Notti padane. Morte di un imprenditore

16 Febbraio 2010

piasentà

Valeria Piasentà

La sera del 20 gennaio Ettore Marcoli era seduto alla scrivania del suo ufficio quando è stato ucciso con due colpi di fucile a canne mozze. Non c’è stata colluttazione, l’assassino era di fronte a lui e ha mirato deciso al petto. I colpi hanno allarmato il padre Ezio e un dipendente che sono corsi attraversando il cortile fra le due palazzine dell’azienda, dove un’auto di grossa cilindrata stava scomparendo lanciata ad alta velocità. Nello studio hanno trovato il giovane agonizzante. Quella stessa notte è stata rinvenuta una FIAT Panda rossa abbandonata, forse usata per i sopraluoghi; è risultata rubata a Vigevano due giorni prima un delitto che pare ora una esecuzione pianificata con cura. Le investigazioni sono partite immediatamente e nel riserbo quasi assoluto. Il procuratore della Repubblica Francesco Saluzzo ha subito escluso una serie di moventi: da quello passionale al tentativo di rapina finito malamente. Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo Forestale ora indagano negli affari dell’impresa, mentre la Direzione Antimafia di Torino ha disposto dei carotaggi nella cava: l’analisi del terreno è una procedura solitamente usata per verificare la presenza di rifiuti tossici, e la loro natura. L’imprenditore novarese aveva 35 anni, una moglie e un figlio di sei mesi. Era subentrato da alcuni anni negli affari di famiglia, in una impresa di costruzioni stradali un tempo molto nota e ora in crisi, dopo la ristrutturazione è passata da 200 dipendenti a 18. Negli anni ’80 e ’90, vicina al PSDI del ministro ai trasporti Nicolazzi, la Marcoli si era assicurata gli appalti dell’autostrada Genova-Voltri intorno a Gattico; nel ’93 è entrata nello scandalo degli appalti per l’autostrada Brescia-Padova e i mondiali di calcio; recentemente ha lavorato alla tangenziale di Novara, nei cantieri della TAV, per le infrastrutture dei giochi olimpici di Torino. La cava con gli uffici della Romentino Inerti è in strada Torre Mandelli di Romentino, a una decina di chilometri da Novara presso il Ticino, col suo parco “Oasi della biosfera” dell’Unesco, vicino alla Sarpom S.p.A. del gruppo Esso Italiana-ExxonMobil. Da San Martino di Trecate la Sarpom invia annualmente verso tutt’Italia 2440 cisterne, pari al 20% del totale nazionale di idrocarburi spedito per ferrovia; da qui il 29 giugno 2009 è partito il treno merci carico di gas Gpl deragliato alla stazione di Viareggio. L’autostrada A4 e la ferrovia Torino-Milano con i cantieri della TAV costeggiano i terreni della cava. Lungo quest’asse strategico transitano anche gli affari della malavita organizzata verso il più grande mercato italiano, quello milanese: con la cocaina che entra in Europa dalla Spagna e dall’Olanda tramite la ‘ndrangheta, inserita anche nella produzione colombiana; alle armi e oggetti contraffatti; al denaro che viene ripulito nelle banche svizzere e tramite società inglesi. E poi il denaro accumulato deve essere reinvestito. Così le mafie comprano locali (bar, discoteche, centri commerciali, bische come quella nel centro di Milano dove andava a giocare Bettino Craxi) soprattutto si occupano di costruzioni, di smaltimento di rifiuti, di bonifiche, di movimento terra, tramite subappalti non soggetti alle certificazioni antimafia: in questi settori le aziende edili delle ‘ndrine calabresi non hanno concorrenza (sull’argomento vedi: D.Carluccio M.Caluso A Milano comanda la ‘Ndrangheta, Ponte alle Grazie; N.Grattieri A.Nicaso Fratelli di sangue, Mondadori). A Novara negli ultimi anni si sono verificati vari incendi dolosi e un omicidio, la Commissione parlamentare antimafia già nel 2008 ha evidenziato le infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle grandi opere. Le procure lombarde indagano sul seppellimento di rifiuti tossici nelle cave, nei cantieri della TAV e dell’ampliamento autostradale, fra novarese, pavese e hinterland milanese. Il 4 febbraio, «in seguito ai gravi episodi avvenuti», l’Associazione Industriali di Novara ricorda il suo codice etico e richiama «un forte invito alla prudenza e alla vigilanza, sia nei rapporti commerciali fra aziende sia nelle relazioni personali fra imprenditori, al fine di garantire la massima trasparenza nella gestione del business sul territorio». Nel nord padano, mentre i reati comuni sono in costante calo i cittadini paiono sempre più spaventati dalla piccola criminalità: il 49% dei votanti Lega e il 58% dei votanti PdL ritengono la criminalità comune più grave di quella organizzata (Demos-Unipolis novembre 2009). Intanto la malavita organizzata con la complicità di una parte del mondo politico-finanziario, delle imprese e di alcuni ‘colletti bianchi’, espande sempre più indisturbata le sue attività e i suoi affari. Infiltra le amministrazioni locali e controlla il territorio, riciclando e investendo i proventi dello spaccio di droghe e i capitali che stanno tornando in Italia anonimi per effetto della legge sullo scudo fiscale, nonché approfittando della congiuntura economica che rende più fragili le aziende e crea vaste aree di disoccupazione. Mentre i governanti locali rondisti si occupano di normare un disordine sociale ‘visivo’: i graffiti dei writer piuttosto che le presenze di insediamenti Rom, la prostituzione lungo i viali (quella di alto livello invece viene nobilitata anche semanticamente, con il termine ‘prostituta’ trasformato in ‘escort’) o la costruzione di moschee, ecc. Il clamore che circonda le operazioni dei politici padani forma una opinione pubblica direzionata e facilmente manipolabile. Soprattutto distoglie l’attenzione dai pericoli reali, dalle attività di una malavita dal dopoguerra stabilmente integrata in queste geografie. E le mafie ringraziano.

2 Commenti a “Notti padane. Morte di un imprenditore”

  1. Giulio Angioni scrive:

    Bar Nord Est

    Al banco e ai tavolini gli avventori
    non ce l’hanno col sesso e col Buondio
    come prima, qui come dappertutto,
    bestemmiando l’Uno,
    buttandola sul ridere con l’altro.
    Poco o niente sport, oggi è giovedì.
    Qui si parla soltanto d’invasioni
    d’islamici, di neri, di romeni,
    che fonte di disordini mai visti
    tra le parti sociali e dentro a esse,
    inquinano i costumi delle genti
    e lo skyline con minareti fallici
    eiaculanti nenie miscredenti.
    Venezia cos’hai fatto,
    o Venezia di Shylock e d’Otello
    confusa in nebbia fitta,
    e tu Padova dotta
    arguta di Ruzante
    e Verona gentile di Giulietta,
    per meritare simile disdetta?

  2. valeria piasentà scrive:

    E’ proprio così. Qui in Piemonte qualcuno resiste e costruisce barricate sulle sponde del Ticino. Ma su chi si espone cade la mannaia della censura, quando non viene colpito da interdetto, come certi teatranti (leggerai presto).
    grazie!
    valeria

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