Gli aspetti problematici della moneta digitale

1 Giugno 2018
[Gianfranco Sabattini]

Di recente “L’Espresso” ha condotto un’inchiesta sull’uso e la diffusione della moneta digitale (bitcoin), denunciando il fatto che le potenzialità della moneta virtuale siano state colte principalmente “da emissari di cosche eclettiche e intraprendenti”, attratte dalla “promessa di anonimato e riservatezza che nessuna banca è più in grado di garantire”.

Al di là degli aspetti criminali, la tendenza all’uso della moneta digitale sta effettivamente creando non poche difficoltà alle Banche centrali ed ai governi, nell’attuazione delle politiche di stabilizzazione dei sistemi economici ad economia di mercato; per questo motivo, alcuni governi sono giunti persino ad ipotizzarne il divieto d’impiego delle monete diverse da quelle ufficiali. I timori sollevati dalla crescente diffusione dei bitcoin si fondano su diverse ragioni, a seconda che ci si riferisca al finanziamento di operazioni tra operatori privati, oppure al ruolo che le Banche centrali svolgono come stabilizzatrici del ciclo economico. Prima di illustrare queste ragioni, conviene evidenziare in che cosa consista la moneta virtuale.

Il bitcoin è una criptovaluta, creata nel 2009 da un anonimo inventore; essa non fa uso di un ente centrale emittente e il suo valore è determinato unicamente secondo le regole dal mercato. Inoltre, il bitcoin utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che definiscono l’area di adozione; tale network (denominato blockchain) consente di memorizzare la traccia delle transazioni, sfruttando la crittografia per gestire molti aspetti funzionali della sua adozione, come la generazione e l’attribuzione della proprietà dei bitcoin in circlazione.

Una rete Bitcoin (per convenzione, quando il sostantivo è scritto con la prima lettera maiuscola indica la tecnologia sottostante l’impiego della moneta elettronica, mentre quando reca la prima lettera minuscola designa l’unità di conto) consente il possesso e il trasferimento anonimo della moneta. La struttura “peer-to-peer” della rete Bitcoin (espressione che indica un modello di struttura logica informatica, in cui i nodi non sono gerarchizzati, ma sono “equivalenti” o “paritari”) e la mancanza di un ente centrale rendono impossibili, a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco dei trasferimenti e il sequestro dei bitcoin, in quanto non sono messe in chiaro le relative chiavi d’accesso al sistema.

La circolazione di bitcoin è ancora molto limitata, se paragonata alla circolazione della moneta tradizionale; sono tuttavia diverse le organizzazioni che scambiano ricorrendo all’uso di bitcoin: dal novembre 2013, ad esempio, l’Università di Nicosia, a Cipro, accetta i bitcoin come mezzo di pagamento delle tasse universitarie e, a partire dal luglio 2016, nella città di Zugo, capitale di uno dei Cantoni più ricchi della Svizzera, è possibile pagare in bitcoin alcuni servizi pubblici, quali i servizi sanitari e quelli del settore dei trasporti.

La circolazione di bitcoin ha però favorito, come evidenzia l’inchiesta de “L’Espresso”, la diffusione di siti di e-commerce illegali, quali le “silk-roads”. Anche se si conoscono le modalità di funzionamento di questi siti, la loro repressione, per quanto continua, è resa difficile dalle garanzie di riservatezza offerte dal software utilizzato; questo, oltre a consentire la circolazione della moneta elettronica criptata, assicura anche l’anonimato di chi se ne avvale.

Dacché si è iniziato a parlarne, la moneta elettronica ha attraversato fasi distinte e diverse, caratterizzate da atteggiamenti sociali differenti: la prima fase è stata di repulsione, la seconda di scetticismo, la terza di curiosità e la quarta di comprensione; è maturato così il riconoscimento che tale tipo di moneta possa svolgere ruoli importanti e convenienti dal punto di vista dell’economia privata. La moneta elettronica ha quindi guadagnato presso i potenziali utilizzatori la crescente fiducia che essa possa trasformarsi in una riserva di valore più affidabile delle valute ufficiali, per via del fatto che molti Stati si sono rivelati incapaci di preservare la costanza del valore delle monete da loro emesse.

Tuttavia, ancora oggi, la moneta elettronica continua a sollevare presso il pubblico che la utilizza molti sospetti, il principale dei quali riguarda l’algoritmo (che in informatica esprime la messa a punto di un software in grado di risolvere un determinato problema, codificando una particolare procedura – l’algoritmo appunto – che può essere eseguita attraverso un calcolatore); il timore è che l’algoritmo, sul quale è basata attualmente la circolazione della moneta elettronica, possa essere oggetto di modificazioni, utili ad aumentare il volume delle transazioni finanziate col suo impiego, ma tali da produrre più di una versione della moneta elettronica. Nel corso del 2017, quanto temuto si è verificato, nel senso che è stata realizzata una modificazione dell’algoritmo, comportando per la moneta elettronica due versioni ottimali destinate ad usi diversi: una, conveniente per i pagamenti a breve termine e un’altra, per i pagamenti a più lungo termine.

“L’Espresso” ha indagato sul lato oscuro della criptovaluta, che viene impiegata per finanziare attività criminali di ogni genere; su queste attività l’Unità Informativa Finanziaria (un ufficio della Banca d’Italia) ha denunciato numerose operazioni opache riguardanti relazioni finanziarie aventi ad oggetto il trasferimento di mezzi di pagamento inviati a società estere attive nella compravendita di bitcoin che, potendosi acquistare anche in contanti, possono essere eliminati i rischi di lasciare tracce utili alle indagini sulle operazioni compiute tramite il loro impiego.

Ma il timore maggiore suscitato dalla diffusione della moneta elettronica è quello che la sua continua espansione possa affievolire, se non annullare del tutto, il ruolo stabilizzatore della politica monetaria e l’importanza delle Banche centrali, cui tale funzione compete. Nonostante i vantaggi assicurati nell’esercizio delle attività legali, l’dea che il bitcoin, come afferma Kenneth Rogoff, docente di Politiche pubbliche a Harvard, possa rappresentare oggi una alternativa alla moneta tradizionale è “terribilmente ingenua”; ciò dipende dal fatto che la conservazione della circolazione cartacea non dipende tanto dai proventi derivanti dal signoreggio sulla moneta, quanto dalla possibilità che, attraverso il suo governo, possa essere stabilizzata l’economia nei momenti negativi del ciclo economico. E’ questa la ragione per cui, allo stato attuale, si può tutt’al più pensare alla coesistenza di diverse unità di conto (quella ufficiale dello Stato ed altri tipi d mezzi di pagamento), ma è da escludersi una completa sostituzione delle monete criptate a quella tradizionale.

Un altro problema connesso all’esistenza di un regime monetario basato sul sistema di circolazine Bitcoin è il controllo dell’inflazione. Ciò dipende – secondo Rogoff – dal fatto che il sistema di circolazione fondato sulla moneta informatica non contempla l’esistenza di un’autorità sottostante il suo funzionamento; per cui, non si può escludere che possano nascere liberamente, fuori di ogni controllo, monete informatiche alternative, in grado di generare pressioni inflazionistiche sul funzionamento del mercato. Inoltre, anche se dovesse essere istituzionalizzato un sistema di circolazione digitale supervisionato dallo Stato, esso avrebbe un impatto destabilizzante sul sistema finanziario dell’economia, in quanto affievolirebbe la capacità di intermediazione delle banche, il cui centro di attività fosse il mercato privato. Ciò perché, in questo caso, gli operatori “di fatto sarebbero in grado di aprire conti ed eseguire transazioni senza più dipendere da un intermediario privato”, escludendo le banche dalla gestione della liquidità del sistema economico.

Vi è chi ritiene infondata la preoccupazione che il controllo esercitato dallo Stato sulla moneta possa essere oscurato da una crescente espansione di un sistema di circolazione digitale; ciò sarebbe vero, solo nel caso in cui la Banca centrale cessasse di trovarsi nella condizione di “controllare il tasso di interesse overnight tra le banche”; sin tanto che questo controllo potrà essere esercitato, l’eventuale circolazione della moneta statale con altri titoli di pagamento non sarà d’ostacolo alla gestione della liquidità, grazie proprio al ruolo svolto dalla Banca di emissione nel fissare il tasso d’interesse overnight, necessario per regolare le relazioni interbancarie di deposito.

Un deposito bancario è “overnight”, se deve essere estinto il primo giorno lavorativo successivo a quello in cui è stato costituito; sicché, la sua durata è di una sola notte. I depositi overnight sono una delle forme di depositi interbancari, costituiti da una banca presso un’altra banca, o presso la Banca centrale. Le banche che effettuano tali depositi investono a brevissima scadenza le loro eccedenze di liquidità, mentre le banche che li ricevono possono supplire a temporanee carenze, le une e le altre derivanti da squilibri nella distribuzione delle riserve libere. Attualmente, queste operazioni avvengono per lo più nell’ambito di appositi mercati telematici organizzati, ma possono avvenire anche in base ad accordi bilaterali diretti tra gli operatori.

Il sistema e-MID, è il mercato interbancario elettronico dei depositi in Europa e negli Stati Uniti; fondato in Italia nel 1990 per le negoziazioni in lire, il mercato è stato ridenominato in euro nel 1999. Ad oggi, le valute negoziate sono 3: euro, dollaro statunitense e sterlina inglese. Il numero sempre crescente di controparti europee aderenti all’e-MID ne conferma il ruolo di mercato di riferimento per la liquidità; secondo la Banca Centrale Europea, il 17% delle transazioni in depositi nell’area euro è effettuato attraverso il sistema elettronico e-MID.

Nell’area dell’euro, le banche possono impiegare la loro liquidità con depositi overnight presso le Banche centrali nazionali, o ricevere da esse liquidità con prestiti overnight, nel rispetto delle regole del Sistema Europeo delle Banche Centrali. I tassi d’interesse prefissati dal sistema per tali operazioni diventano il livello minimo (nel caso dei depositi) e quello massimo (nel caso dei prestiti), entro i quali oscillano i tassi overnight sul mercato.

In conclusione, al di là delle preoccupazioni e delle critiche che possono essere sollevate dall’uso della moneta elettronica, non può essere ignorato il fatto che in prospettiva l’uso della criptomoneta sta attirando l’interesse crescente degli operatori economici. Nel 2017, l’unità di conto bitcoin ha fatto registrare risultati record che, con molta probabilità, continueranno ad espandersi anche nel 2018. La valuta digitale, non solo ha fatto registrare guadagni senza precedenti, ma ha anche inaugurato una nuova tipologia di investimento, divenendo la prima vera alternativa alla moneta legale.

Ciò significa che, a livello istituzionale, il fenomeno non potrà essere ignorato; esso, sia pure in prospettiva, dovrà essere regolato, imponendo alle istituzioni, cui competerà la disciplina dell’uso delle monete virtuali tra le istituzioni economiche, di procedere nella consapevolezza dell’incertezza che grava sempre su ogni processo di cambiamento delle modalità di funzionamento del sistema economico.

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