Un circuito un po’ più stretto

1 Luglio 2012

Carlo Tronchetti

Le statue di Monte Prama sono indubbiamente grandi suscitatrici di problemi. Non parlerò adesso di quelli più specificamente archeologici e scientifici, ma voglio tentare di affrontare le problematiche connesse con la futura esposizione definitiva al pubblico di questo straordinario contesto.
Ho usato la parola “contesto” perché quello di Monte Prama non è un ritrovamento isolato di pezzi notevolissimi, ma si tratta fortunatamente del ritrovamento di un contesto, così abbastanza ben conservato da permetterci di poter proporre le ipotesi sull’ideologia che sottintende e che ostenta.
I singoli pezzi, siano essi statue, modelli di nuraghe, betili, non sono comprensibili visti isolatamente e separati dalla necropoli cui erano connessi, ma lo sono solo ed unicamente come complesso unitario. Questa premessa chiarisce già bene quale sia la mia idea di base: che tutti i pezzi, ricostruiti e frammentari, siano presentati assieme, in una esposizione, individuata nel territorio di ritrovamento, che illustri il significato del contesto, legato al territorio (perché proprio qui e non altrove?) ed inquadrandolo nello scenario della cultura sarda di quel periodo.
Che è uno dei più interessanti e coinvolgenti, con l’incontro tra i Sardi tardo-nuragici e i Levantini che cominciavano a frequentare le coste dell’isola, e tutti gli esiti che ne sono derivati e su cui non mi soffermerò.

Il mio non vuole essere un intervento gratuitamente polemico nei confronti delle scelte proposte dalla Soprintendenza Cagliaritana e dalla Direzione Regionale, proposte illustrate con chiarezza e motivazioni dal Soprintendente Marco Minoja; vuole essere solo la presentazione delle ragioni di una proposta diversa e che, a mio (e non solo mio) avviso, può essere maggiormente congrua. Il progetto che chiamerò Ufficiale per brevità, prevede la sistemazione a Cabras della maggior parte dei pezzi restaurati (e suppongo anche dei frammenti non ricomposti, anch’essi di notevole interesse) in un Museo che dovrà essere appositamente edificato, perché l’attuale non è sufficiente; l’esposizione dovrà illustrare il rapporto Monte Prama-territorio.
Una piccola parte delle statue e modelli di nuraghe, invece, dovrebbe essere esposta al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, in un quadro illustrativo da un lato teso all’inserimento dell’episodio Monte Prama nel quadro delle culture archeologiche isolane, dall’altro nell’evoluzione della scultura in Sardegna.
Al Centro di Restauro di Li Punti rimarrebbe la funzione di presentare il lungo e proficuo processo del restauro. Su quest’ultimo punto penso che siamo tutti d’accordo.
Il lavoro che è stato realizzato è stato ottimo ed è bene che sia conosciuto e divulgato, anche se, proprio per la sua natura specifica, potrà attrarre un numero forse non altissimo di visitatori.
Il concetto che ha ispirato il progetto Ufficiale è stato quello di creare un “soggetto museale unitario nella progettazione e nella comunicazione al pubblico articolato su due sedi espositive tra loro intimamente correlate”.

In sé l’idea di un Museo diffuso non è sbagliata, ma, a mio avviso, ha ragione di essere solo in un ambito territoriale abbastanza ristretto (ad esempio: una mia vecchia idea di creare il circuito museale della costa Sud-orientale: Sarroch: civiltà nuragica, Nora: civiltà romana, Domusdemaria: civiltà fenicio-punica), e comunque sempre senza smembrare contesti.
Museograficamente l’idea di esporre alcuni pezzi a Cagliari può essere giustificata dal fatto che i Musei Nazionali dovrebbero (anche se non a norma di Legge) poter dare un’idea delle manifestazioni più importanti del territorio di riferimento, anche perché un turismo veloce, come ad esempio quello crocieristico che sta sempre più prendendo piede, spesso non ha il tempo per escursioni prolungate.
D’altro canto il Sinis è un polo di attrazione turistica in sé e per sé, grazie al suo paesaggio ancora abbastanza ben conservato, alle sue spiagge, al sito di Tharros, e quindi può assicurare un congruo numero di visitatori, soprattutto se l’esposizione sarà opportunamente “chiacchierona” e non troppo rigidamente scientifica (pur se basata su dati scientifici assodati), corredata dagli strumenti che le moderne tecnologie informatiche mettono a disposizione per coinvolgere i visitatori e che potranno restituire anche il presumibile aspetto originario del sito.
E se sarà adeguatamente pubblicizzata in maniera continua e direi proprio ossessiva, perché la memoria di queste cose è facile a svanire.
Il Museo di Cabras, poi, con tutti i materiali tharrensi e degli altri siti del Sinis, è ottimale per l’inquadramento di Monte Prama nella storia culturale della Sardegna, con la possibilità di incrementare virtualmente l’esposizione, ad esempio con le immagini tridimensionali dei bronzetti di cui le statue ripetono l’iconografia. Ovviamente tutto questo ha senso se il contesto rimane integro, ovviamente per quello che ci è rimasto, ma questo vale praticamente per tutti i ritrovamenti che facciamo, salvo, forse, le tombe sicuramente inviolate (e anche in quel caso non possiamo mai sapere se abbiamo tutto il contesto della necropoli).


E Cagliari? Il Museo di Cagliari può svolgere ottimamente il suo ruolo. La possibilità di usufruire di spazi nella vecchia sede museale di Piazza Indipendenza offre l’opportunità di presentare una parziale ricostruzione di Monte Prama.
Non copie delle statue restaurate, ma una vera e propria ricostruzione ideale della ipotizzabile situazione originaria.
Si tratta di una proposta che farà sicuramente storcere il naso ai “puristi”, ma io ho sempre pensato che il Museo deve far comprendere ai visitatori non specialisti e anche a quelli poco informati il passato. E le ricostruzioni, basate su dati scientifici, sono molto più utili di una lunga didascalia posta vicino a dei frammenti. Inoltre, avendo avuto modo di conoscere direttamente i gusti del pubblico dei Musei ed una formazione ministeriale anche nel settore del management museale, posso affermare con buona sicurezza che una simile esposizione riscuoterebbe un buon successo di pubblico e sarebbe meta di scuole e gite organizzate. Una presentazione del genere sarebbe un “antipasto” stimolante che non solo non toglierebbe visitatori a Cabras, ma gli farebbe pubblicità, spingendo a visitare il suo Museo anche persone che magari non conoscevano nemmeno la sua esistenza e che si recherebbero ad ammirare tutti i pezzi originali, perché il richiamo dell’originale è ancora fortissimo.

Quindi, a mio avviso, il “circuito museale di Monte Prama” dovrebbe essere articolato in questo modo. Museo Nazionale di Cagliari: esposizione della ricostruzione di parte della necropoli con esempi di statue, modelli e betili, con breve inquadramento culturale e rimando al Museo di Cabras ed al Centro di Li Punti. Museo di Cabras: esposizione di tutto il complesso scultoreo con approfondimenti sui vari aspetti e problemi che il contesto suscita, con rimandi a Cagliari e Li Punti. Centro di Restauro di Li Punti: presentazione del processo di restauro delle statue, con rimando alle due precedenti strutture.

In questo modo vengono fatte salve le esigenze scientifiche, le necessità logistico-territoriali e si avrebbe l’opportunità di offrire livelli diversificati di fruizione.

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