Dibattito. Il diavolo e l’acqua santa

16 Febbraio 2008

Andrea Pubusa

Di una cosa mi vado sempre più convincendo, ed è che il Presidente Soru su molte questioni importanti della vita regionale più che ad ottenere risultati miri a farsi pubblicità. Come qualificare se no la sequela di atti che incappano nelle censure di tutte le magistrature civili, amministrative ed, ahinoi!, anche penali, e perfino dell’Alta Corte? Insomma, quasi ogni volta che Soru incontra la giurisdizione vede sanzionati i suoi atti o i suoi comportamenti. E si badi non si tratta di violazioni su questioni controverse, sulle quali è comprensibile che un Presidente, proteso alla realizzazione di un programma innovativo, possa anche prendersi qualche rischio. No, si tratta di vizi gravi, conclamati, dal PPR alla c.d. tassa sul lusso. La Corte costituzionale ha bocciato la tassa sul lusso, molto enfatizzata da Soru. Era una morte annunciata. Solo i più ingenui o i più sprovveduti non hanno capito che, nel rinvio da parte del Governo di quella legge alla Corte costituzionale il lusso non c’entra un fico secco. C’è in gioco qualcosa di molto più importante, viene chiamato in causa uno dei principi centrali della nostra Costituzione: il principio di eguaglianza dei cittadini, senza discriminazione in ragione della loro provenienza regionale. E su questo non si scherza, non sono ammesse superficialità o approcci che sull’aspetto formale facciano prevalere profili sostanziali e di merito. La posta in giuoco è l’idea stessa di cittadinanza in Italia. Per la stessa ragione giorni fa il sindaco di Milano, la Moratti, ha visto sanzionata la sua indegna limitazione delle iscrizioni alle scuole di studenti figli di extracomunitari non muniti di regolare permesso di soggiorno. Una misura venata di un odioso spirito razzista verso gli studenti figli di extracomunitari, in aperta violazione della Costituzione, come tante altre di stampo leghista. So che qualcuno dirà che si tratta di provvedimenti diversi, che nella tassa sul lusso non c’è razzismo. Ed è vero. Ma, una volta infranto il principio di eguaglianza fra i cittadini a seconda della residenza o della provenienza, ogni Regione, Comune e Provincia potrebbe sbizzarrirsi a pensare misure, di destra o di sinistra, che introducono dei distinguo fra cittadini. E si sa poi, alla fine, quali sono i cittadini che ci rimettono!
E, dunque, bene fa la Corte a presidiare il principio di eguaglianza con rigore. Con questi chiari di luna e la Costituzione sotto attacco è bene che i principi fondamentali siano ben presidiati. E la Corte, per fortuna, lo sta facendo. E se leggete le sentenze su Tuvixeddu? Vedrete che il Tar Sardegna non cassa per vizi discutibili e complessi. No, annulla per sviamento di potere, e cioè perché l’autorità regionale “ha esercitato i suoi poteri per uno scopo diverso da quello per cui le sono stati conferiti” e ancora, più severamente, per “un uso deviato del potere”. Ma perché tanto rigore? Perché la Regione non ha bloccato il progetto già approvato di Coimpresa in ragione della presenza in esso di vizi di legittimità, ma per realizzarne un altro (il progetto Parco Karalis predisposto dal paesaggista francese Gilles Clement), «che nessuno conosce e che nemmeno è stato allegato» agli atti. «Un progetto alternativo rispetto a quello in fase di attuazione, ed al quale la Regione si era vincolata, affidato in modo occulto ad un professionista». Scrivono ancora i giudici amministrativi: «Già l’esistenza, al momento dell’approvazione del vincolo, di un altro progetto sostitutivo del precedente fa sorgere il legittimo sospetto che l’idea originaria fosse quella di rendere impossibile il completamento delle opere avviate. Il fine perseguito, quindi, non sembra essere stato tanto quello di tutelare e salvaguardare un’area pregevole, quanto di cambiare la tipologia di intervento, essendo cambiata, nel frattempo, più che la sensibilità verso il paesaggio, l’orientamento della Giunta regionale e del suo presidente nei confronti di tale area cittadina». Ma c’è di peggio: con una “successione incalzante e la reiterazione delle determinazioni di divieto di prosecuzione dei lavori, adottate, tra l’altro, in prossimità delle camere di consiglio fissate per la decisione sulla domanda cautelare” la Regione ha mostrato di voler impedire il tempestivo intervento del giudice. Ed infatti, per i non addetti ai lavori, è bene ricordare che se, prima della camera di consiglio, l’amministrazione adotta un altro provvedimento riguardante la vicenda sottoposta al giudizio, il Tar deve necessariamente aggiornare la seduta anche per consentire alla parte lesa di impugnare il nuovo atto. Il che tradotto in soldini vuol dire che l’amministrazione adotta atti per ostacolare il tempestivo corso della giustizia anziché per perseguire il pubblico interesse. Parole pesanti. Si tratta di patologie degli atti amministrativi quasi di scuola, tanto sono gravi e grossolane. Ed allora delle due l’una: o Soru è mal consigliato oppure, com’è più probabile, non è interessato al risultato. Insomma, più che alla tutela del colle o dell’ambiente mira al consenso di un’area di elettorato ambientalista che ingenuamente crede alle sue iniziative. Comunque in ogni caso è responsabile di un’azione che anziché perseguire con efficacia l’obiettivo, lo fallisce. Molti vedono in questo il modo di fare dell’imprenditore che punta al risultato con visione aziendalistica e aborrisce le perdite di tempo procedurali. Insomma, decisioni manageriali secche in luogo dei bizantinismi giuridici. Ma anche questa è una leggenda. L’amministratore di una società per azioni che veda annullati i suoi atti sistematicamente per illegittimità è destinato ad essere mandato a casa e così pure il dirigente pubblico; in effetti, a ben vedere, l’annullamento del giudice evidenzia il massimo dell’inefficienza perché gli obiettivi vengono mancati. Perdita di tempo e danaro e risultati zero. L’efficienza, come sanno tutti, implica, invece, la legittimità degli atti e la liceità dei comportamenti perché se no conduce ad un vicolo cieco. E Soru pare sia appunto giunto a questo punto della sua vicenda politica. Può il centrosinistra, può una Regione permettersi di perpetuare un presidente che sta alla legalità come il diavolo all’acqua santa?

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