I gelati alla moda di Herbert Stencil

1 Luglio 2015
Herbert Stencil
Alice Deledda

Herbert Stencil, pseudonimo di Francesco Frau, classe 1977, è un cantautore sardo che da anni calca la scena musicale dell’isola, abituando il suo pubblico, come lui stesso sostiene, “ad esibizioni eccentriche accompagnato soltanto dalla sua chitarra acustica, che maltratta nelle sue stravaganti performance in cui non si risparmia per nulla”. Dopo un EP distribuito in copie limitate, realizzato con la band che lo accompagna ormai da tempo, “I Debosciati”, quest’anno vede la luce il suo album “I Gelati alla Moda”, presentato in Aprile allo Spazio Kuntra della Vetreria, a Pirri. L’album è preceduto dal singolo “Il mio buco nero”, di cui si può vedere il videoclip sul canale Youtube dell’artista.

Le maggiori riviste specializzate hanno detto di te che sei un “Vasco agli esordi senza peli sulla lingua” (Rockerilla), una “bestia nera per i critici catalogatori perchè impossibile da rinchiudere in una definizione” (Il Garantista), “autentico e genuino, la cui capacità tecnica compositiva è un mix di originalità e sfrontatezza” (Musicalt). In effetti già dal primo ascolto si rimane colpiti dalla tua energia, dalla tua irriverenza, dalle immagini dolce-amare che ci dai di un mondo in decadenza, il tutto condito da varie declinazioni di generi, che spaziano dal rock, al beat, al punk, alla psichedelia, fino a toccare l’elettronica. Non c’è un modo univoco di definire il tuo album, se non come “un disco psycho-beat”, come tu stesso ci tieni a precisare, puoi spiegarci meglio cosa intendi con questo termine?

Psychobeat vuol dire che le canzoni del disco parlano di stati d’animo agitati e ritmati, con improvvise irruzioni all’interno della mia psiche.

Le influenze musicali sono tante e si sente; puoi dirci quali sono state per te quelle di riferimento per quest’album?

Queste canzoni nascono in tempi diversi e si avvalgono di diverse ispirazioni. Ti posso confermare che i miei ascolti riguardano, tra gli altri, Black keys, Fabrizio de Andrè, Vasco Rossi, Bugo, Baustelle, Get well soon, Dainocova, Stato Sociale, Pink Floyd, Chopin, Raveonettes, Rodolfo Santandrea, Franco Battiato …

Questo disco vede anche i nomi, oltre che dei “Debosciati” Giuseppe Aledda, Marco Cabras e Alberto Pisano, di diversi artisti della scena musicale locale (Alberto Sanna, Igor Lampis, Chiara Figus, per citarne alcuni): come è nata la collaborazione con loro?

Un giorno Marco Cabras mi ha detto “posso suonare con te?”, e allora abbiamo iniziato a provare dei miei pezzi, che in realtà avevo già iniziato a arrangiare qualche mese prima con Ale Marraccini (alcuni di essi addirittura qualche anno prima con Giovanni Contu, ma di questo passo non la finiamo più). Poi mi è venuta l’idea “Voglio fare un disco”. Allora Marco mi ha presentato Alberto e tutti e tre ci siamo messi a lavorare per creare una veste elettrica ai miei pezzi. Infine Marco mi ha portato nel “Golia Studio” di Fabio Atzeni e Guseppe Aledda. Lì ho incontrato un ambiente fantastico, e con Giuseppe ho stretto un rapporto musicale-amicale-ossessivo-commerciale. Ora io e lui collaboriamo gomito a gomito.

Tutti gli altri, vediamo … Irene Tolu è una straordinaria interprete, Chiara Figus è una voce inimitabile, Nepomuceno Bolognini è un alcolista-musicista poliedrico e pieno di idee, Luca Buonuomo è un percussionista che sembra avere il ritmo della jungla, Giovanni Contu ha il suono hard-blues nel sangue, Igor Lampis è un grande chitarrista rock (non solo punk), Ale Marraccini è uno strampalato genio che suona qualunque cosa gli metta sotto le dita, Luca Marcias è un maestro, Alberto Sanna … beh, Alberto lo conoscete tutti!

Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate in un’autoproduzione come questa? Quanto è importante secondo te essere indipendenti oggi nell’ambiente musicale?

Autoprodursi vuol dire alcune cose: avere delle idee precise, fare un layout ben strutturato, sfidare la fortuna, ma soprattutto lavorare con qualcuno che sa davvero produrre musica. Io ho avuto la fortuna di trovare il giusto mix di questi elementi.

Chi segue i tuoi concerti sa che il tuo repertorio è molto vasto, è stata difficile la scelta dei pezzi per il tuo album d’esordio? Di cosa parla “I Gelati alla Moda”?

Questa è un’ottima domanda. La risposta è ardua, dato che non la saprei esprimere con una precisa cognizione di causa. E’ stato come prendere una serie di quadri e decidere i 14 da mettere nella casa. Secondo il sentimento che provavo in quel momento, un giorno ho scelto l’arredamento delle pareti di questa benedetta casa, facendo anche delle dolorose rinunce

Dall’idea alla realizzazione vera e propria del disco, come nasce questo progetto?

Molta energia, determinazione e testardaggine. Ecco come si è passati dalle parole ai fatti.

Ci puoi raccontare qualche episodio legato alla produzione?

Ce ne sarebbero tanti. Senz’altro sono memorabili le interminabili sessioni in cui Giuseppe mi faceva cantare allo sfinimento lo stesso pezzo di questa o quella canzone. Quando si dice “la precisione” …

Anche le grafiche dei tuoi album sono particolari: i dolci disegni del tuo EP sono di Berenice la Ruche, quest’album invece si presenta dai colori allegri e coronato da gelati vivaci, ad opera di Rosa Mutt (nome d’arte di Marco Cabiddu). Puoi parlarci meglio di queste collaborazioni artistiche?

Semplicemente sono una persona fortunata e conosco due artisti di alto livello come la signorina ed il gaglioffo che hai nominato. Si sono resi disponibili subito, ed il risultato è stato meraviglioso.

Hai dichiarato che il tuo secondo album sarà molto più elettronico e caratterizzato dall’uso massiccio di sintetizzatori, puoi dirci qualcosa in più? Cosa ci dobbiamo aspettare nel prossimo progetto?

Qualcosa di più? Stiamo lavorando per voi.

Dove si può comprare “I Gelati alla Moda”?

Per il disco potete contattarmi in diversi modi: la pagina Facebook “Herbert Stencil the fan page”, la mia email “[email protected]”. Oppure su whatsapp

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