidianamente aperta dalle 8,30 alle 13, 30 la mattina, dalle 15, 30 alle 19 il pomeriggio. Abbiamo avuto tra noi riuniti in assemblea, l’altro ieri,  la presenza solidale del sindaco Bianchi e dell’assessore Leonardo Moro che così diventano una nostra, come bibliotecari, garanzia: nel sostenere le nostre proposte, nella protesta, nell’andare a bussare cassa alla Regione.
In fondo cosa sono nemmeno 250 mila euro, la quota annua  della Provincia che verrebbe a mancare? 
È stata convocata dall’Amministrazione Provinciale, per lunedì 18, nell’Auditorium  della nostra Biblioteca, una conferenza dei sindaci che fanno parte del Consorzio. Per valutare in che maniera la loro quota partecipativa possa ottenere  come scambio libri e servizi culturali. Per non morire.
Se è vero che se muore la Biblioteca, e lo dico da cittadino, muore tutto. Così la cronaca di parte e pure no, di questi drammatici giorni. Sui roghi, sulla loro storia, sul loro effetto choc, su nazismi, inquisizioni e indici di libri da bruciare e distruggere  ho postato in questi giorni  diverse cose nel mio blog. Da bibliotecario che pretende, nonostante tutto, di continuare a fare atto di parola.

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