Cerebrum non habet

1 Novembre 2009

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Pier Luigi Carta

Qui si parla di maschere, come ne parlava Fedro, quando la volpe trovò per terra una maschera teatrale che, pur essendo ben fatta e rifinita, era priva di cervello. Così son le società che forsennatamente ambiscono agli utili, in spregio dei comuni beni naturali, mascherando le loro egoistiche intenzioni dietro pretese filantropiche, come in questo caso la rivoluzione verde e le energie rinnovabili. La storia in questione è semplice e lineare, la Sardegna l’ha già vissuta altre volte. Mercoledì 7 ottobre Il Consiglio regionale della Sardegna ha approvato all’unanimità un ordine del giorno contro la proposta di realizzazione del parco eolico offshore a circa un miglio dalla spiaggia di Is Arenas presentato dalla società Iare (Is Arenas Renewables Energies s.r.l.). La concessione demaniale sarebbe sessantennale per una centrale composta da (= aerogeneratori per 320 MW di potenza complessiva). L’area da compromettere corrisponde a 21.698.062 m2, e si estende da 2 a 8 km dalla costa.
Venerdì 23 ottobre scadevano i termini per la presentazione delle opposizioni al progetto per l’impianto eolico off shore nel mare di Is Arenas. Gli uffici della Capitaneria di porto hanno ricevuto una sessantina di nuove opposizioni, ma non quella più attesa dal Comitato per il no all’eolico: quella della Regione Sarda. Alberto Ugga, il comandante della Capitaneria, ha riportato il fatto che i loro uffici non hanno ricevuto opposizioni da parte della Regione. Però esiste ancora l’ipotesi che la Regione potrebbe aver presentato l’opposizione direttamente al ministero dei Trasporti. Il segretario regionale dell’Adiconsum afferma che senza un atto formale la Regione perde l’occasione per pronunciarsi ufficialmente e manifestare la propria contrarietà al progetto. Sconcerto e disorientamento tra i cittadini. Il Comitato cittadino afferma che la Regione aveva assicurato un intervento formale contro il progetto per l’eolico a Is Arenas. L’esecutivo aveva espresso un no netto e assoluto alle pale eoliche a Is Arenas. «È in fase di stesura un documento tecnico-legale – spiegava la Giunta in una nota – per dimostrare che il progetto danneggerebbe irrimediabilmente uno dei tratti costieri più belli e incontaminati dell’isola».  Nel mio articolo del 16 maggio avevo spezzato più di una lancia in favore dell’eolico, i parchi eolici nell’isola sono infatti una realtà: Arbus, Capoterra, Nulvi, Tergu, Littigheddu, Ulassai, Tula, Su Grighine e Monte Arci, ormai noto anche come il cimitero dell’eolico. Non si è ancora trattata l’imbarazzante questione dei costi di smaltimento, sembra però che sarà la Regione a doversene far carico. Avevo anche aggiunto che la giunta Soru aveva in qualche modo ostacolato i parchi eolici perché attenta al deturpamento del patrimonio paesaggistico sardo; timore nient’affatto campato in aria dato che tutti eravamo e malauguratamente oggi siamo quanto mai a conoscenza di quali danni può arrecare un incontrollato assalto alla diligenza, per usare le parole del professor Bernardini, esperto in fisica tecnica. La difesa dell’ambiente potrebbe richiedere più sacrifici e più attenzioni che la difesa del paesaggio, ma tale discorso non può valere se la posta in gioco sbanca. Si chiede ancora una volta ai sardi di scegliere tra i due inestinguibili binomi storici: catena e ciotola colma o polsi liberi e cinta stretta; per dirla alla Francesco Masala. Ma i matimanni nostrani, che parlano italiano (oggi l’ inglese) e mangiano in sardo, hanno da sempre svenduto la nostra terra come una pixedda de casu, spartendosene sas fittasa e lasciandoci su croxu.  Questa volta i matimanni sono pure di difficile identificazione, come ha scritto nel numero scorso Mario Cubeddu il progetto è di origine dubbia e gli sponsor politici non si sono ancora esposti pubblicamente. L’assalto alla diligenza è solo agli inizi, altri progetti simili sono stati presentati al Ministero dei trasporti, stavolta sono coinvolte le coste del golfo degli Angeli e il golfo di Palmas. Solo una di queste società promotrici è individuabile: Trevi Energy di Cesena, con capitale sociale di un milione di euro. Il porto canale di Cagliari e l’area antistante di Sarroch, a 5 miglia di distanza dalla costa, non lontano da capo Zavorra, si vedrebbe circondata da una cerchia di 70 piloni. È vero che si tratta di -una zona con insediamenti propri di un’economia impattante nei confronti dell’ambiente e del territori- come compare scritto in uno dei progetti; colpevoli la Saras, la Polimeri e l’ex Rumianca. È vero che l’investimento sarebbe più realistico rispetto al precedente, visto che il fondale sul quale dovrebbero adagiarsi le basi dei rotori (5 metri di diametro) è profondo al massimo 35 metri. Il secondo sito confinante con Sarroch verso le coste cagliaritane. Sant’Antioco dal suo canto si vede minacciata da un boschetto di 30 pale da installare nel golfo di Palmas. Anche tale progetto è made in Italy. Anche Torre Grande, la principale spiaggia turistica dell’oristanese, figura tra i possibili teatri del rinnovamento energetico. L’ha comunicato Pasquale Onida durante l’assemblea che si è tenuta in Provincia, indetta su richiesta del Comitato contro l’eolico a Is Arenas. La Raddusa energy, società che aveva già presentato un progetto che coinvolgeva il mare di Abarossa (Santa Giusta), si è rivolta anche alla Provincia, sperando che il secondo progetto fosse accolto con più favore anche dalla cittadinanza. Le pale eoliche dovrebbero essere installate ad un miglio di distanza al largo di Torregrande. Un’ulteriore alternativa in caso di insuccesso vedrebbe appetibile il tratto di costa tra Capo Frasca e Capo San Marco. Si può certamente concludere con le parole di Mauro Pili, il quale al grido di procul, o procul este, profani, sbandiera una probabile infiltrazione di capitali mafiosi nell’affare e afferma che decine di società in queste ultime settimane hanno presentato, progetti di parchi eolici off-shore nelle coste della sarde. Si tratta di una vera e propria invasione senza regole e contro ogni buon senso. Inoltre si è scoperto che la IARE s.r.l. è composta da un sistema di scatole cinesi che fa capo ad una sede “paradisiaca” a Montecarlo o nel Lussemburgo. Che si trattasse di una maschera era chiaro, ma il cerebrum? Ecco che spunta dagli incartamenti il nome dell’ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino e del figlio Massimo. Le parole del parlamentare sardo sono certamente illuminanti e sembrano cementare il bastione rassicurante di un’opposizione veramente bipartisan, sperando che la difesa non si sgretoli non appena gli sponsor politici nazionali saltino fuori pubblicamente, o peggio privatamente. Non ci resta che chiederci anche stavolta quanto sarà gravoso il pretium sceleris dei sardi per le loro scelte elettorali?

1 Commento a “Cerebrum non habet”

  1. Cicito Morittu scrive:

    Solo un suggerimento. Bisognerebbe chiedere all’on. Pili , che tanto si batte contro l’eolico mafioso, dov’era quando il parlamento ha approvato, ad agosto scorso, la norma che scippa la competenza sulle procedure di via per l’eolico offshore dalla regione ai ministeri. Qualche interrogazione la dovrebbe rivolgere anche a se stesso ed ai suoi colleghi di governo nazionale e regionale. Non è un caso che la carovana si è rimessa in moto indisturbata: sento riparlare di Buddusò, Campeda ed altri parchi bloccati dalla giunta Soru. Chiediamogli anche se si ricorda di essere stato proprio lui, da Presidente della giunta regionale, a mettere in moto la carovana dell’assalto speculativo ai beni comuni “vento e paesaggio” con un piano energetico che prevedeva 3000 pale disseminate in tutte le creste montagnose della sardegna. saluti CM

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